Il cardinale Georg Pell andrà in carcere. Al porporato è stata, infatti, revocata la libertà su cauzione. La decisione è stata presa dalla County Court di Melbourne a conclusione di un’udienza pre sentenza di condanna dove i legali delle due parti hanno presentato le argomentazioni conclusive. Pell sarà detenuto nella Assessment Prison di Melbourne in attesa della sentenza prevista per il 13 marzo 2019. Il cardinale è stato ritenuto colpevole di abusi sessuali su due ragazzi, all’epoca di 12 e 13 anni, del coro della cattedrale di Saint Patrick a Melbourne commessi nel 1996, quando era vescovo ausiliare dell’arcidiocesi. Ora rischia fino a 50 anni di carcere. Il verdetto è stato unanime da parte dei 12 membri della giuria della County Court dello stato di Victoria, in Australia.
In Vaticano c’è incredulità per quanto sta avvenendo. Poche ore prima che i magistrati australiani revocassero la libertà su cauzione, il direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti, ha twittato: “Posso confermare che il cardinale George Pell non è più il prefetto della Segreteria per l’economia”. Una decisione presa evidentemente dal Papa per evitare che nel carcere di Melbourne fosse rinchiuso un capo dicastero della Curia romana, seppure in congedo dal giugno 2017 proprio per difendersi nel processo australiano. Ma già alla fine dell’ottobre 2018, Bergoglio lo aveva tolto dal suo consiglio di cardinali che lo aiuta nella riforma della Curia romana.
Al momento, però, Pell resta comunque elettore in un eventuale conclave non avendo ancora compiuto 80 anni. Francesco potrebbe togliergli i diritti connessi alla porpora così come fece, nel 2015, con l’ex cardinale scozzese Keith Michael Patrick O’Brien, colpevole di aver abusato di alcuni seminaristi e sacerdoti, ma non di minori. In un secondo momento, quando ci sarà la condanna definitiva, il Papa potrebbe procedere alla riduzione allo stato laicale come avvenuto recentemente con l’ex cardinale di Washington, Theodore Edgar McCarrick, colpevole di aver commesso abusi sessuali su minori.
Il portavoce vaticano ha spiegato anche che “per garantire il corso della giustizia il Santo Padre ha confermato le misure cautelari già disposte nei confronti del cardinale George Pell dall’ordinario del luogo al rientro del cardinale Pell in Australia. Ossia che, in attesa dell’accertamento definitivo dei fatti, al cardinale Pell sia proibito in via cautelativa l’esercizio pubblico del ministero e, come di norma, il contatto in qualsiasi modo e forma con minori di età”. Misure che finora non erano state rese pubbliche.
L’arresto del porporato australiano arriva a pochi giorni dalla conclusione del summit sulla pedofilia convocato da Bergoglio in Vaticano. La vicenda di Pell non è l’unica che sta scuotendo la Chiesa cattolica. L’arcivescovo di Brisbane e presidente della Conferenza episcopale australiana, Mark Coleridge, è sotto indagine con l’accusa di aver insabbiato casi di pedofilia. Era stato proprio lui a tenere l’omelia della messa conclusiva del summit sugli abusi. In quell’occasione aveva detto: “Faremo ogni cosa in nostro potere per garantire che gli orrori del passato non si ripetano e che la Chiesa sia un posto sicuro per tutti, una madre amorevole in particolare per i giovani e per le persone vulnerabili; non agiremo da soli ma collaboreremo con tutte le persone coinvolte nel bene dei giovani e delle persone vulnerabili; continueremo ad approfondire la nostra conoscenza sugli abusi e sui suoi effetti, sul perché siano potuti accadere nella Chiesa e su cosa si debba fare per sradicarli. Tutto questo richiederà tempo, ma non possiamo permetterci di fallire”. Parole che ora sembrano contraddette dall’indagine nei suoi confronti.