Politica

Pd, Zingaretti: “Renzi controlla gruppi? Conosco solo quelli dem”. E i suoi: “Lealtà”. Ma i renziani: “Non si può archiviare”

Dopo la larga vittoria di Nicola Zingaretti alle primarie del Partito democratico, si apre al Nazareno una nuova fase, un anno dopo la disfatta delle Politiche dello scorso anno. O almeno, questo sarebbe l’obiettivo del neo segretario e dei suoi fedelissimi, convinti che sia necessario ‘voltare pagina’ rispetto alla stagione renziana. Eppure, dato che alle ultime elezioni a imporre i candidati nelle liste dem fu proprio l’ex segretario ed ex presidente del Consiglio, il rischio è quello di una nuova faida interna in casa Pd. Al di là delle smentite dello stesso Renzi, che a parole promette ‘lealtà’ e “nessuna guerriglia”, ma che non ha certo abbandonato l’idea di lasciare il partito per lanciare il suo nuovo soggetto politico. Magari dopo le Europee.

In attesa, il rischio è però quello di un boicottaggio da parte dei gruppi a maggioranza renziana. Per logorare e impedire che Zingaretti lanci quell’alternativa che ha in mente per il partito. “Un freno i gruppi ancora in mano a Renzi? Io conosco solo i gruppi del Partito democratico, solo quelli”, taglia corto il neo segretario. Pur ironizzando sullo stesso ex segretario: “L”altra strada’? In realtà l’avevo detto io per primo, mi ha fregato il titolo del libro. Ma sono contento se lo aiuto a vendere copie…”. Sull’attivismo dell’ex premier, invece, taglia corto: “Sono contento del suo protagonismo, abbiamo l’obiettivo di sconfiggere la destra. E ognuno deve portare il suo contributo, anche Matteo Renzi”.

Gli zingarettiani, invece, si appellano alla lealtà di partito: “I gruppi a maggioranza renziana? Una contraddizione evidente rispetto a questo risultato, che segna una svolta. Ma si risolverà con il dialogo. Guai se non fosse così”, spiega Cesare Damiano. Altri, come l’organizzatrice di ‘Piazza Grande’, Paola De Micheli rivendica: “Non temo un boicottaggio, né credo alla scissione eventuale di Renzi dopo le Europee. Credo che la maturità del nostro gruppo parlamentare si mostrerà nei fatti”.

“Ci aspettiamo lealtà, pur nelle differenze”, aggiugne pure Roberto Morassut. E anche Francesco Boccia si accoda: “Credo alle parole di Renzi, mi aspetto massima collaborazione, lo chiedono gli elettori del Pd”. In casa renziana, invece, si promette, almeno a parole, lealtà. Ma non c’è alcuna intenzione di fare abiure o passi indietro rispetto alla stagione renziana: “Non credo che si possa pensare di archiviare Renzi se si vuol vincere qualcosa”, spiega dalla sede Pd Anna Ascani, che era in ticket con Roberto Giachetti alle primarie. E anche quest’ultimo ne è convinto: “Chi pensa si possa fare a meno di Renzi nel partito e nel Paese sta sulla Luna. Zingaretti? Con lui ci comporteremo in modo diverso rispetto a come la vecchia minoranza dem si comportò con Renzi quando lui fu segretario. L’ex premier? Ha garantito che non ci sarà ‘fuoco amico’ e non ci sarà”. Ma è l’unico terreno di scontro, quello. Perché l’altro nodo è il possibile ritorno di chi, da Bersani a Speranza fino a D’Alema, lasciò il Pd: “Non c’è alcuna dichiarazione da parte loro in questo senso”, rivendica Zingaretti, allontanando lo scenario di un nuovo ingresso tra gli esponenti di Articolo Uno. Ma i renziani sono già pronti alla battaglia: “Chi ci ha massacrato per cinque anni non può stare nel nostro partito. Se Zingaretti non manterrà la parole, faremo battaglia interna“, è il mantra di Giachetti. Almeno finché resteranno nel partito