Il sostituto procuratore generale Giuseppe Fici ha cominciato oggi la requisitoria del processo d’appello sulla Trattativa per l'ex leader della Democrazia cristana. L’ex politico aveva optato per il rito abbreviato, mentre i coimputati, come gli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno sono stati condannati in ordinario a pene pesantissime
Una sentenza motivata inadeguatamente. È quella che ha assolto l’ex ministro Calogero Mannino dall’accusa di violenza o minaccia a un corpo politico dello Stato. Almeno secondo il sostituto procuratore generale Giuseppe Fici che ha cominciato oggi la requisitoria del processo d’appello sulla Trattativa per l’ex leader della Democrazia cristana. L’ex politico aveva optato per il rito abbreviato, mentre i coimputati, come gli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno sono stati condannati in ordinario a pene pesantissime. Una differenza sottolineata dal pg oggi: “Siamo di fronte – ha detto – ad una sentenza di assoluzione motivata in modo non adeguato. Nei confronti dei coimputati i giudici della corte d’assise hanno infatti accolto la tesi dell’accusa”.
Il magistrato ha stigmatizzato le condotte di Mannino, accusato di aver dato input alla Trattativa tra lo Stato e la mafia, grazie ai suoi legami con gli ufficiali del Ros, per salvarsi la vita. Nella ricostruzione dei pm l’ex ministro, che aveva subito attentati e intimidazioni, era nel mirino di Cosa nostra, che aveva deciso di eliminarlo perché non aveva mantenuto i patti stretti con le cosche.
“Calogero Mannino non si è comportato da persona onesta di fronte alle ipotesi di minacce provenienti da cosa nostra”, ha detto il pg. Invece di denunciare i suoi timori, Mannino avrebbe contattato il Ros, che poi avrebbe avviato un’interlocuzione con la mafia. Infine si sarebbe rivolto all’ex numero due del Sisde Bruno Contrada, poi condannato per concorso in associazione mafiosa (sentenza annullata anni dopo dalla Cedu) per affrontare questioni relative alla sua sicurezza. Per il pg si tratterebbe di “soggetti opachi, vicini a Mannino, a partire dal generale Subranni da cui partirà imput per avviare contatti con Vito Ciancimino e che consentirà poi a Riina di dire ‘si sono fatti sottò”. Il processo è stato rinviato all’uno aprile per la prosecuzione della requisitoria.
“Non c’è commento da fare alla requisitoria iniziata dal sostituto procuratore generale stamane al processo di Appello. Un processo cosiddetto bbreviato che dura da alcuni anni, altro che abbreviato, ed un pubblico ministero che, non potendo avere argomenti seri di accusa, inizia a ripetere una storia che non sta in piedi da nessuna parte”, è il commento di Mannino. “Neppure la discutibile sentenza Montalto, che ha chiuso il primo grado del processo di Corte di Assise ha trovato argomenti di colpevolezza da portare contro di me – dice ancora l’ex ministro- Il pg, invece, oggi si è rifugiato nell’offesa personale e nell’ingiuria esponendo la sua qualità di Rappresentante dell’accusa ad una debolezza”.