Spinto dai beni alimentari e in particolare dai vegetali freschi, quindi frutta e verdura, il tasso di inflazione risale a febbraio. I dati provvisori dell’Istat mostrano un aumento dell’indice dei prezzi al consumo dell’1,1% su base annua (dallo 0,9% di gennaio) e una crescita su base mensile dello 0,2%. Continuano così oscillazioni dell’inflazione dovute alle componenti più volatili, come l’energia e appunto gli alimentari freschi, al netto dei quali l’inflazione di fondo è stabile a +0,5%.
A febbraio sono i prezzi dei beni alimentari non lavorati “a spiegare in buona parte l’accelerazione“, spiega l’Istat, mentre “rallentano i prezzi dei servizi (da +1,1% a +0,7%)”. I beni alimentari lavorati (come ad esempio i succhi di frutta, gli insaccati, i prodotti surgelati) passano da una variazione nulla registrata nel mese precedente a +1,2%. Ma sono soprattutto i non lavorati a spingere l’aumento generale dei prezzi (da +1,7% a +3,7%). Per questi ultimi, scrive l’Istat, “l’aggregato vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate registra un’impennata dei prezzi, la cui crescita passa da +6,4% a +18,5% (+6,3% il congiunturale)”.
La lieve accelerazione di febbraio è in misura minore imputabile ai prezzi dei beni energetici non regolamentati come i carburanti (da +0,3% a +0,8%) e dei tabacchi (da +2,9% a +4,5%). Questa dinamica è in parte attenuata dal rallentamento dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +2,2% a +0,9%) con in particolare il trasporto aereo passeggeri che vede prezzi in calo del 5,9% (da +9,9%). Si amplia inoltre la flessione dei prezzi dei servizi relativi alle comunicazioni (da -2,0% a -4,9%), a causa di quelli della Connessione internet ed altri servizi, che registrano una marcata riduzione da -3,2% a -19,7% in termini tendenziali.