Articolo ad alto tasso di spoiler, fruirne dopo l’uso di on-demand
Una Sila non può riposarsi un turno che i centralini vengono presi d’assalto, folle inferocite si accalcano sotto la principesca sede de ilfatto.it, le denunce fioccano alle stazioni dei carabinieri per interruzione di pubblico servizio e i roghi si moltiplicano per strada in segno di protesta per aver saltato il racconto di una puntata di MasterChef. La celere di Firenze era già lì pronta a dare botte alla rinfusa come se fosse sul pullman dei tifosi dell’Atalanta, ma le agitazioni sono terminate grazie allo smucchiamento dei giudici con un paio di decisioni che potrebbero gridare vendetta se non fosse che è già chiaro che 4-5 possono stare in finale e tutti gli altri invece sono solo un contorno di verdure al vapore, buone per riempire senza appesantire. Dunque: via Vito il gommista, simpaticissimo per carità, ma mai uscito dalla nuance pur amabile della sagra della mbanâte di Castellana Grotte. Via Samuele il macellaio, che con quelle robe da sei più era meglio di altri arruffapopoli rimasti dentro, ma ha dimostrato sempre una carica agonistica simile a quella del ministro Moavero Milanesi a una sfida free-style di capoeira.
La prima notizia della settimana segue le leggi della fisica: cos’è che prima o poi viene a galla? Questa qualità di Gilberto – il 23enne che è solito porgere la mano presentandosi come Signore onnipotente – è ormai nota anche alle tribù non contattate della Guyana. Il fatto nuovo è che ora il signorino si tiene bordone con l’architetta di Voghera, la Loretta, che a ogni colpo di mestolo sfodera il suo sorriso da femme fatale farcito da commentini dolce come l’arsenico su questo o quello, tranne il suo fido. L’intesa per certi versi anche un po’ diabetica (con quello che dà l’aiutino all’altra, ma soprattutto al contrario: inguardabile) soffia a vela i commenti sui social, ma qui siamo gente arida di cuore e consapevole dei patti più efferati della storia: al momento i due sembrano uniti più che altro nella perfidia che sfiora in certi casi il bullismo. Gilberto-Loretta come Molotov-Ribbentrop.
#Giuseppe campione mondiale di “Mai una gioia”… ?
@GiorgioLocatelli #MasterChefIt pic.twitter.com/wxd4lYkiKm— MasterChef Italia (@MasterChef_it) 28 febbraio 2019
Il rischio è che si facciano malino prima o poi e ne è prova solare la Mistery box: ogni aspirante chef ha davanti un piatto con la faccia di un avversario. I giudici, bastardi, dicono che ciascuno deve fare la spesa per il rivale ritratto. Naturalmente Gilberto e Loretta caricano la spesa come un cannone sulle Ardenne. Gilberto detto il Cristo mette nel cestello (per la povera Anna, la nonnina) tra l’altro ananas, controfiletto di manzo, daikon, granciporro. Loretta dà ad Alessandro scorfano, banane e fagioli. Ma c’è il trucco e c’è l’inganno: quella spesa dovranno usarla loro. E’ un meccanismo facile, comunissimo, il boomerang, la cosiddetta sindrome dei Cinquestelle: ti fissi per anni su una cosa (una a caso, il Pd) e la Lega ti sorpassa a cento all’ora e ti mangia la pappa in capo.
Ad ogni modo Gilberto quando realizza il boomerang, elenca tutti i santi uno per uno e non per invocarli eppure è il migliore, così ora ce la farà pesare fino al 2054.
Com’è come non è, il patto Gilberto-Loretta contribuisce alla seconda buona notizia: quel clima disteso che si crea quando gli aspiranti chef sono intorno alla dozzina, quell’arietta serena che potrebbe essere paragonabile solo al dialogo a distanza tra Enrico Letta e Matteo Renzi, che sono talmente risolti, cinque anni dopo, che al prossimo giro di giostra potrebbero “serenamente” inviarsi delle buste piene di antrace o degli ordigni artigianali prodotti grazie al dark web.
