3. Una rivoluzionaria protagonista femminile

La Spider-Woman che fa da coprotagonista a Miles è a suo modo rivoluzionaria quanto il film stesso: è infatti una versione proveniente da un mondo parallelo di Gwen Stacy, la ragazza che nei fumetti era stata la prima fidanzata di Peter Parker e che venne uccisa da Green Goblin nel lontano 1973 su The Amazing Spider-Man #121, diventando a tutti gli effetti la prima vittima di femminicidio del mondo supereroistico. Questa versione di Gwen proviene da un mondo ribaltato in cui lei è stata morsa dal ragno radioattivo che le ha dato i super poteri, ed è invece stato il suo Peter Parker a morire tragicamente. La Gwen di questo mondo è matura, coraggiosa, più esperta di Miles e anche più efficace e concentrata in battaglia dello stesso Peter, un rovescio della medaglia perfetto per rompere con la tradizione della figura femminile vista come mera vittima, e come strumento per la costruzione drammaturgica dell’eroe.

4. Tanti Spider-Men e Women, un solo modo di vivere

Spider-Man: Un Nuovo Universo è in assoluto il primo film a capire in pieno l’Uomo Ragno perché, pur essendo un film corale, si concentra sull’essenza del personaggio Spider-Man in quanto capacità di ognuno – a prescindere dal proprio genere, dalle proprie radici etniche e dalla propria provenienza interdimensionale – di sostenere gli alti e bassi della vita mettendo sempre al primo posto l’altro da sé, sacrificandosi volontariamente per il bene collettivo. È la storia di diverse generazioni di individui proattivi e del loro percorso di riscatto dalla frustrazione e dalla solitudine, a beneficio di terzi.

5. Basta col criterio di verosimiglianza, per carità

La pluricelebrata trilogia cinematografica su Batman, quella che porta la firma di Christopher Nolan, aveva come punto di forza la capacità di trasportare la storia di un supereroe in un mondo verosimile, credibile, un noir moderno spesso pittoresco, ma le cui atmosfere cupe erano sovrapponibili a scenari realmente esistenti. Il suo successo aveva in qualche modo obbligato tutte le esperienze di cinecomic successive a basarsi su un criterio di verosimiglianza per cui ci sarebbero voluti più Nolan, o più Batman. La serie di film su Spider-Man con Andrew Garfield, ad esempio, risentiva molto di questa tendenza, spesso con risultati non convincenti, risibili, poiché forzati. Into the Spider-Verse non ha nulla di verosimile: è un film animato e uno dei suoi protagonisti è una versione zoomorfa di Spider-Man con le fattezze di un porcello animato. Il massimo pregio di questa pellicola è proprio quello di farsi beffe della seriosità: il film prende tutti i caratteri più colorati e divertenti della narrazione supereroistica e se ne serve per intrattenere il pubblico. Al contempo, riesce comunque a far risuonare le vicende dei protagonisti a un livello umano. Come Alan Moore insegna, è questo l’unico modo di rendere una storia di supereroi interessante.

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L’ultimo Spiderman è il migliore mai realizzato. E non per i motivi che credete

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