Il dialogo con “vere liste civiche” senza fare “ammucchiate”. Poi nuove regole per i consiglieri comunali, perché si possa, per la prima volta dalla nascita del Movimento, andare oltre il secondo mandato e magari candidarsi per Regione o Parlamento. Poi una struttura regionale e nazionale per aiutare il dialogo tra i vari livelli di portavoce e attivisti. Il giorno dopo il crollo alle Regionali in Sardegna, Luigi Di Maio ha annunciato la riorganizzazione del Movimento. Una rivoluzione mai vista prima d’ora dentro il M5s e di cui il capo politico è il principale regista. La discussione spetterà agli iscritti innanzitutto: si aprirà il dibattito sulla piattaforma Rousseau di una settimana e poi, dopo una sintesi, ci sarà un voto tra gli utenti. “Oggi apriamo la discussione all’interno del Movimento per la nuova organizzazione, la discussione di alcune regole”, è stato l’esordio di Di Maio durante la conferenza stampa a Montecitorio. Parlando con i giornalisti il leader M5s ha anche garantito che “il governo va avanti per 5 anni” e, a chi ha messo in discussione la sua leadership, ha ricordato che, come da regolamento, “del capo politico se ne riparla fra 4 anni“. E soprattutto ha detto: “Non sto pensando al mio terzo mandato”. Ha pure smentito le tensioni con i vertici: “Con Grillo ci siamo sentiti dieci minuti fa, non c’è nessun diverbio eppure ad ogni voto per le amministrative escono frasi, virgolettati… Non c’è nessun problema con lui, basta con queste sciocchezze: vi ringrazio per quel che scrivete, ci costringete a sentirci ancor di più”.
Pochi minuti dopo la conferenza stampa, è stato pubblicato un post sul Blog delle Stelle in cui si annunciano le aree di discussione degli iscritti. “Gli argomenti tematici che saranno discussi nella zona di ascolto su Rousseau sono: organizzazione nazionale e locale del Movimento; rapporti con le liste civiche sul territorio; nuove regole per i consiglieri comunali; temi relativi alle votazioni su Rousseau. Questo viene fatto in chiave elettorale in vista delle Europee: “Ieri alle 12”, è l’esordio della lettera di Di Maio, “si è chiusa la raccolta delle candidature per le elezioni europee. 2.994 iscritti si sono messi a disposizione per un progetto”. E ancora: “E’ il momento di cambiare passo e pensare al futuro. Scriveremo insieme il programma per le elezioni del 26 maggio e che inizierà su Rousseau un percorso di ascolto degli iscritti per decidere come dare una nuova organizzazione al Movimento 5 stelle. Dobbiamo dare un colpo di reni per poter avere una forza maggiore per migliorare l’Italia e l’Europa e per farlo abbiamo bisogno di organizzarci meglio”.
I due temi più delicati su cui ora dovrà aprirsi il dibattito sono “gli apparentamenti con le liste civiche” e la deroga alla regola dei due mandati. Per entrambi i temi, ha detto Di Maio, “non c’è fretta”. Il primo sono le “liste civiche”: “Avvieremo un dialogo con le ‘vere liste civiche'”, ha detto. E, a domanda specifica, ha risposto: “Inizierei comunque con delle sperimentazioni. Ci sono liste fabbricate in provetta che non ci interessano” mentre “ci sono gruppi civici che sul territorio” collaborano col Movimento e “questo può essere interessante. Ma ci vuole tempo, non abbiamo fretta”. Il leader M5s ha specificato che il percorso per decidere sulle eventuali alleanze con le civiche richiederà tempo, proprio per “evitare trappole”.
Il capo politico ha poi parlato di un altro tema che sta molto a cuore ai grillini: la regola dei due mandati. “Non si può pensare che essere consigliere comunale sia un privilegio. E’ un presidio di legalità e di lotta contro i privilegi. Possiamo discutere di nuove regole per i consiglieri comunali. Per esempio che il loro secondo mandato non valga e possano candidarsi alche al consiglio regionale o in parlamento. Ma per maturare quell’esperienza, il primo mandato da consigliere lo devi fare”. E ancora: “La riorganizzazione del M5s presuppone innanzitutto maggiore esperienza”, ad esempio con “un primo mandato come consigliere comunale. Ci sarà dibattito nell’area di ascolto su Rousseau. Ma ne discuterò anche con i parlamentari, con gli stessi sindaci, faremo una sezione”. Per il momento, la modifica non sembra valere per i parlamentari.
