L'istituto gestirà le uscite con prepensionamenti, approfittando anche di quota 100. Il rafforzamento patrimoniale lievita di 230 milioni rispetto all’aumento bocciato per l’astensione del socio Malacalza a dicembre. Quanto all'ingresso dello Stato nel capitale, Modiano ha detto che si lavora "affinché sia escluso. Nulla si può escludere, ma riteniamo che non sia indispensabile"
Un aumento di capitale da 630 milioni di euro, la cessione di 2,1 miliardi di crediti dubbi e un’aggregazione per cui sono attese offerte in primavera. Sono i pilastri del piano strategico 2019-2023 di Banca Carige, presentato dai tre commissari straordinari Fabio Innocenzi, Pietro Modiano e Raffaele Lener. L’istituto prevede 1.050 esuberi, con i dipendenti che passeranno da circa 4mila a 3mila e con il taglio di oltre 100 filiali tradizionali. La semplificazione dovrebbe consentire un abbattimento del rapporto costi-ricavi di un terzo, dall’attuale 94% al 60% nel 2023. Innocenzi ha detto che nessuno sarà licenziato: si procederà per prepensionamenti, approfittando anche di quota 100. Delle uscite, 450 sono già state firmate e “spesate” nel 2018 e non sono esclusi, a seguire, 200 ingressi di giovani. Il sindacato Fabi si è detto “disponibile ad aprire un confronto solo se non si parla di licenziamenti”.
Quanto alla possibilità di ingresso dello Stato nel capitale, resa possibile dal decreto tutela del risparmio, Modiano ha detto che si lavora “affinché sia escluso. Nulla si può escludere, ma riteniamo che non sia indispensabile. Chi legge questo piano e lo legge bene, vede che Carige sta in piedi sulle sue gambe. Ci sono tutte le condizioni oggettive perché questa banca sia interessante e quindi per questo escludiamo che sia necessario un intervento pubblico”.
Il rafforzamento patrimoniale lievita di 230 milioni rispetto all’aumento bocciato per l’astensione del socio Malacalza Investimenti in assemblea lo scorso 22 dicembre. Innocenzi chiarisce che il maggiore esborso dipende da 120 milioni in più per “alzare il livello di ambizione” del target di riduzione degli Npe – il 6-7% del totale dei crediti rispetto al precedente 10-15% e all’attuale 22% – e il “costo vivo” dello stop all’aumento, che ha raggiunto i 45 milioni, per un mese di gennaio “molto difficile” con i clienti e l’aumento del tasso, al 16% dal 13%, del bond sottoscritto dallo schema volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi per 320 milioni. Altri 65 milioni andranno invece a sostenere maggiori investimenti nel digitale.
Bisognerà anche capire cosa farà Malacalza nell’assemblea per il via libera al nuovo aumento, che si terrà probabilmente a maggio. Se lo bocciasse, la palla passerebbe alla Bce. Lener, tuttavia, esclude che possa verificarsi un nuovo stop. “Con Malacalza ci sono rapporti e anche scambi di informazioni”. Non è escluso, al contrario, che possa essere un partner a mettere mano al portafogli. Il piano è “stand alone” ma “di una banca i cui organi decisionali lavorano in vista di una business combination”, spiega Modiano. E Innocenzi annuncia che per un’alleanza sono attese offerte vincolanti ad aprile e in pista ci sono già banche e fondi che “stanno guardando alla banca nella sua totalità” o solo per la componente dei prestiti dubbi. Per questo le offerte per gli Npe – quella non vincolante di Credito Fondiario e quella vincolante di Sga su 1,9 miliardi di posizioni, tra sofferenze e Utp – non saranno chiuse prima di avere chiarezza sull’eventuale alleato. Innocenzi sottolinea che l’offerta di Sga resta “aperta per alcuni mesi”. E per un ulteriore alleggerimento su 300 milioni di Npe un’altra trattativa è in corso.
I target finanziari del piano, infine, vedono per Carige un utile a 98 milioni nel 2023, con un Roe al 7% e ricavi in crescita annua media del 5,5%. Carige prevede inoltre 1.050 esuberi, con i dipedenti che passerranno da circa 4.000 a 3.000 e con il taglio di oltre 100 filiali tradizionali. La semplificazione dovrebbe consentire un abbattimento del cost-income ratio di un terzo, dall’attuale 94% al 60% nel 2023. Innocenzi garantisce che nessuno sarà licenziato. Si procederà per prepensionamenti, approfittando anche della riforma su ‘quota 100’. Delle uscite, 450 sono già state firmate e “spesate” nel 2018 e non sono esclusi, a seguire, 200 ingressi di giovani. Carige rende noti anche i risultati del 2018, chiuso con una perdita netta di 272,8 milioni, su cui hanno pesato costo del credito e operazioni straordinarie. Il margine operativo lordo, invece, è positivo e in aumento a 30,9 milioni di euro. Ancora nessuna novità, infine, sul ritorno del titolo Carige in contrattazione a Piazza Affari.