Alle casse pubbliche costa mille euro al minuto, 137 milioni all’anno: un milione più della Casa Bianca. È il record negativo dell’Assemblea regionale siciliana, calcolato da un dossier elaborato dal Movimento 5 stelle sui dati del parlamento dell’isola dell’intero 2018. I mille euro al minuto sono calcolati in relazione alle ore lavorate in aula (246 ore e 33 minuti) e ai 15 milioni di euro pagati per le indennità dei parlamentari. Durante tutti i 12 mesi del 2018 – secondo i numeri dei deputati del M5s – il consiglio regionale ha lavorato 7,52 giorni al mese, pari a una media di 20 ore. In totale 87 giorni in un anno. Il record negativo a maggio, appena 4 ore e 34 minuti.
Il rapporto è stato presentato in conferenza stampa a Palazzo dei Normanni, alla presenza di quasi tutti i parlamentari pentastellati ed è frutto di due mesi di lavoro. Su 394 disegni di legge presentati l’anno scorso, solo 21 sono stati approvati in aula, quindi trasformati in legge. “Non vogliamo denigrare la nostra istituzione. Purtroppo il governo Musumeci stoppa le iniziative del Parlamento per fare valere le proprie ma poi non fa approvare nemmeno quelle. L’Assemblea è lo specchio di questo governo”. Per il M5s “la responsabilità” per i numeri impietosi “è tanto del presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè quanto del governatore Nello Musumeci. Il governo non esercita il suo potere di iniziativa così determina l’inconcludenza dell’Ars”, ha spiegato il capogruppo del M5s Francesco Cappello.
Per il deputato M5s Stefano Zito, che ha curato il report, la quantità di ore lavorate nel 2018 nell’aula parlamentare è pari “a un mese e mezzo di un lavoratore full-time“. Oltre che sulla quantità, secondo i 5stelle, il Parlamento pecca anche per qualità. “A parte gli atti dovuti e quindi i documenti finanziari – ha sostenuto Zito – non c’è stata una riforma, un testo normativo che sapesse risolvere un problema dei siciliani. Se scomputiamo dalle leggi approvate l’anno scorso i documenti finanziari rimane poca cosa mentre nel primo anno del governo Crocetta c’erano più testi normativi di riforma e meno atti dovuti, di bilancio. Abbiamo un’arma straordinaria che è lo Statuto, ma non lo utilizziamo per la principale attività che questo ci consente di fare: legiferare”.