Aveva 59 anni ed era malato da dieci. L'esperienza con la malattia, il confronto con la vita precedente la drammatica diagnosi sono raccontati in un libro. Nel 2015, il Comune di Mantova lo aveva insignito del premio Virgilio d'oro per il lavoro costante nel far conoscere la malattia e nel raccogliere fondi per la ricerca
Ha combattuto per più di dieci anni contro la Sla, la sclerosi laterale amiotrofica, diventando uno dei simboli della lotta contro alla malattia, ma sabato 2 marzo, di primo mattino, all’età di 59 anni, Marco Sguaitzer, ex calciatore mantovano, è morto a causa di quella che anche lui, come l’ex calciatore di Milan e Fiorentina Stefano Borgonovo, aveva definito “la stronza”.
“Ho sperato di avere l’Aids, un tumore raro, la sclerosi multipla e invece avevo la stronza”, aveva detto Sguaitzer a Ilfatto.it nel 2016. Sguaitzer aveva scoperto di avere la Sla nel 2008 e da allora le aveva provate tutte per combatterla, senza mai arrendersi. La malattia degenerativa gli ha levato prima il movimento, poi il controllo, successivamente la parola. L’esperienza con la malattia, il confronto con la vita precedente la drammatica diagnosi sono raccontati nel libro “Sla, Senza Limite Alcuno” (Sometti editore) che Marco Sguaitzer ha voluto scrivere con tutte le sue forze. Un lavoro denso di coraggio, che tracima voglia di vivere, nonostante tutto.
Lui, però, la decisione di scrivere il libro – tradotto anche in inglese che per una sorta di gioco sociomediatico ha girato il mondo nelle mani di amici e sostenitori di Marco – ce l’aveva spiegata in maniera semplice: “Il libro – aveva scritto, visto che era impossibilitato a parlare – è stato la naturale conseguenza dei post prima, e del blog poi. Il tutto in un annetto. Mi sono ritrovato con la necessità di comunicare al mondo – e non soltanto ad Aiste, mia moglie – la mia storia, prima e dopo la malattia. Tutto qui”.
La storia di Marco Sguaitzer è quella di un ragazzo felice, senza particolari problemi. Un ragazzo atletico, che pratica molti sport e che arriva a giocare a calcio a livello professionistico nel Mantova e nel Suzzara. Marco ama la vita e se la gode senza problemi: viaggiando, soprattutto. La sua spensieratezza viene travolta una mattina di settembre del 2008 a Marbella, dove si trovava con amici per un torneo di golf. Da tempo si sentiva stanco, fiacco. Ma non ci faceva troppo caso. Poi quel risveglio, la sensazione di avere corpo e mente in due dimensioni differenti, l’incapacità di parlare nonostante gli sforzi. Quindi la diagnosi, lo scoraggiamento, la forza di reagire, i viaggi della speranza, in Vietnam soprattutto, alla ricerca di una cura e l’accettazione del destino. Non si è mai pianto addosso, Marco. La sua sofferenza è stata ricca di dignità. Il suo è stato un esempio di lotta, una sublimazione del coraggio di vivere nonostante tutto.
“Ho imparato, col tempo ad accettare la malattia – diceva – Credo sia il passo più difficile, ed è fondamentale avere una persona forte al tuo fianco”. Questa persona, nel suo caso, si chiama Aiste, la sua compagna sposata nel 2016. La loro storia è stata amore puro. “Ho trovato la donna della mia vita poco prima di ammalarmi – ci aveva confessato – ed è ancora al mio fianco. Peccato aver condiviso più dolori che gioie, con lei, ma credo in un futuro migliore”.
Non ha mai biasimato certo chi, nelle sue condizioni, vorrebbe avere, coscientemente, il diritto di farla finita: “Penso – aveva detto – che ogni malato grave debba poter decidere cosa fare della propria vita. Non siamo, in una vita sana, padroni di decidere del nostro destino. Almeno lasciateci scegliere quando siamo malati gravi”. La sua voglia di tenere lontana la morte si è concretizzata nei progetti messi in cantiere e realizzati in questi dieci anni da malato. Oltre alla promozione del libro, il cui ricavato è andato e continua ad andare all’associazione “Marco S. – No alla Sla”, l’ex calciatore ha lavorato a eventi, incontri per far conoscere la malattia che l’ha colpito. La sua tenacia è stata premiata dal Comune di Mantova che ha deciso di attribuirgli il Premio “Virgilio d’oro” nel 2015.
Un riconoscimento che, ogni anno, l’amministrazione comunale conferisce a quei personaggi che hanno fatto onore al nome di Mantova in vari settori. La morte per Sla è un film già visto anche per altri calciatori: oltre a Stefano Borgonovo, scomparso nel 2013, la malattia si portò via l’ex calciatore del Genoa Stefano Signorini nel 2002, mentre più recente è la morte per Sla dell’ex difensore di Foggia e Bologna Paolo List, scomparso a 52 anni, nel 2016.