Roma non riesce ad uscire dalla crisi dei rifiuti. Va deserta, per la terza volta di fila, la maxi-gara da 225 milioni di euro promossa dalla società capitolina Ama Spa per il trasferimento dell’immondizia fuori dalla città. Un passo fondamentale, perché avrebbe permesso all’azienda che si occupa del ciclo dei rifiuti di assegnare all’esterno il trasporto e lo smaltimento sia del prodotto trattato nei tre tmb presenti (dopo il rogo dell’11 dicembre al Salario, ne sono rimasti uno di proprietà di Ama e due del Colari di Manlio Cerroni) sia le tonnellate eccedenti per le quali la sindaca Virginia Raggi periodicamente chiede aiuto in via straordinaria alle altre regioni italiane.
La procedura dell’Antitrust
In un anno è il terzo bando consecutivo di questo tipo che non trova concorrenti. Il primo, da circa 105 milioni e risalente a un anno fa, riguardava solo gli scarti e la fos dei due tmb di Ama (all’epoca l’impianto di via Salaria era ancora in funzione). A settembre, ancora nessuna busta presentata, nemmeno per quello da circa 190 milioni (dove vennero aggiunti anche i rifiuti trattati dai tmb di Colari e le eccedenze di “talquale”). E ora, si apprende, è finita senza esito anche questa gara da quasi 225 milioni di euro, articolata (come la precedente) in 10 lotti e bandita a gennaio in piena emergenza rifiuti per Roma. Già a metà 2018 la circostanza aveva fortemente insospettito Lorenzo Bagnacani – il presidente di Ama da poco rimosso dalla sindaca Raggi – che ha scritto all’Antitrust sospettando un cartello fra imprese private che si mettevano d’accordo per alzare il prezzo della gara. Gli ormai ex vertici della municipalizzata hanno trovato la sponda dell’Agcm nel dicembre scorso, con l’Authority che ha aperto un’istruttoria facendo propri, con un atto molto dettagliato, i sospetti avanzati, con tanto di procedura a carico delle maggiori aziende italiane che operano nel settore.
Dove vanno i rifiuti di Roma
Subito dopo che la notizia ha iniziato a circolare, Ama ha cercato di rassicurare sul fatto che la maggior parte dei contratti in essere con altri operatori sono in grado di garantire la continuità dei vari servizi (trattamento, termovalorizzazione e smaltimento) fino alla fine del 2019. Secondo quanto comunicato dalla società capitolina, la previsione di produzione di rifiuti indifferenziati per il 2019 fatta dagli amministratori uscenti ammontava a 900mila tonnellate così distribuite: 200mila al tmb di Ama Rocca Cencia, 415mila ai due tmb di Colari, 70mila ai tmb abruzzesi di Aciam e Deco, 103mila al tmb di Rida Ambiente ad Aprilia, 62mila (più un altro 50 per cento) al tmb della Saf a Colfelice (Frosinone) e 40mila al tmb di Ecologia Viterbo. I contratti sono stati rinnovati, peraltro con incrementi delle tariffe in alcuni casi significativi (dal +23,7 per cento di Ecologia Viterbo al +15 per cento di Aciam e al +14,25 per cento di Deco). Da valutare il contratto con Colari (ancora commissariata per l’interdittiva antimafia), in scadenza il 3 aprile e per la quale andrà aperta immediatamente un’interlocuzione con Anac per la proroga.
Bagatti “traghettatore”
Intanto, dopo la bagarre dei giorni scorsi che ha portato alla rimozione del consiglio d’amministrazione di Ama – e alle dimissioni dell’assessora all’Ambiente, Pinuccia Montanari – con tanto di esposto presentato dall’ex presidente Bagnacani in Procura di Roma (indagato per tentata concussione l’attuale direttore generale del Campidoglio, Franco Giampaoletti), l’assemblea dei soci dell’Ama ha nominato amministratore unico Massimo Bagatti, che da circa un anno era stato portato in azienda in qualità di direttore operativo. L’incarico di Bagatti, a quanto risulta, potrebbe non durare a lungo, il tempo necessario per approvare, in unica soluzione, i bilancio 2017 e 2018, entrambi con una perdita di esercizio. Un traghettatore, insomma, in attesa di capire le reali intenzioni dell’amministrazione capitolina e, soprattutto, della nomina del nuovo assessore.