Di Maio ha deciso di organizzare la conferenza stampa che lancia la riorganizzazione proprio il giorno dopo il crollo alle Regionali in Sardegna. Già dopo il flop in Abruzzo, era stata annunciata una fase di evoluzione interna. Ma sul tema ha continuato a negare che il risultato possa avere un effetto sulle elezioni: “Non mi arrendo all’idea paragonare i risultati delle amministrative con le politiche, su questo non cederemo mai”, ha detto Di Maio parlando dello scarso 9,7 per cento ottenuto in Sardegna. “Ogni volta si canta la morte del cigno, la morte del M5s ma noi siamo vivi e vegeti. E lo dico non perché dica che va tutto bene, ma perché penso che le amministrative non abbiano alcun impatto sulla vita del Movimento e tanto meno del governo”.
La nuova gestione del Movimento, avrà dei referenti per ogni area territoriale. “Per riuscire a essere forti” alle amministrative “dobbiamo darci una organizzazione”. Ha spiegato Di Maio: “Che non è calata dall’alto. Oggi inizia una discussione. Abbiamo tanta gente che ci chiede aiuto. E’ impossibile recepire tutto, serve una organizzazione che ci consenta di filtrare queste richieste. Qualcuno che faccia da collante con tante istanze. L’organizzazione del Movimento non giova solo al M5S, servirà agli italiani. Deve esistere una organizzazione a livello nazionale e a livello regionale“. Un concetto che ha spiegato ancora meglio nella lettera pubblicata sul Blog: “Quando siamo nati, nemmeno 10 anni fa, volevamo le stesse cose che vogliamo oggi: dire basta a ingiustizie, sprechi e squilibri. Ristabilire i diritti sociali e rimettere il cittadino al centro della politica. Oggi siamo al governo e sappiamo che, oltre che a livello nazionale, è fondamentale lavorare a livello locale ed europeo. Per questo vogliamo migliorare la nostra organizzazione”. Questo come può avvenire: “Possiamo farlo individuando persone, di comprovata competenza, che siano un punto di riferimento del Movimento per i vari mondi che ogni giorno si mettono in contatto con noi. Dal mondo dell’impresa al mondo delle università e del volontariato, dai sindaci alle camere di commercio passando per le associazioni e i comitati. Il nostro obiettivo è far partecipare un numero sempre crescente di persone e coinvolgere sempre più eccellenze. Per fare questo dobbiamo essere in grado di accogliere più persone, più proposte e più idee”.
Nel merito dell’esecutivo, Di Maio ha ribadito: “Il governo va avanti per cinque anni, ci sono ancora quattro anni di governo”. Quindi ha replicato alle parole del ministro dell’Economia Giovanni Tria sul Tav: “Vanno bene le opinioni personali, ma il faro è il contratto e si fa quello che c’è scritto. Non stiamo parlando di mettere in discussione la posizione di un ministro” ma “sul Tav finché non abbiamo raggiunto una posizione di governo, evitiamo di alimentare” il dibattito, è stato il suo ragionamento. Rimane da discutere anche il nodo dissidenti. Rispondendo a una domanda de ilfattoquotidiano.it, Di Maio ha detto che sull’eventuale espulsione delle senatrici M5s dissidenti Paola Nugnes ed Elena Fattori “decideranno i probiviri: io mi auguro solo che tutti rispettino il voto degli iscritti”.
Quindi, sempre nella lettera pubblica sul Blog delle Stelle, Di Maio ha ricordato “che i 5 stelle sono di fronte a una nuova fase: “Da quando siamo andati al governo il Moimento è diventato adulto ed è chiamato ad assumersi maggiori responsabilità nei confronti degli italiani e a venire maggiormente incontro alle loro esigenze. Il corpo è cambiato, ma l’anima è sempre la stessa. E infatti le decisioni importanti come queste sull’organizzazione le prendiamo assieme, usando il nostro metodo, usando lo strumento che ci ha lasciato Gianroberto: Rousseau. Insieme abbiamo già preso delle decisioni importanti”. Come, ad esempio, “la decisione che il Movimento dovesse andare al governo con un’altra forza politica”. E ha quindi annunciato: “Il voto degli iscritti sulle decisioni sarà sempre più frequente, non solo per le scelte politiche ma anche per quelle che riguardano ad esempio la destinazione delle restituzioni degli stipendi dei parlamentari e dei consiglieri regionali”.