“Il testo della legge Pillon è inemendabile e va ritirato, perché è pericoloso sotto il profilo culturale prima ancora che normativo. Il ddl Pillon è un orribile tassello di una regressione più vasta, in parte consapevole e in parte inconscia, il che è persino peggio“. Sono le dure parole pronunciate dal senatore di Liberi e Uguali, Pietro Grasso, nel corso di una conferenza stampa sul ddl Pillon.
L’ex magistrato elenca tutte le falle del decreto legge: “Si stanno muovendo, ormai da tempo, le peggiori spinte reazionarie e maschiliste, insieme a quelle razziste e omofobe. Con questa legge si umiliano le donne e i minori, si alimenteranno le diseguaglianze e le discriminazioni di genere, ridefinendo i rapporti familiari totalmente a favore degli uomini e a discapito delle donne e dei bambini. Sottrarrà alla prudente e insostituibile valutazione del giudice una materia complessa e delicata come quella del diritto di famiglia. Non si può fare una legge così generale che si applica indiscriminatamente a tutti i casi” – continua – “Questa riforma cancellerà gli assegni di mantenimento e premierà il coniuge economicamente più forte. Si nega anche quello che oggi è ormai un fatto acquisito, e cioè il gap che c’è, e che dobbiamo combattere, tra i salari delle donne e quelli degli uomini. E si negano le difficoltà che una donna, soprattutto madre, incontra nel mondo del lavoro. E’ vigliacca pure la valutazione, data per scontata, secondo cui il genitore economicamente più debole utilizzi il contributo economico al mantenimento del minore corrisposto dall’altro genitore per finalità personali”.
Grasso aggiunge: “Si dà liceità giuridica a una serie di stereotipi e di pregiudizi, che fanno cambiare l’approccio nei numerosissimi casi di violenza domestica e di genere, che purtroppo riempiono le cronache di questo Paese. Anche l’approccio al minore è totalmente rivoluzionario: viene trattato come un pacco, come uno zainetto. Ormai l’attacco ai diritti delle donne viene da più parti, si è arrivata persino a mettere in discussione la legge 194, criticata dal nuovo presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, e dal ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, quello per cui le Famiglie Arcobaleno non esistono. Stanno conducendo una battaglia contro la fantomatica ideologia gender, nome evocativo, quasi uno spauracchio col quale si è voluto ammantare di pericolo quella che è una necessaria educazione alle differenze e al rispetto reciproco”.
Il parlamentare pronuncia una stoccata anche a Virginia Raggi: “Con le più diverse scuse molte amministrazioni, a partire da quella romana, stanno rendendo impossibile la vita a centri come la Casa delle Donne, che è un punto di ritrovo e di rifugio per tutte coloro che hanno subito violenze”.
E prosegue: “D’altra parte, non stanno facendo nulla per prevenire i femminicidi e le violenze, a meno che non vogliano dare armi in mano alle donne con la scusa della legittima difesa, visto che oggi è tanto di moda farsi giustizia da sé. Ogni condotta che mira ad annientare una donna nella sua identità e libertà , non soltanto fisicamente, ma anche nella sua dimensione psicologica, sociale e lavorativa, è una violenza di genere. E’ una battaglia lunga, difficile, che dobbiamo fare insieme, uomini e donne, ogni giorno: nelle piazze, in famiglia, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, ovunque. Anche in Parlamento, dove combatteremo questa proposta, peraltro assegnata in sede redigente. Chiederemo la referente perché un provvedimento così non può non essere approfondito ed emendato radicalmente anche in Aula. Il clima, già pesante, sta peggiorando”.
Grasso chiosa: “Per usare le parole dell’ancella Difred, in quel meraviglioso racconto che da distopia rischia di essere profezia, “in una vasca che si scalda poco a poco, finiremo bolliti senza accorgercene”. E l’acqua inizia a scottare. Teniamoci uniti”.