Grazie a quella croce uncinata tatuata sul polpaccio era diventata nota quando era stata candidata alla Camera. Gli elettori l’hanno bocciata (forse non per il tatuaggio), ma un anno dopo ha trovato una sistemazione: Marika Poletti sarà capo di gabinetto dell’assessore agli Enti locali della Provincia autonoma di Trento, che fa parte della giunta di centrodestra guidata dal leghista Maurizio Fugatti. E torna protagonista il tatuaggio sulla gamba destra del capo di gabinetto. Una svastica, apparentemente. Una runa, risponde lei, cioè una lettera dell’alfabeto delle antiche popolazioni germaniche. “Sono una cultrice della cultura popolare e quella è una simbologia millenaria”, si difende lei parlando con l’Adige. “Anche il segno della pace è una runa. E allora cosa facciamo? Torchiamo quelli che vanno in giro col simbolo della pace a spilletta o adesivo dicendo che sono filo-nazisti anche loro?”. In realtà la croce uncinata non esiste tra le rune, ma ha diversi significati in varie culture orientali. Tra questi, anche il sole.

Trentaquattro anni, trentina, Poletti è stata simpatizzante di Alleanza nazionale e poi presidente provinciale di Fratelli d’Italia, partito con il quale si è candidata alle Politiche del 4 marzo di un anno fa, non riuscendo però a essere eletta al Parlamento. Come esponente di Fdi, un paio d’anni fa non ebbe problemi a tenere un discorso davanti a una platea di simpatizzanti di CasaPound armati di torce. Poi, dopo la trombatura alle elezioni, in rotta con il partito di Giorgia Meloni, si è avvicinata alla lista Civica Trentina, formazione di destra moderata che ha portato Mattia Gottardi eletto in consiglio provinciale e poi nominato assessore della giunta di Fugatti.

A denunciare il tatuaggio è stato Alessandro Giacomini, ex presidente dell’associazione dei laici trentini, con una lettera aperta ai giornali locali accompagnata da una fotografia dell’interessata con gambe accavallate e simbolo in vista. “Questo non è certo il miglior approccio, caro assessore Gottardi – scrive Giacomini – per iniziare un dialogo costruttivo con il tessuto amministrativo delle realtà locali e i suoi attuali referenti. Il contesto socio politico trentino con il suo indiscutibile cambiamento alle recenti elezioni provinciali e il suo assessorato hanno un estremo bisogno di delicatezza, di educazione o per meglio dire di eleganza, non certo di sostituire la nostra cara aquila fiammante con la provocatoria svastica del suo capo di gabinetto”.

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