All’Invention test, quindi, Gilberto (“ma chiamami pure l’Eletto”) assegna ad ogni avversario un piatto dei tre giudici chef o tra quelli scelti da Bastianich nella leggerissima cucina italo-americana. Davanti allo schermo si sbava alla grande davanti alla trenetta con calamaretto spillo in salsa di pane di Cannavacciuolo, alla zuppa di cannolicchi e fregola di Locatelli, agli spiedi di sogliola di Barbieri. Un po’ meno davanti alla pasta con le meatballs portata da Joe. Ce ne sono di difficili, di facili e di così così. Ma “quello che sembra più facile è anche quello più tricky”, puntualizza Locatelli, ormai avviato a seguire la carriera di Churchill come ideatore di frasi storiche. Per capire come va la riproduzione dei piatti basti sapere che Alessandro il genero (è a MasterChef per liberarsi del lavoro nell’azienda del suocero) ha l’orzotto con le cime di rapa e però in dispensa prende i broccoli: Barbieri quando lo scopre vorrebbe che la legge sulla legittima difesa fosse stata già approvata per potergli sparare in fronte senza pentimento.
Vince la prova Salvatore il capitano con le frittelle di bollito di Barbieri. Tra i peggiori va Giuseppe il venditore ambulante che, per il suo rognone di vitello con crocchette ortiche di Cannavacciuolo, riceve questa bella lode da Barbieri: il rognone sa di urina, la salsa non è buona e l’impiattamento fa schifo. Tutti, come già dalla prima puntata, attendono solo che venga premuto il tasto eject. E invece tocca ad Anna la nonnina che fa un casino con una cotoletta ricoperta di pizzottella (i piatti italoammerigà di cui va orgoglioso Bastianich ma gli si vuole bene lo stesso). Il saluto della nonna getta tutti nella commozione, come se avesse dato le dimissioni Toninelli. Locatelli la prende ad esempio come se davanti avesse il Dalai Lama. Lei ci prende gusto: “Sorridete, amatevi”. Nella standing ovation generale, con baci e abbracci da fine matrimonio, Giuseppe consegna all’ambasciatore la dichiarazione di guerra perché Gilberto gli ha dato il piatto più difficile. “Sono un caterpillar” comincia a gridare come un ossesso, dando l’impressione dell’apino a tre ruote che si mette in moto all’inizio del Mortirolo: un rumore da reattore nucleare e ripartenza da 40 centimetri all’ora.
Giuseppe diventa il capitano della squadra in esterna, a Burano, dove a giudicare sono 30 osti e il menù a base di moeche fritte, pesce in cassopipa (il sugo dei pescatori di Chioggia con gli avanzi di rete), risotto di gò (cioè di ghiozzi). Giuseppe è carichissimo: “Gloria, voglio la pasta frolla più buona che hai fatto”, “Giovanni, voglio il baccalà mantecato più buono che tu abbia mai fatto”. Intanto però non prende una decisione che sia una. Quando deve rispondere ripete le cose decise da Guido e da Valeriona, la preferita di questa influentissima rubrica. Sembra il medico di Tre uomini e una gamba, il professorone.
Il risultato finale è proprio da caterpillar: 26 a 4 per gli altri. Al pressure vanno in sei, c’è anche Guido il vincitore in pectore da dicembre. Ed ecco la terza buona notizia: il sangue scorre a tal punto che ci rimette chi non dovrebbe. Giovanni ne combina una più di Bertoldo: nella prima prova del pressure dovrebbe memorizzare una ricetta (senza titolo) e riferirla ai due compagni (Gloria e Alessandro). Il piatto sarebbe un galletto in porchetta, sedano rapa stufato al burro, salsa di Castelmagno e battuto di melanzane al pomodoro e Giovanni ai suoi compagni in due minuti di tempo a malapena sussurra la parola “rollé“. Nella staffetta per comporre il piatto (un quarto d’ora per uno) gli altri si ritrovano a cucinare a fantasia. Il problema è che l’unica soluzione sarebbe solo l’Lsd. “Ho anche fatto tecniche di memorizzazione, ma non me le ricordo più” dice per giunta Giovanni che ora si capisce perché è fuoricorso. Per Joe è la prova più difficile che ha mai visto e così grazie alla capacità mnemonica di Giovanni, si salva Giuseppe, il “caterpillar” sempre carico a missile. “Ma se sei carico e non sai nulla è un po’ difficile” la lascia cadere, col solito charme venefico, l’architetta Lory.
Così, proprio ora che si è scoperto che è un tombeur de femmes (“la sua ragazza è anche bella” ha esclamato stupefatto il sempre affabile Gilberto), se ne va Giovanni, il fuoricorso dal 1965, non proprio un talento, ma molosso infaticabile e soprattutto giocattolo preferito di Bastianich. La scenetta su Dr Jekyll e Mr Hyde che più oltre si vuole riprodurre rimarrà nella storia come gli sketch dei fratelli De Rege o un numero a Quelli della domenica di Ric e Gian.