Secondo Il Sole 24 Ore l'ex segretario generale del ministero del Lavoro ha un vincolo di inconferibilità d’incarico perché ha una carica in Formatemp, fondo bilaterale per la formazione e il sostegno al reddito dei lavoratori in somministrazione di cui sono soci Assolavoro e i sindacati
Nessun ritardo: l’Inps è pronto per iniziare, dal prossimo 6 marzo, a ricevere le domande per il reddito di cittadinanza. Ad assicurarlo, lunedì sera, è stato l’istituto di previdenza, smentendo che la mancata pubblicazione dell’apposito modulo (atteso entro il 28 febbraio) possa aprire la strada a ritardi nell’iter. Ma secondo Il Sole 24 Ore c’è uno scoglio che rischia di paralizzare le attività dell’ente: non i presunti problemi legati agli stipendi di Pasquale Tridico, scelto come commissario e futuro presidente, e del suo vice Francesco Verbaro. Verbaro, ex segretario generale del ministero del Lavoro e consigliere giuridico del ministro Maurizio Sacconi, è incompatibile con la carica.
Il quotidiano di Confindustria spiega che il “vincolo di inconferibilità d’incarico” deriva dal decreto legislativo 165/2001 (articolo 53) secondo cui “non possono essere conferiti incarichi di direzione di strutture deputate alla gestione del personale a soggetti che rivestano o abbiano rivestito negli ultimi due anni cariche in partiti politici o in organizzazioni sindacali o che abbiano avuto negli ultimi due anni rapporti continuativi di collaborazione o di consulenza con le predette organizzazioni. E Verbaro “ha avuto e ha ancora rapporti, tra gli altri, con Formatemp“, Fondo bilaterale per la formazione e il sostegno al reddito dei lavoratori in somministrazione governato da Assolavoro, Assosom e sindacati, “Adepp, diverse casse previdenziali privatizzate e Assolavoro“.
Il governo starebbe studiando una deroga da inserire attraverso un emendamento al decretone, da lunedì in discussione in aula al Senato. Il voto finale è previsto per domani. Ma in quel caso la norma non sarebbe in vigore prima della fine di marzo, con la conversione in legge del testo, e nel frattempo l’Inps rimarrebbe senza un rappresentante con potere di firma. “Sul decreto Inps c’è l’accordo politico. Io l’ho firmato, aspettiamo la firma del Mef”, ha detto il ministro Luigi Di Maio rispondendo alle domande dei giornalisti in conferenza stampa alla Camera.