Il 42enne di Sezze (Latina) cercava una via innovativa sul Nanga Parbat, nona montagna più alta della Terra. Di lui e dell'inglese Tom Ballard nessuna notizia da domenica. Pressioni degli ambasciatori italiano e britannico sul governo pachistano
Dispersi in Pakistan a circa 6mila metri di altezza, sul Nanga Parbat, nona montagna più alta del pianeta, conosciuta come la ‘montagna assassina’. È da domenica scorsa che non si hanno più notizie dell’alpinista Daniele Nardi, 42enne di Sezze, in provincia di Latina, e dell’inglese Tom Ballard, figlio di Alison Hargreaves, la celebre scalatrice britannica morta nel 1995 sul K2. A rendere difficili le ricerche stanno contribuendo anche le tensioni tra India e Pakistan, Paesi tra i quali soffiano venti di guerra.
Il “grande sogno” di Nardi è trovare una via innovativa sul colosso di 8.125 metri. Insieme allo scalatore britannico l’italiano è sceso al campo 4 dopo aver attrezzato una parte dello Sperone Mummery, una via al centro della parete Diamir ritenuta molto pericolosa. Le ultime notizie riferivano di “meteo non buono, nebbia, nevischio e raffiche di vento”. Le nuvole hanno coperto la montagna anche lunedì e martedì, prima di lasciare spazio al cielo sereno. Ma i tentativi di avvistarli con i binocoli dal campo base, dove ci sono due cuochi e un ufficiale di collegamento, sono risultati vani. Nessun segnale dai sistemi gps, nessun segnale dal telefono satellitare. Nulla.
Lo staff della spedizione ha contattato la società Askari, che ha la concessione governativa per l’uso di elicotteri per il soccorso civile in Pakistan, e Alì Sadpara, alpinista che conosce molto bene il Nanga Parbat (nel 2016 è stato il primo a scalarlo nella stagione invernale assieme a Simone Moro e allo spagnolo Alex Txicon), pronto a guidare un sorvolo. Alle 9.30 di mercoledì l’elicottero era in piazzola a Skardu. L’obiettivo era di ripercorrere la via di Nardi e Ballard, controllare lo Sperone Mummery e il plateau soprastante, ma anche le vie Kinshofer e Messner. Le ultime schermaglie tra India e Pakistan hanno tuttavia comportato la chiusura dello spazio aereo nelle zone di confine da parte delle autorità, rendendo impossibile il decollo al velivolo.
Gli ambasciatori di Italia e Gran Bretagna hanno fatto pressioni sul governo pachistano, ottenendo in via eccezionale di effettuare giovedì mattina il volo fino al campo base. Nel frattempo l’alpinista Karim Hayat, compagno di spedizione fino a fine gennaio di Nardi e Ballard, sta cercando di raggiungere il Nanga Parbat via terra. Remota invece la possibilità che in aiuto arrivi qualcuno della spedizione russa impegnata sul K2, sempre a causa della chiusura dello spazio aereo.
Per Nardi, che in carriera ha scalato Everest e K2, è la quinta spedizione in Karakorum. “Non è un’ossessione, piuttosto è amore per un’idea e ancor di più per uno stile di intendere la montagna e la vita”, ha detto prima di partire.