Dopo la conferma della misura cautelare, il legale dei coniugi ha già presentato ricorso al Tribunale del Riesame. Intanto il padre dell'ex premier attacca i pm su Facebook: "L’accusa ritiene che queste cooperative fossero guidate dall’esterno da noi. Falso". Ma nell'ordinanza di rigetto della revoca il giudice Fantechi scrive: "Dalle indagini è emerso in modo pacifico che gli indagati abbiano svolto ruoli di fatto". Le loro dichiarazioni "scontano contraddizioni logiche"
La difesa fornita dai coniugi Renzi durante l’interrogatorio di garanzia non mette in discussione la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza, perché “si si sono limitati ad affermare la falsità” di alcune dichiarazioni e non hanno offerto “una diversa ricostruzione dei fatti”, se non parlando di “una specie di complotto“. “Scontano contraddizioni logiche nella narrazione dei fatti”. Sono alcuni passaggi dell’ordinanza con cui il gip di Firenze, Angela Fantechi, ha confermato gli arresti domiciliari per i genitori di Matteo Renzi.
Subito dopo la notizia, il padre Tiziano è tornato a parlare, ancora con un post su Facebook, in cui ha attaccato nuovamente i magistrati: “L’accusa ritiene che queste cooperative fossero guidate dall’esterno da noi. Falso“, scrive. Ma è proprio il gip, nell’ordinanza di rigetto della richiesta di revoca degli arresti domiciliari, a sottolineare come “dalle intere indagini è emerso in modo pacifico che gli indagati abbiano svolto ruoli di fatto” nelle società “tanto che non è possibile ritenere che le loro dimissioni da cariche formali possa ritenersi misura sufficiente a garantire le esigenze cautelari”. Le cooperative di cui si parla sono Delivery Service, Europe Service e Marmodiv, ovvero quelle che secondo l’inchiesta di Firenze venivano “dolosamente caricate di debiti previdenziali e fiscali” e poi “abbandonate al fallimento“. I coniugi Renzi sono accusati di bancarotta fraudolenta e false fatture, proprio in quanto ritenuti amministratori di fatto di queste società che gravitavano intorno alla Eventi 6, la loro azienda di famiglia.
La sussistenza di gravi indizi di colpevolezza non risulta messa in discussione “dalle dichiarazioni degli indagati”, scrive il gip nell’ordinanza. Secondo il giudice, negli interrogatori gli indagati “si sono limitati ad affermare la falsità delle dichiarazioni rese dalle fonti dichiarative e di alcuni dati documentali – quali gli appunti rivenuti presso Marmodiv – e poi a minimizzare il valore indiziario di elementi obiettivi” come i contenuti delle mail. Le loro dichiarazioni, prosegue il gip, “non offrono una diversa ricostruzione dei fatti” oppure “la offrono solo se si ipotizza ‘una specie di complotto‘ che ha determinato la costituzione di un compendio indiziario falso”. Le dichiarazioni di Tiziano Renzi e Laura Bovoli “scontano contraddizioni logiche nella narrazione dei fatti”, si legge in un altro passaggio del rigetto della revoca dei domiciliari.
La revoca dei domiciliari “per la totale insussistenza delle esigenze cautelari” era stata chiesta dall’avvocato Federico Bagattini, difensore di Tiziano Renzi e Laura Bovoli, durante l’interrogatorio di garanzia di lunedì scorso. Il giorno dopo la Procura del capoluogo toscano aveva già dato parere negativo alla revoca, poi confermato dal gip. Il legale ha già presentato ricorso al Tribunale del Riesame di Firenze: l’udienza è stata fissata per mercoledì 6 marzo.
Dopo la notizia è tornato a parlare Tiziano Renzi: “La nostra azienda di famiglia (Eventi6) non ha mai avuto nessun problema con bancarotte o false fatture o lavori in nero“, scrive. “Le accuse riguardano altre realtà, cooperative, alcune delle quali hanno fatto o rischiano di fare bancarotta – continua il post su Fb – L’accusa ritiene che queste cooperative fossero guidate dall’esterno da noi. Falso. Noi ci siamo sempre preoccupati che chi lavorava con noi facesse un buon servizio ma non siamo mai stati gli amministratori di queste cooperative, nemmeno amministratori di fatto“.
Esattamente il contrario di quello che scrive il gip nell’ordinanza e di quello che sostengono i pm fiorentini, secondo cui sono gli stessi genitori dell’ex premier a gestire “di fatto” queste coop. Una tesi basata su dichiarazioni dei testimoni, dai documenti e dalle conversazioni telefoniche. Ma anche dalle comunicazione tra i coniugi, tra cui un “documento significativo“, scrive il gip, ovvero una mail scritta direttamente da Tiziano Renzi: “…facciamo il blitz, cambiamo il presidente, e chiudiamo Marmodiv per mancanza di lavoro che nel frattempo dall’oggi al domani lo dirottiamo alla nuova”, si legge. Marmodiv è proprio una delle coop in questione.
“Non vi dico come stiamo a saperci trattati come delinquenti, esposti tutti i giorni sui Tg e sui media, insultato sui social. Siamo rappresentati come criminali, i criminali più pericolosi d’Italia“, aggiunge ancora nel suo post Tiziano Renzi. “Noi non abbiamo commesso i fatti per i quali siamo privati della libertà. Lotteremo con tutte le nostre forze per difendere la dignità e l’onore di due persone che in 35 anni di carriera non hanno mai avuto fallimenti, bancarotte e lavori in nero”, ribadisce ancora il padre dell’ex premier. Poi conclude: “Dico grazie a chi ci sta sostenendo con la preghiera: chi ci conosce sa che per noi è un sostegno prezioso”.
