In Bosch lo avevano annunciato già alla presentazione dei dati di bilancio preliminari del 2018: tutto quello che verrà nei prossimi mesi e anni, seguirà due linee direttrici ben tracciate, e cioè guida autonoma e mobilità elettrica. Infatti, le novità con cui l’azienda tedesca si presenta al Salone di Ginevra parlano solo di questo. Ma hanno molto da dire.
Tutto parte da una mobilità connessa e condivisa, per una popolazione mondiale che entro il 2020 viaggerà su circa un milione di shuttle, 24 ore su 24. Bosch ha quindi pensato a navette elettriche a guida autonoma che possono essere prenotate da smartphone. Il software, tramite un algoritmo, individua altre persone che possono condividere lo stesso tragitto: un servizio di carpooling elettrico e iperconnesso, ideato per far muovere un massimo di 4 passeggeri alla volta, che potranno accedere alle navette grazie a Perfectly Keyless, la chiave virtuale che consente di aprire l’auto solo con app da smartphone.
Un’altra novità legata alla mobilità in condivisione è lo sviluppo del servizio Convenience Charging: grazie a questa tecnologia è possibile conoscere lo stato della batteria e dove ricaricarla al momento opportuno, dimenticando l’ansia di restare “a piedi” all’improvviso. A ciò il servizio unisce anche notizie in tempo reale su traffico e meteo, per avere sempre una panoramica su quali saranno le condizioni di viaggio.
Ma il vero pallino di Bosch è la guida autonoma. Il nuovo pacchetto di hardware e software si basa su un sensore di movimento e posizione del veicolo che comprende un’unità ricevente ad alte prestazioni per i segnali di GNSS (Global Navigation Satellite System), che serve al veicolo per rintracciare la propria posizione assoluta.
Per correggere questi dati, che non possono essere mai davvero precisi, Bosch in collaborazione con Sapcorda, fornisce al sistema una rete di stazioni di riferimento terrestri di cui si conosce con esattezza la posizione, aiutando a correggere le imprecisioni sulla localizzazione date dal satellite. Inoltre, grazie anche ai sensori di velocità ruote e all’angolo di sterzata, prossimi come sensibilità al tatto umano, il sensore è in grado di capire dove si sta dirigendo l’auto e a quale velocità.
Quando si verificano problemi di ricezione dei segnali satellitari – per esempio a causa di un ingresso in galleria – può entrare in soccorso la mappatura stradale: si tratta di un servizio di localizzazione basato su una mappa che utilizza sensori video e radar del veicolo, i quali rilevano elementi stazionari lungo il percorso (come ad esempio i guard rail o i segnali stradali), creando quindi una mappa che viene confrontata con quella preesistente per determinare l’esatta posizione del veicolo.
Si parla poi di connettività V2X (vehicle to infrastructure), cui Bosch sta lavorando insieme alla startup Veniam: la tecnologia V2X consentirà a 470 milioni di veicoli connessi entro il 2025 di comunicare tra di loro o con la segnaletica stradale o, addirittura, con gli edifici. Tutto al fine di migliorare la viabilità urbana, sapendo in anticipo di incidenti, lavori in corso, onda verde dei semafori ecc. Il V2X sarà importante anche per aumentare la reattività dei sistemi di assistenza alla guida come frenata d’emergenza e controllo della carreggiata.
Infine, la più innovativa delle soluzioni, quella per la guida contromano: Wrong-way Driver Warning è un dispositivo che, nel giro di 10 secondi, avverte il conducente e tutti i veicoli che viaggiano nelle vicinanze quando si sta per entrare in una strada contromano. Quando un veicolo sta per imboccare un ingresso o un’uscita dell’autostrada, il sistema trasmette in modo automatico i dati di movimento al cloud Bosch in modo anonimo. La tecnologia di Bosch confronta quindi la direzione del veicolo con quella di marcia consentita, memorizzata in un database online. Se le due informazioni non combaciano, il sistema avvisa il guidatore dell’errore.