Capisce più una mosca o l’uomo più potente del mondo?

Sei a 2.100 metri, sui crinali della Val di Susa. Sei scappato per un attimo alle dispute sul Tav per cercare il freddo e la neve vicino alla baita dove da ragazzo venivi in vacanza. Non ci sono più le voci dei compagni di allora, soltanto il silenzio luccicante di mezzogiorno, un tramestio che viene dal bosco di larici. Forse un cervo. Stai lì, cerchi di non fare niente. Proprio niente, neanche pensare. Soltanto respirare, ascoltare, guardare. Esserci e basta. Per pochi minuti, giusto il tempo che le gocce cadendo dall’albero magari scavino un piccolo spazio anche nel ricordo. Poi tornerai a valle, laggiù dove vedi passare auto, muoversi puntini minuscoli. Ma per qualche minuto non ti riguardano, sei qui dove nessuno ti vede, nessuno sa che esisti. Proprio come una pianta, un sasso. Così.

Ma c’è qualcosa che ti distrae mentre cerchi soltanto di seguire le linee scure delle montagne. Un movimento minimo, quasi impercettibile. Si agita sulla neve, salta, sembra che voli. Non è una foglia, è vivo.

Pare proprio una mosca. Possibile? Qui, a più di duemila metri, in pieno inverno? Sì, e sembra più sorpresa di te. Zampetta cauta sulla superficie bagnata che a ogni passo potrebbe inghiottirla. La neve, probabilmente non l’ha mai vista prima. Eppure non è la sola, altri insetti sono usciti dai loro nascondigli, hanno lasciato l’involucro di larve e girano nell’aria. Mentre noi cerchiamo ancora l’inverno nella neve che si scioglie, marcisce (deslengue, direbbe De André in genovese); che seguiamo le piste fasulle tracciate dai cannoni.

Ma le mosche no, non si lasciano ingannare. L’inverno che forse non era mai davvero arrivato è già finito.  Non era mai successo. Le mosche all’inizio di marzo… in mezzo alla neve!

E allora te ne accorgi: questi insetti di un centimetro hanno capito qualcosa che noi non riusciamo ad accettare. È cambiato il clima, stanno cambiando il mondo e la vita. E siamo stati noi, se solo ti volti verso est vedi la cappa grigia dello smog che opprime la Pianura Padana e le città.  Sembrano dirti che soltanto chi se ne accorgerà per tempo riuscirà ad adeguarsi e magari a salvarsi.

Del resto lo scriveva anche Joseph Conrad nell’Agente Segreto: “Sentì contro il vetro di una finestra il debole ronzio di una mosca – la prima dell’anno – che annunciava l’avvicinarsi della primavera meglio di uno stormo di rondini. Quell’organismo minuscolo con il suo agitarsi inquieto”. Già, ma chissà se saremo abbastanza umili da ascoltare il consiglio di un insetto. La mosca che svolazza rattrappita cercando la cacca secca di una mucca ha capito quello che nemmeno il presidente Trump sembra aver ancora afferrato.

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