“Non sono contro la musica straniera, ma credo semplicemente che lasciare il 30% di spazio alla musica italiana sia una cosa buona. La proposta di legge serve perché questo spazio esista e perché la norma venga rispettata. Peraltro, c’è stata una radio che contestava questa proposta e poi ci siamo accorti che trasmette il 38% di musica italiana”. Sono le parole del presidente della Siae, Giulio Repetti, in arte Mogol, ospite di “Uno, nessuno, 100Milan”, su Radio 24.
Mogol ribadisce il suo sostegno alla proposta di legge del leghista Alessandro Morelli e aggiunge: “Viene violata la libertà di scelta? No, lasciare il 70% alla musica straniera è un’ampia libertà di scelta. Parlano di ‘decisione sovranista’, ma ‘sovranista’ in che senso? Dare del sovranista a chi concede il 70% di spazio alla musica straniera mi sembra che sia un’accusa buttata lì da gente incompetente. Qui mica si parla di ‘prima gli italiani’. Qui gli italiani sono secondi” – continua – “perché il 70% di spazio è dato alla musica straniera. Il ministro della Cultura Bonisoli dice che questa proposta di legge gli ricorda il Ventennio? A me no. Ci sono radio importanti che, da anni e anni, trasmettono solo il 14% di musica italiana, altre ancora neppure una canzone italiana. Nessuno però ha parlato di esterofilia. Adesso lo scandalo è che stiamo cercando di difendere il 30%”.
Mogol, poi, rigetta con stizza l’appellativo di ‘paroliere’: “Noi siamo autori. I parolieri sono da sempre quelli che fanno la Settimana Enigmistica, cioè quelli che giocano con le parole. Il Corriere della Sera oggi mi definisce ‘paroliere’? Il fatto che lo scriva il Corriere non implica che sia corretto. E’ come se io definissi ‘quotidianista’ un giornalista”.
Il presidente della Siae, infine, si esprime su Mahmood, vincitore dell’ultimo Festival di Sanremo: “Non ho seguito il Festival, ma ho sentito la canzone. Ho proposto a Mahmood di venire al CET, così gli offriamo una borsa di studio gratuita per diventare autore, perché l’idea del testo della sua canzone non è male, però non è scritto professionalmente. Mahmood mi è parso un ragazzo umile e gentile, motivo per cui ieri gli ho fatto questa offerta. La sua canzone è carina, ma forse il testo è un po’ da sgrezzare“. E svela un aneddoto: “Sui social circolava un post, in cui si diceva che avevo letto il testo della canzone di Mahmood e che ero stato ricoverato al reparto di rianimazione del Gemelli. Smentisco la notizia ovviamente”.