I "punteggi sociali" che in Cina premiano i buoni e puniscono i cattivi hanno già avuto effetto: è stato vietato l'acquisto di biglietti di aerei o treni per 23 milioni di volte.
Il primo bilancio del “punteggio social” che in Cina “premia a buoni e punisce i cattivi” lascia a bocca aperta: nel 2018 è stato vietato l’acquisto di biglietti di aerei o treni per 23 milioni di volte. Significa che sono stati bloccati 23 milioni di tentativi di acquistare biglietti, non si sa da parte di quanti cittadini. La notizia si riallaccia a una misura annunciata lo scorso anno da Pechino, che prevede da parte del Governo l’assegnazione di “punti”, positivi o negativi, a ciascun cittadino, a seconda del suo comportamento. I punti positivi spettano a chi fa azioni positive e da imitare, come per esempio il volontariato. Quelli negativi vengono affibbiati a chi subisce condanne, prende multe, o ha fra gli amici persone “poco raccomandabili”.
Come avevamo spiegato a suo tempo, chi aveva punteggi bassi poteva essere punito con il divieto di viaggiare in aereo o su treni veloci, di iscrivere i propri figli a scuole di un certo livello, e di accedere a Internet. Secondo i dati pubblicati da Associated Press, che sarebbe entrata in possesso di una copia di un report governativo, quelle indicate sopra sono le prime conseguenze, arrivate a tempo di record. In virtù del punteggio social molti non hanno potuto viaggiare in treno o in aereo, e se ne sono resi conto quando hanno tentato, invano, di comprare un biglietto. È il primo di una serie di provvedimenti, che fra gli altri prevede anche la compilazione (forse già in divenire) di una “lista nera” pubblica con elencati tutti coloro che non stanno dando il buon esempio.
Secondo le fonti, ci si starebbe avvicinando alla realizzazione, entro il 2020, di un database con le relazioni sui comportamenti di ogni singolo cittadino (circa 1,5 miliardi di persone), al cui interno sarà possibile effettuare ricerche tramite dati biometrici. Qualcuno parla di schedatura di massa, altri sottolineano come “i buoni cittadini” non abbiano nulla da temere. A scanso di equivoci, l’unica cosa da fare è evitare di pubblicare sui social tutto quello che si fa.