L’Ansa del 2 marzo 2019 lancia la notizia che i carabinieri di Castelfranco a Pietralunga, provincia di Perugia, hanno sequestrato a don Antonio Mandrelli, parroco della chiesa Madonna delle Grazie, due fucili: una carabina e un sovrapposto che poteva tenere in casa, ma non poteva portare fuori. Il prete armaiolo, invece, li ha portati fuori abitazione per farsi fotografare, pronto alla pugna, forse a scopo di vanto. Insieme ai fucili, al bellicoso prete sono stati sequestrati alcune cartucce non denunciate e tenute in modo insicuro, quindi pericolose per sé e per gli altri.
Il fatto in sé è già traumatico, ma il Rambo in tunica in un’intervista al Corriere dell’Umbria, sempre secondo l’Ansa, pare che per giustificarsi abbia aggravato la sua situazione, dichiarando: “Prima di tutto sono un cittadino italiano, poi sono un credente e, al terzo posto, sono un prete. Penso di avere dei diritti. Uno di questi è per me la legittima difesa“, che porta a una conclusione sconclusionata, se detta da un prete: «Se un ladro entra non lo ucciderei, ma gli metterei paura: dal ginocchio in giù, dopo aver esploso un colpo in aria, gli si potrebbe anche sparare». Dalla cintola in giù tutto è permesso, ma mi auguro che il prete abbia una buona mira perché se sbaglia rischia di scambiare “ginocchio”. Nella cultura semitica precristiana, infatti, “ginocchio” è sinonimo di organo genitale maschile, o pudenda, secondo la morale perbenista occidentale.
Il prete di Pietralunga, don Antonio Mandrelli, deve avere una vita difficile se arriva ad affidare la propria sicurezza alle armi, lui che dovrebbe essere attento a chi ha magari smarrito la via della rettitudine. Quanta differenza con monsignor Myriel dei Miserabili di Victor Hugo (1862) che accolse in casa Jean Valjean, rifiutato da tutti perché “galeotto” in libertà, ma prigioniero nella cultura e nel comportamento dei benpensanti che quando condannano sono superiori a Dio: condannano sempre, senza misericordia e per sempre. Anche di fronte al furto dei candelabri, il vescovo Myriel giustifica il ladro perché ha fame e dice ai gendarmi che no, i candelabri non sono stati rubati, ma da lui stesso sono stati regalati, salvando l’ex galeotto e facendone un uomo libero, anche da se stesso. Se avesse sparato dalla cintola in giù, come il prete di Pietralunga, avrebbe salvato forse un paio di candelieri, ma avrebbe perduto un uomo e la propria coscienza – di cui rendere conto al suo “principale”, che sul punto di morte esclamò al ladrone crocifisso con lui: “Non disperare, perché oggi sarai con me nella vita piena”.
Il prete Antonio Mandrelli non è solo, nel panorama ecclesiastico, a questo genere di hobby di fuoco. Nel mio saggio Cristo non abita più qui (il Saggiatore, 2013), a pagina 166 scrivevo: “Il Fatto Quotidiano, ormai unico segugio di libera stampa in Italia perché ha rifiutato i finanziamenti pubblici fin dalla sua nascita, ha pubblicato un vero scoop folcloristico e comico se non fosse tragicamente vero e penoso. Il neo cardinale genovese Domenico Calcagno, già vescovo di Savona, coltiva da sempre – lo ammette candidamente egli stesso – una passione antica e nemmeno segreta per le armi d’antiquariato, che acquista come fa un solerte collezionista. Se lo può permettere, visto che è il capo del patrimonio del Vaticano. Egli si vanta non solo di acquistarle, ma anche di collezionarle, ripararle, lubrificarle per tenerle sempre pronte all’uso e, cosa eccelsa, le usa pure ‘al poligono di tiro’. Ha un abbonamento: cuffie, occhiali e sagome da mirare e colpire e per questo deve avere anche un porto d’armi. Chissà di chi hanno la forma e la foto delle sagome a cui spara il cardinale! Spari eminentissimi! Il cardinale di Santa romana Chiesa, Domenico Calcagno, possiede (rigorosamente in elenco alfabetico): carabina Beretta calibro 22 per uso sportivo (“con relative munizioni” [sic!]). Carabina di precisione Remington 7400. Doppietta da caccia calibro 12. Fucile calibro 12 marca Beretta. Fucile Faet Carcano (simile a quello che avrebbe ammazzato John Kennedy). Fucile marca Breda modello Argus. Fucile Nagant di fabbricazione russa. Fucile sovrapposto a due canne calibro 12 marca Franchi. Fucile sovrapposto calibro 12 marca Gamba. Fucile turco Hatsan. Moschetto modello 31 marca Schmidt. Pistola Smith & Wesson 357 Magnum (quella che usano gli attori: ispettore Callaghan o Stursky & Hutch)”.
Il cardinale Calcagno – in senso metaforico – è figlio di un altro cardinale genovese, Giuseppe Siri, che ogni estate, andando in vacanza a Peveragno, provincia di Cuneo, si esercitava con la pistola e a noi, attoniti seminaristi, con nonchalance diceva: “Così se entra un ladro in casa lo freddo prima che se ne accorga” (Ibidem, pagina 167). Nel 1994 in Rwanda l’etnia cristiana Hutu, maggioranza, trucidò l’etnia cristiana Tutsi, minoranza: preti e suore e cristiani laici in nome dell’etnia chiusero nelle chiese i “loro nemici/fratelli e sorelle nella fede”, dandogli fuoco o chiamando i militari e facendoli mitragliare a vista, senza distinzione di donne, bambini, uomini e anziani. Il ragionamento degli Hutu fu lo stesso di quello di don Antonio Mandrelli: “Prima siamo Hutu poi cristiani e poi cattolici”. Un milione di morti “gratis” in nome del “prima siamo…”.
Sì, lo slogan indegno e incivile “prima gli italiani” è un germe razzista-etnico dalle conseguenze imprevedibili e fa pena che alcuni preti, perdendo la via del Vangelo, non capiscano la posta in gioco. A don Antonio dico solo: quando prende l’ostia in mano la guardi bene, e prima di nutrirsene pensi che Colui che vi è rappresentato si è lasciato frantumare per dare a ladri e assassini la possibilità di riscattarsi come persone.
“Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, perché per un prete non c’è etnia che tenga. Perché come figli di Abramo abbiamo per patria il cielo stellato dell’Alleanza e per abitazione la terra dove Cristo ha piantato la tenda. Non per gli italiani, ma per ogni singolo uomo o donna che viene in questo mondo: “Andate in tutto il mondo, dove vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male a causa mia, uccidendovi anche, ma non abbiate paura perché ‘Io-Sono’ sempre con voi”.