Si arricchiscono di particolari macabri le indagini degli investigatori turchi sulla scomparsa di Jamal Khashoggi, il giornalista dissidente di origine saudita di cui si sono perse le tracce il 2 ottobre scorso dopo una visita al consolato del suo Paese a Istanbul. Secondo un’inchiesta video pubblicata da Al Jazeera Arabic, gli ufficiali di Ankara sarebbero convinti che il corpo, mai ritrovato, sia stato cremato in un forno presente nella residenza del console generale del Regno dove, secondo le ricostruzioni, sarebbe stato trasportato dopo l’omicidio consumatosi all’interno del consolato.

La tesi delle autorità turche riportate dai giornalisti della tv panaraba si ricollegano alle prime ricostruzioni che seguirono la denuncia della scomparsa del giornalista saudita. Dopo l’uccisione di Khashoggi all’interno del consolato, il suo corpo sarebbe stato fatto a pezzi e trasportato, all’interno di alcuni borsoni e con l’utilizzo di un furgone nero, all’interno della residenza del console. Il mancato ritrovamento del corpo, però, ha dato la possibilità ai reali di Riyad, soprattutto al principe ereditario Mohammad bin Salman, accusato di essere il mandante dell’assassinio del dissidente, di negare le responsabilità del proprio governo.

Il regno degli al-Saud ha condannato undici persone per l’omicidio, anche se il procuratore saudita Saud al-Mojeb ha precisato che “il sistema di procedura penale” in vigore nel Regno ”vieta la divulgazione dei nomi delle persone accusate”, specificando che il giornalista sarebbe stato avvelenato con una dose letale di droga prima di essere smembrato e portato fuori dal consolato saudita di Istanbul. L’Arabia Saudita ha però negato che dietro l’assassinio vi sia la mano del principe ereditario.

Una versione in contrasto con quella degli investigatori turchi che, rilasciando dichiarazioni anonime alla stampa nazionale, hanno diffuso audio e video delle torture e dell’omicidio del giornalista all’interno del consolato. Omicidio che sarebbe stato compiuto da un commando di 15 persone, probabilmente appartenenti ai servizi segreti del regno, giunto appositamente da Riyad.

Su come gli assassini si siano sbarazzati del corpo, però, sono state prodotte diverse ipotesi. In un primo momento, sempre fonti investigative turche citate dai media locali hanno ipotizzato che i resti della vittima fossero stati sciolti nell’acido. Pochi giorni dopo, in concomitanza con l’indiscrezione secondo cui l’omicidio sarebbe stato guidato in diretta Skype da Riyad, Dogu Perincek, leader del Partito Patriottico di opposizione turco, ha dichiarato che alcune parti del corpo martoriato dell’editorialista del Washington Post sarebbero state trovate in un pozzo nel giardino del consolato.

Al Jazeera aggiunge, poi, altri particolari. Secondo il racconto di un uomo che ha partecipato ai lavori di costruzione, la fornace sarebbe stata costruita “secondo le specifiche del console saudita. Doveva essere profonda e resistere a temperature superiori a 1.000 gradi Celsius, sufficienti a fondere il metallo”. Così, il corpo del giornalista ormai fatto a pezzi sarebbe stato trasportato nella residenza, con la cremazione che sarebbe “durata tre giorni”, come rivelato da un investigatore turco al giornalista della tv panaraba che spiega come gli inquirenti abbiano studiato il processo di combustione all’interno del forno. Le autorità hanno anche aggiunto che, nei giorni successivi alla cremazione, all’interno della fornace sarebbero state bruciate grandi quantità di carne per cercare di eliminare le tracce del corpo di Khashoggi.

Oltre alla novità riguardante la presunta cremazione del corpo del dissidente, l’inchiesta di Al Jazeera introduce anche un altro particolare che, se confermato, darebbe la certezza che l’omicidio Khashoggi si è consumato proprio nell’ufficio del console generale: gli investigatori avrebbero trovato tracce di sangue sui muri della stanza, nonostante questi siano stati ridipinti in una fase successiva all’assassinio.

Twitter: @GianniRosini

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