I disabili potranno parcheggiare nei posti delimitati dalle strisce blu senza pagare, in tutta Italia. Lo prevede il Ddl per il diritto alla mobilità di donne e uomini disabili presentato il 19 febbraio alla Camera, che fa chiarezza in un quadro normativo che si presta a valutazioni diverse. La legge italiana infatti non specifica esattamente se parcheggiare sulle strisce blu nei posti sia un diritto che ai disabili va garantito gratuitamente quando gli spazi a loro riservati sono già occupati o non ci sono proprio. Così ogni Comune decide per sé, e mentre in alcune città non si paga nulla altrove viene applicato il tabellario standard anche a chi ha il contrassegno disabili.
Il disegno di legge è promosso da Cittadinanzattiva, Uildm e Vera, insieme alla prima firmataria, la deputata Maria Chiara Gadda (Pd), e altri esponenti politici di diversi schieramenti che hanno sostenuto il provvedimento sin da subito, tra cui Roberto Pella (FI) vice presidente vicario dell’Anci, Lisa Noja (PD) delegata alla accessibilità del Comune di Milano, Luca De Carlo (Fdi), sindaco di Calalzo di Cadore, Federico Fornaro (presidente gruppo Leu). “E’ un atto importante ed è fondamentale che sia sostenuto a prescindere dalle divisioni partitiche. Non si tratta di fare ordine nel codice della strada, ma è una rivendicazione del pieno diritto alla mobilità delle persone con disabilità, una vera battaglia di civiltà e di uguaglianza. La cultura delle pari opportunità passa anche da aspetti come questo, che sembrano secondari, ma che invece incidono molto sulla libertà di scelta e la qualità di vita delle persone”, dice a Ilfattoquotidiano.it Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva.
Secondo le associazioni promotrici “non si tratta di un privilegio ma di garantire un diritto. L’accessibilità vuol dire usufruire di tutti i luoghi senza discriminazioni. Le proposte di legge migliori spesso sono quelle che nascono da esempi personali di vita quotidiana e che sono volte a trovare soluzioni efficaci ai problemi delle persone. La mobilità è un diritto che va garantito a tutti e con questa norma vogliamo fornire agli amministratori locali delle indicazioni uniformi relative al pagamento o meno della sosta”. Dal ministero della Disabilità le organizzazioni hanno riscontrato aperture o interesse in merito al tema? “Al momento non abbiamo ancora ricevuto comunicazioni specifiche, ma la nostra proposta, che ha già registrato l’adesione di 50 deputati di diversi schieramenti, ci lascia ben sperare in un percorso preferenziale per arrivare all’approvazione in tempi brevi. D’altronde, chi potrebbe dire di no a questa norma che non arreca danni economici alle casse dello Stato?”, evidenzia Gaudioso.
Il diritto alla mobilità e all’accessibilità è uno dei cavalli di battaglia del presidente dell’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare (Uildm), Marco Rasconi, 40enne con atrofia muscolare spinale (SMA). “L’approvazione di una proposta di legge del genere è fondamentale perché bisogna dimostrare nei fatti che le persone con gravi disabilità possono uscire e muoversi facilmente in tutte le città, sia nelle metropoli che nei piccoli centri urbani, promuovendo cosi nella società una cultura diffusa dell’inclusione e incrementando percorsi di autonomia – spiega al Fatto.it Rasconi -. Il disabile non deve solo andare a scuola o al lavoro, ma ha il diritto come tutti di viaggiare, fare il turista, muoversi senza trovare sempre barriere. Oggi le persone con disabilità, grazie allo sviluppo della ricerca scientifica, vivono meglio e più a lungo e giustamente vogliono anche sperimentare aspetti molteplici del loro tempo libero. E’ necessario – aggiunge il numero uno della Uildm – diventare sempre più parte integrante della comunità, abituando tutti a convivere con le diversità, senza tenerle nascoste. È grazie alla possibilità di muoversi e di incontrarsi che riusciamo a creare una cultura in cui le differenze non si annullano ma diventano patrimonio comune”.
Quali sono le tempistiche per l’approvazione del Ddl? “Ci batteremo affinché venga approvato nel minor tempo possibile, anche per dare un forte segnale di una ritrovata fiducia nel rapporto tra le istituzioni e i cittadini. Abbiamo chiesto che venga approvato nella sua Commissione in sede legislativa, perché non c’è nessun motivo per cui questa proposta debba andare troppo per le lunghe”, sottolinea al Fatto.it il segretario generale di Cittadinanzattiva.