"Mi sembra una stronzata, non so cosa sarebbe stata la mia vita da musicista se non avessi potuto ascoltare fin da piccolo tutte le canzoni straniere che ho sentito". Una posizione contraria con riferimenti indiretti a Giulio Mogol: "Sarei favorevole soltanto al fatto che il 33,3% periodico venisse riservato alle MIE canzoni"
La proposta della Lega, a prima firma di Alessandro Morelli, continua a far discutere. L’idea di trasmettere per legge un terzo della musica italiana in radio ha dato il via a un vero e proprio dibattito che nei giorni scorsi ha trovato anche l’appoggio di Mogol. Il presidente della Siae in una lettera aveva spiegato che “tale iniziativa avrebbe un impatto positivo sul mercato radiofonico italiano, generando maggiori introiti in diritti d’autore e in diritti connessi e contribuendo ad aumentare la quantità di musica prodotta in Italia”, per poi aggiungere “chiedo a tutti voi di contribuire a questa battaglia per la valorizzazione della nostra musica nelle radio. Qualsiasi vostra iniziativa sarà preziosa affinché si affermi il principio che la musica italiana fa parte del nostro patrimonio culturale e in quanto tale va valorizzata e difesa”.
Sull’argomento si esposto anche Francesco De Gregori e lo ha fatto in maniera piuttosto chiara e netta: “Mi sembra una stronzata, non so cosa sarebbe stata la mia vita da musicista se non avessi potuto ascoltare fin da piccolo tutte le canzoni straniere che ho sentito”. Una posizione contraria con riferimenti indiretti a Giulio Mogol: “Sarei favorevole soltanto al fatto che il 33,3% periodico venisse riservato alle MIE canzoni“, ha scherzato il cantautore aggiungendo poi con tono serio: “Le radio non mi passano, come non passano tanta gente come me. Bisognerebbe interrogarsi su questo”.
Nelle scorse ore la linea del paroliere Mogol aveva trovato l’appoggio di Pippo Baudo: “Bravo Mogol! Lo fanno in tutti gli altri paesi, in Francia ad esempio la protezione della musica nazionale è eccezionale. Fissare una quota significativa per la musica italiana nelle radio italiane mi sembra un’ottima intuizione, non all’insegna dell’autarchia ma della giusta difesa del prodotto nazionale”, ha spiegato il noto conduttore.