“Se Beppe Grillo fosse il capo politico del M5s, questo governo non sarebbe mai nato. Non è quello il suo mestiere, lui è uomo da campagna elettorale e da barricata”. Così, a Otto e Mezzo (La7), il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, spiega le ragioni per cui Beppe Grillo si è ritagliato il ruolo da “garante” del M5s. E aggiunge: “Continuare a giudicare Grillo come era all’inizio è semplicemente un errore giornalistico e mi dispiace che molti nostri colleghi continuino a farlo, pendendo dalle labbra dei suoi spettacoli. Non è da lì che si capisce quello che succede nel M5s. Nel suo ultimo spettacolo, Grillo ha detto: “Forse non siamo all’altezza”. Non è un prendere le distanze da Di Maio, perché lui ha preso le distanze nel momento in cui ha deciso che il capo politico del M5s dovesse essere eletto dalla base degli iscritti. Ed è stato eletto Di Maio”.
Travaglio sottolinea: “Grillo non è fatto per partecipare a riunioni di partito o a tavoli con alleati, perché la sua tentazione è quella di mandare tutti a fanculo dopo tre secondi. Ricordiamoci lo streaming con Renzi. E quindi ha deciso di ritagliarsi il ruolo di garante, di fissare dei principi, di farsi sentire quando si tratta di dare l’indirizzo e di stabilire certe regole, lasciando l’operatività della ‘cucina’ quotidiana a Di Maio e ad altri”.