I nuovi atti depositati – Tra i nuovi atti di indagine che la procura di Firenze martedì scorso ha allegato al parere contrario alla revoca degli arresti domiciliari ci sono anche i documenti relativi alla procedura fallimentare della cooperativa Marmodiv di Firenze su cui il tribunale fallimentare dovrebbe emettere sentenza alla prossima udienza del 20 marzo. È quanto apprende l’Ansa da fonti legali. Marmodiv è una delle tre coop di cui tratta l’inchiesta: la procura ritiene che Tiziano Renzi e Laura Bovoli controllassero anche questa società tramite persone di fiducia. Tra gli altri atti di indagine, portati al gip con il parere negativo, la procura ha consegnato nuove testimonianze raccolte dagli investigatori della Guardia di finanza.
“La procura – ha spiegato Bagattini – ha allegato al parere contrario” all’istanza di revoca dei domiciliari “una serie di atti di indagine compiuti pochi giorni prima dell’esecuzione della misura, e dei quali la difesa non aveva alcuna conoscenza e i cui esiti non ci sono stati contestati nell’interrogatorio, durante il quale peraltro il pm non ha fatto alcuna domanda in merito“. Secondo il legale dei genitori dell’ex premier, “siamo stati privati della possibilità di difenderci anche su questi nuovi elementi, sulla base dei quali peraltro il gip nella decisione odierna ha ritenuto sussistenti profili di attualità rispetto alle esigenze cautelari”.
Fattura falsa, banca Cambiano querela – In nuove indagini della procura di Firenze, gli inquirenti ipotizzano che ci sia una fattura falsa portata allo sconto, in banca, per l’anticipo da parte degli attuali amministratori della cooperativa Marmodiv, società per cui è in corso la procedura fallimentare. Marmodiv era stata ceduta dai Renzi ai nuovi amministratori. Il tribunale fallimentare, che il 20 marzo deve decidere sul fallimento, ha fatto eseguire una perizia integrativa proprio in relazione alla voce “fatture da emettere” che il perito aveva messo in dubbio. La perizia supplementare deve anche esplorare l’eventuale ipotesi di reato di falso in bilancio. Al momento, come rileva il gip Fantechi, c’è l’ipotesi di una fattura falsa portata allo sconto per cui è pervenuta una querela da parte di Banca di Cambiano. La querela, osserva il giudice, “conferma quanto accertato dalla Gdf circa la presentazione allo sconto di fatture false anche in altre ipotesi per opera delle persone a cui Renzi ha ceduto la cooperativa“. Marmodiv, ceduta a Dmp Italia, è una società con “un buco di 300.000 euro” e, rileva il gip, “paiono in corso attività volte ad evitare il fallimento mediante l’accollo di debiti della stessa da parte di terzi ma anche operazioni che ne stanno aggravando il dissesto” finanziario.
La motivazione dei domiciliari – Nel provvedimento del gip che ha disposto gli arresti domiciliari per Renzi senior e Laura Bovoli, eseguito lunedì 18 febbraio, si motivavano gli arresti domiciliari con il rischio di inquinamento delle prove e “il pericolo di reiterazione del reato” ipotizzando il rischio che la società Eventi6 “si possa avvalere di altre cooperative“. “Questo rischio evidentemente si azzera nel momento stesso in cui si dismette la carica di amministratore della società Eventi6 e nel momento stesso nel quale il maggior cliente di Eventi6 ha disdettato il contratto il 31 dicembre 2018; cioè quel contratto che veniva eseguito da parte della cooperativa Marmodiv srl non c’è più”, aveva sostenuto l’avvocato Bagattini ai giornalisti al termine dell’interrogatorio di garanzia dei suoi due assistiti. “Laura Bovoli ha già dato le dimissioni il 20 febbraio scorso, mentre Tiziano Renzi che aveva un’iscrizione come agente di commercio l’ha cancellata”, aveva voluto sottolineare il legale.
Le cooperative e le fatture – Da 12 giorni i coniugi Renzi sono agli arresti domiciliari nella casa della figlia Matilde a Rignano sull’Arno nell’ambito dell’inchiesta per il fallimento di tre cooperative collegate alla società di famiglia “Eventi 6“. Le carte dell’ordinanza firmata dal gip Angela Fantechi raccontano di un “programma criminoso” messo in atto dai genitori dell’ex premier “da molto tempo” e che comprende appunto intrecci tra coop “dolosamente caricate di debiti previdenziali e fiscali” e poi “abbandonate al fallimento“. Un destino, ricostruiscono gli inquirenti, che aveva già riguardato le coop Delivery Service ed Europe Service e che, questo sostengono i pm fiorentini, presto sarebbe toccato anche alla Marmodiv. Cooperativa attorno alla quale, sempre secondo l’accusa, era stato architettato un giro di fatture per operazioni ritenute inesistente o gonfiate: 65 in sei anni, è il conto.
Proprio per evitare che ciò avvenisse il gip ha concesso gli arresti domiciliari. Infatti, la tesi dell’accusa sostengono che sia la società ‘Eventi 6‘, capofila della galassia della famiglia Renzi, ad avvalersi del personale “formalmente assunto dalle cooperative” e che siano gli stessi genitori dell’ex premier a gestire “di fatto” queste coop, anche se non risultano come amministratori.