Per le famiglie con figli la casa rappresenta sempre più un problema. Perché sono proprio loro ad aver avuto maggiori effetti negativi dall’inizio della crisi economica e, spesso, a restare in affitto perché una casa di proprietà non riescono a comprarla. Per questi nuclei familiari le spese per l’abitazione sono considerate tra le più onerose, con conseguenze negative sulla vita dei bambini: case affollate, con pochi servizi e distanti dalle zone più servite. Questa l’analisi sul disagio abitativo delle famiglie con figli che Openpolis ha condotto, sulla base dei dati Istat, insieme all’impresa sociale ‘Con i bambini’, nell’ambito dell’Osservatorio povertà educativa #con i bambini.
PIÙ SONO I FIGLI, PIÙ SI RIMANE IN AFFITTO – Dallo studio emerge che le famiglie che hanno figli piccoli o comunque minorenni più spesso della media pagano un affitto per la casa in cui risiedono. In media, infatti, in Italia circa l’80% delle famiglie vive nella casa di proprietà, mentre il restante 20% è in affitto. In particolare nei nuclei senza minori la casa di proprietà è più frequente: 81,4% contro 18,6%. “Al crescere del numero di figli, le proporzioni cambiano” spiega Openpolis. Con uno o due figli, la quota di famiglie in affitto oscilla tra il 23 e il 24% – emerge dall’analisi – con 3 o più figli raggiunge il 33%, ossia un terzo del totale. Questi dati non necessariamente segnalano un disagio abitativo, ma neppure comprendono tutte le possibili difficoltà connesse con il costo dell’abitazione. Perché tra le famiglie che vivono in case di proprietà rientrano anche quelle con un mutuo e quelle che vivono in appartamenti inadeguati alle necessità, perché troppo piccoli o danneggiati. Ma sono sempre i dati Istat a indicare i segnali di una maggiore difficoltà abitativa nei nuclei in cui vivono bambini.
GLI EFFETTI DELLA CRISI E LA POVERTÀ – Anche rispetto alla crisi, che proprio in queste famiglie ha fatto aumentare la difficoltà di pagare l’affitto. Nei nuclei senza minori, invece, la quota di quelli che ritengono troppo costoso l’affitto non ha subìto grandi cambiamenti tra il 2007 e il 2017 (siamo attorno al 51%). Significa che dopo essere cresciuta fino al 61% nel 2013, il dato è ritornato ai livelli pre-crisi. “Al contrario – spiega Openpolis – nelle famiglie con figli la crescita della difficoltà a pagare l’affitto è stata riassorbita in parte, ma non del tutto”. Una tendenza in linea con il fatto che proprio nei nuclei con i figli piccoli i livelli di povertà assoluta sono cresciuti di più. Il 9,5% delle famiglie con un solo figlio è in povertà assoluta (nel 2005 erano meno del 2%). Percentuale quasi identica (9,7%) per le famiglie con 2 figli (erano il 3,6% nel 2005). Per quelle con 3 figli o più l’incidenza della povertà è doppia (20,9%, in calo rispetto al picco del 26,8% raggiunto nel 2016).
I DISAGI ABITATIVI: CALABRIA AL PRIMO POSTO – Tutto questo può avere conseguenze per i bambini e per le loro famiglie. “Un costo dell’abitazione troppo gravoso – spiega Openpolis – può spingere le famiglie a cercare case più piccole, lontane dai servizi e con più problemi, dall’umidità ai danni strutturali dell’abitazione, come quelli al tetto, agli infissi o ai pavimenti”. I problemi di danneggiamento vengono segnalati più spesso dalle famiglie calabresi (nel 19,1% dei casi). Questo significa che quasi una famiglia calabrese su cinque vive in una casa danneggiata. A seguire Campania (16,3%) e Sardegna (14,2%), mentre sono segnalati meno di frequente in Toscana (7,8%), Emilia Romagna (7,9%) e Veneto (8,2%). L’umidità invece viene segnalata più spesso in Sardegna (18,4%). A seguire Calabria (16,9%), Abruzzo (16,6%), Basilicata (15,8%). Mentre è meno frequente in Puglia, Piemonte e Toscana. Rispetto al dato sul numero di figli, le famiglie con due figli piccoli sono quelle che hanno segnalato più danni, mentre l’umidità è un problema maggiormente nelle famiglie senza minori e in quelle con un figlio.
PIÙ AFFOLLATE LE ABITAZIONI IN CAMPANIA – Un’altra faccia del disagio abitativo è rappresentata dall’affollamento, ossia quante persone vivono sotto lo stesso tetto. I dati dell’Istat, spiega l’osservatorio civico, sono utili perché vengono aggiornati ogni anno, ma come limite c’è il fatto che registrano una media sul territorio. In pratica chi vive da solo in una casa di dimensioni medie o grandi compensa la famiglia di 5 persone in pochi metri quadri. Secondo l’indice di affollamento la prima regione è la Campania, seguita dalla Basilicata. “Più interessante (ma meno aggiornato) – spiega Openpolis – è un altro indicatore dell’istituto di statistica: l’incidenza di popolazione in condizione di affollamento. Questo misura, attraverso le informazioni raccolte nel censimento, la percentuale di popolazione che vive in case sovraffollate”. In questa categoria l’Istat include quelle dove più di quattro persone vivono in meno di 40 metri quadri, quelle con oltre cinque occupanti in 40-59 metri quadri e quelle tra 60 e 79 metri quadri e oltre sei persone. La percentuale di popolazione che vive in questa condizione sul totale dei residenti fornisce l’incidenza dell’affollamento. A Napoli, Catania, Messina e Palermo il numero maggiore di famiglie che vive in case sovraffollate. Queste città, sono in molti casi anche quelle dove abita il maggior numero di minori. A partire da Napoli, Palermo e Catania, città in cui la quota di bambini e ragazzi supera la media nazionale. Nel capoluogo campano, tanto per fare un esempio, quasi il 18% degli abitanti è minorenne.