Ci sono giorni di cui, anche a distanza di anni, si ricordano i minimi particolari. Per molti tifosi fiorentini, il 4 marzo 2018 è uno di questi. Alle 11:49 c’era chi si sarebbe seduto a tavola nel giro di qualche decina di minuti prima di godersi in tv la partita della Fiorentina, quella volta in trasferta a Udine. Chi invece era fermo in autogrill, oppure al volante, diretto proprio alla Dacia Arena. C’era chi pensava a cosa mangiare prima del match, nei dintorni dello stadio, e chi a quella partita tra due squadre di medio-bassa classifica aveva deciso di rinunciare. Poi i flash dei telegiornali, l’annuncio delle radio, le telefonate e le voci che si rincorrono sugli spalti di tutta Italia. Prima di tutti allo Stadio Ferraris, dove mezz’ora dopo si sarebbe dovuta giocare Genoa-Cagliari, poi rinviata.
Lunedì sarà un anno da quel 4 marzo, quando il capitano della Fiorentina, Davide Astori, venne trovato morto nella sua camera d’albergo, durante il ritiro di Udine, a causa di un arresto cardiaco. Un anno che si è lasciato alle spalle lo sconcerto, la sorpresa e l’incredulità dei primi minuti trasformatisi poi nella processione di tutto il mondo del calcio verso Firenze. È rimasta una data, il 4 marzo, che nel calendario fiorentino è segnata in rosso, una giornata che non appartiene solo alla città. Lo dicono le centinaia, forse migliaia di sciarpe, bandiere, dediche di ogni fede e colore su quello che è stato ribattezzato il Muro di Davide, oggi custodito all’interno del centro sportivo che prende il nome del capitano viola. O gli applausi di una città in lacrime all’arrivo dei giocatori della Juventus, rivali di sempre, ai funerali nella basilica di Santa Croce, in quella piazza dove per i fiorentini è nato il calcio nel 1530. Una scena mai vista in città che ha superato i cori e gli striscioni sui 39 dell’Heysel, sulla morte di Gaetano Scirea, sulle vittime dell’alluvione del 1966 e gli omicidi del Mostro. Oggi, al 13esimo minuto di ogni partita, la Fiesole lancia il coro per Davide Astori, che il numero 13 lo portava sulle spalle, e in nessuno stadio i fischi hanno mai sovrastato gli applausi.
Probabilmente non succederà nemmeno durante la 26esima giornata di campionato, in occasione della quale la Lega Calcio ha deciso che in ogni campo, al minuto 13, verrà proiettata l’immagine di Astori per 13 secondi, con gli speaker che inviteranno gli spalti ad applaudire. Si è iniziato venerdì sera, con Cagliari-Inter e si proseguirà in tutto il week end in tutti gli stadi: “Il ricordo di Davide è sempre vivo in tutti gli appassionati di calcio – ha spiegato il presidente della Lega, Gaetano Miccichè – e dedicargli un applauso significa rendere omaggio a un grande uomo e ad un grande capitano, straordinario esempio di correttezza e lealtà sportiva dentro e fuori dal campo”.
Ci sono stati anche i gesti vigliacchi, pochi a dire la verità. Come dopo il clamoroso svarione arbitrale che è costato all’Inter i tre punti nell’ultimo match disputato al Franchi e che ha scatenato l’odio sui social. Pseudo-tifosi hanno lanciato, sui profili ufficiali della società e su quelli di siti legati al tifo fiorentino, offese al numero 13 viola, sostenendo anche che la Fiorentina godrebbe di favori arbitrali dovuti alla morte del suo capitano. “Messaggi vergognosi”, come li ha definiti la dirigenza di viale Fanti che ha deciso di denunciare gli autori “affinché questi sciacalli vengano perseguiti come meritano”.
Polemiche che saranno presto dimenticate, perché i tifosi della Fiorentina sanno di avere il mondo del calcio dalla loro parte, così come lo ebbero i tifosi della Lazio dopo la scomparsa di Gabriele Sandri: lo vedono a ogni 13esimo minuto, lo hanno capito quando la società è riuscita a ottenere l’ok per tenere stretta al braccio di Germán Pezzella la fascia che fu di Astori e quando la Lega Calcio ha concesso il cambio di data di Atalanta-Fiorentina, inizialmente in programma il 4 marzo, per lasciare Firenze libera di ricordare il proprio capitano a un anno dalla scomparsa. I tifosi si sono già avvantaggiati e nell’ultima partita casalinga prima del triste anniversario, in Coppa Italia contro l’Atalanta, la Fiesole e tutto lo stadio hanno omaggiato il capitano con una coreografia.
A ricordare gli attimi più bui di una vicenda che ha cambiato la città e il tifo rimane l’inchiesta della procura di Firenze che deve accertare eventuali responsabilità della morte. Indagati dai magistrati sono il professor Giorgio Galanti, direttore del centro di riferimento regionale di Medicina dello Sport dell’ospedale Careggi, e Francesco Stagno, direttore sanitario dell’Istituto di Medicina dello Sport di Cagliari, che tra il 2015 e il 2017 hanno rilasciato i certificati medici di idoneità sportiva del calciatore. In particolare, i pm vogliono fare chiarezza sul perché si è deciso di non fermare Astori, nonostante fosse evidente dal tracciato degli elettrocardiogrammi sotto sforzo un’extrasistolia a due morfologie.
Le indagini “sono un’ulteriore sofferenza per l’ambiente viola, in particolare per la famiglia di Davide”, per dirla con le parole di mister Stefano Pioli. Una necessaria ricerca della verità che tiene però aperta la ferita, nonostante Firenze e la Fiorentina si fossero rassegnate al fatto che a privarle del loro capitano fosse stato un evento naturale e imprevedibile, per quanto naturale si possa considerare la morte di un ragazzo 31enne che lascia una giovane compagna, Francesca, e una figlia di appena due anni, Vittoria.
Firenze il posto a Davide lo ha già trovato. Proprio quella Firenze che sa amare alla follia ma che non fa sconti, sempre restia a creare santini. Non lo ha fatto per un fuoriclasse leale e gentile come Manuel Rui Costa, salutato al suo addio da un Artemio Franchi stracolmo e in lacrime. Non lo ha fatto per gli eroi dello scudetto del ’56, giocatori come Sarti, Julinho, Montuori e Virgili, o per quelli del ’69, De Sisti e Chiarugi su tutti. Nemmeno Gabriel Omar Batistuta, il Re Leone che detiene il record di reti in serie A con la Fiorentina, forse il più forte centravanti che abbia mai indossato la maglia viola, può vantare una sua effige in Fiesole.
Nel 1995 la curva gli dedicò una statua dorata che lo raffigurava mentre esultava alla bandierina, ma venne poi distrutta dopo il suo passaggio alla Roma, nel 2000. Soltanto Giancarlo Antognoni, l’“Unico Dieci”, può vantare un drappo che sventola al centro della curva. Oggi, però, quando la squadra a fine di ogni match va sotto la Fiesole per il saluto sull’attenti al capitano, al fianco di “Antonio” c’è un’altra bandiera, quella di un altro simbolo, quella con l’immagine di Davide Astori. E la frase più adatta per ricordarlo è forse proprio quella che la Fiesole di 24 anni fa dedicò a Batistuta, imprimendola sulla sua statua dorata: “Guerriero mai domo, duro nella lotta, leale nell’animo”.
Twitter: @GianniRosini