Il lavoro di Reed, già famoso per altri recenti documentari tra cui The Pedophile Hunters, è stato presentato lo scorso gennaio in prima mondiale al Sundance Film Festival di Robert Redford dove ha raccolto un’attenzione mediatica senza precedenti. Tutte le più importanti riviste del settore ne hanno parlato, recensendolo. La Michael Jackson Estate ha depositato al tribunale di Los Angeles una causa contro la HBO: “Michael Jackson è risultato innocente dopo essere stato processato nel 2005. A dieci anni dalla scomparsa c’è ancora chi vuole approfittare della sue popolarità mondiale e delle sue eccentricità"
Ancora accuse di violenza sessuale per Michael Jackson. Tutto potrà essere ascoltato e visto nel documentario Leaving Neverland, diretto dal regista Dan Reed, che andrà in onda il 3 e 4 marzo su HBO negli Stati Uniti, e il 6 e 7 marzo su Channel 4 nel Regno Unito. Il lavoro di Reed, già famoso per altri recenti documentari tra cui The Pedophile Hunters, è stato presentato lo scorso gennaio in prima mondiale al Sundance Film Festival di Robert Redford dove ha raccolto un’attenzione mediatica senza precedenti. Tutte le più importanti riviste del settore ne hanno parlato, recensendolo.
Leaving Neverland riporta i resoconti dettagliati ed espliciti di due uomini, Wade Robson e James Safechuck, avvicinati, circuiti e infine fatti vivere per diverso tempo a Neverland, il ranch parco giochi di Jackson. I due adulti – Robson ha 36 anni e Safechuck 40-, all’epoca dei fatti bambini, sostengono che il cantante li ha violentati sessualmente. Due storie separate, ma simili nei particolari, raccontate da Robson e Safechuck e dalle loro famiglie, a cominciare dal loro incontro con il re del pop. Nel film vengono inoltre esaminati i presunti maltrattamenti e abusi perpetrati secondo le testimonianze per diversi anni, e si cerca di capire perché le due presunte vittime abbiano taciuto per un lungo periodo di tempo, negando nel passato qualsiasi comportamento sessuale scorretto da parte di Jackson. Il regista ha ricordato che in questa sequela di testimonianze è rimasto colpito dalle parole della madre di Safechuck, Stephanie, che in lacrime ha affermato di non essere riuscita a proteggere il figlio da ciò che gli stava accadendo.
Le accuse a Jackson. Wade Robson aveva 5 anni e viveva in Australia quando, dopo aver vinto un concorso di danza, ha incontrato Jackson. L’uomo nel documentario sostiene di essere stato abusato sessualmente dal cantante diverse volte nel periodo di tempo tra i suoi 7 e 14 anni. James Safechuck ha incontrato Jackson sul set di uno spot per la Pepsi recitato da entrambi quando aveva 8 anni, e sostiene che il cantante abbia abusato sessualmente di lui alcuni mesi dopo la nascita di un’amicizia strettissima. Entrambi gli uomini, però, testimoniarono in difesa di Jackson in tribunale quando altre accuse di violenza vennero rivolte al cantante nel 1993, e Robson, in particolar modo, è riapparso nuovamente in tribunale a difenderlo addirittura nel 2005. È solo nel 2013 che Robson ha deciso di denunciare gli abusi subiti, mentre nel 2014 è Safechuck a seguirlo nella confessione. Sia Safechuck che Robson sostengono che Jackson li abbia maltrattati in diversi luoghi incluso il Neverland Ranch in California. Robson oggi è un coreografo di successo che ha lavorato con Britney Spears, N-Sync; mentre Safechuck, un ex musicista, ora è un programmatore di computer.
La proposta di matrimonio, il fax, e il lettone gigante di Neverland. Variety, la bibbia del cinema, ha riassunto in tre sequenze i momenti più espliciti e delicati delle accuse dei due testimoni intervistati. La prima riguarda l’attrazione che il piccolo Safechuck provava per i gioielli. Jackson l’avrebbe così portato in giro in una miriade di gioiellerie e negozi per fargliene provare a decine. Jackson avrebbe detto che li provava James, all’epoca con i polsi piccoli, per poi regalarli ad una donna. Il cantante acquistò infine un bracciale d’oro con dei diamanti al ragazzino come simbolo di un “finto matrimonio”. Altro dettaglio dell’epoca è il fax che MJ regalò a Robson per poi mandargli ad ogni momento messaggi, quando ovviamente non esistevano nemmeno i telefoni cellulari. Nel documentario vengono mostrati, sfuocati e in rapida successione, varie pagine stampate tra cui un fax su cui c’è scritto: “Ti amo piccolino. Rendimi felice e avrai il meglio”. La madre di Robson ha aggiunto che “La stanza di Wade era piena zeppa di fax”. E ancora: mentre il ranch di Neverland è sempre stato dipinto come un luogo naif a testimonianza dello spirito infantile di Jackson, da Leaving Neverland ne esce un ritratto piuttosto differente. Safechuck sostiene infatti che ogni angolo del ranch sia stato dotato di stanze con grandi letti matrimoniali, perfino la stazioncina ferroviaria, per consentire a Jackson di ritirarsi con i suoi giovani amici. In diverse di queste location James sarebbe stato abusato e violentato. Uno degli ultimi tentativi di violenza sessuale, infine, sarebbe avvenuto in un albergo di Los Angeles nel 1997 con Robson già 14enne. Dal suo racconto Jackson avrebbe tentato di penetrarlo analmente, ma l’atto si sarebbe fermato per il dolore provato dal ragazzino che avrebbe invitato il cantante a smettere.
La risposta della Michael Jackson Estate: “Documentario fazioso e sensazionalistico”. Di fronte all’annuncio della messa in onda sulla HBO, la Michael Jackson Estate ha inviato a produzione e CEO della HBO una difesa di dieci pagine accusando il documentario di essere “fazioso e sensazionalistico”. “È una vergogna che la HBO di fronte a una tale mole di accuse non si sia degnata di fare un confronto per verificare la credibilità di questa falsità. Così facendo sono state violate le più elementari norme del cinema documentario e del giornalismo”. La HBO ha risposto picche segnalando che la decisione è irrevocabile (“il film andrà in onda”) e che “Dan Reed è un documentarista pluripremiato che ha accuratamente dettagliato i resoconti di questi sopravvissuti”. Secondo la BBC però la Michael Jackson Estate ha depositato al tribunale di Los Angeles una causa contro la HBO per 100milioni di dollari di danni richiamando una clausola di contratto stipulata sulla reputazione di Jackson, ripreso in un live a Bucarest nei primi anni ‘90. “Michael Jackson è risultato innocente dopo essere stato processato nel 2005. A dieci anni dalla scomparsa c’è ancora chi vuole approfittare della sue popolarità mondiale e delle sue eccentricità”, hanno spiegato i legali della MJEstate.