di Margherita Cavallaro
Recentemente mi è capitato di vedere su Faccialibro un paio di foto di libri di scuola attualmente in uso: una di un esercizio che faceva associare ai bambini verbi come “lavare” e “stirare” alla mamma e “lavorare” e “leggere il giornale” al papà, mentre l’altra faceva associare alla parola “zitella” il significato di donna brutta che nessuno si vuole pigliare. Il nostro esercizio invece sarà: quante cose sbagliate ci sono in questi due esercizi? Sarò anche così magnanima da non fare battute su come questi libri sembrino scritti dalle pancine scovate dal Signor Distruggere.
1. Prima di tutto fanno credere che se un uomo toccasse dei panni sporchi gli cascherebbe il dondolino. All’università avevo un paio di amici chiaramente cresciuti secondo questo principio e fatemelo dire: la loro vita non era rosea. Un ragazzo nello studentato è sopravvissuto a scatolette di tonno e formaggio in busta per un anno, mentre un altro è stato rimandato a casa da un esame perché i suoi vestiti erano disgustosamente stropicciati e non abbinati. Lavare e stirare sono abilità di sopravvivenza, tanto che vengono insegnate ai soldati e loro i dondolini li hanno tutti. Un vero papà macho lava e stira proprio come i marines.
2. Passiamo poi al lavorare. Pensiamo a quando all’asilo un bambino disegna la casa e la famiglia senza il papà, rispondendo quando viene interrogato a riguardo che il papà è fuori a lavorare (non dirò chi fosse quel bambino nella mia famiglia perché sennò poi chi la sente la Gdpr). Cosa direste a quel bambino? E cosa direste a quel padre? Forse i padri (e i figli) si meriterebbero qualche verbo migliore. Per non parlare del caso in cui magari ci sia un padre che ha perso il lavoro e che rimane a casa mentre la mamma lavora. In che posizione sarebbe quel bambino? Forse il padre dovrebbe diventare un alcolista per rimanere uomo piuttosto che aiutare in casa?
3. Che dire poi delle coppie omogenitoriali? Vi assicuro che le coppie di lesbiche non sono formate da casalinghe disoccupate, né quelle dei gay da uomini in carriera. In realtà avreste più probabilità di trovare mutande stirate in casa di due gay che di due lesbiche (non è vero, nessun 30enne stira più, ammettiamolo: stirare è mainstream e noi siamo tutti hipster).
4. Parliamo ora del leggere il giornale. Come giustamente osservava Gaston ne La Bella e la Bestia, quando una donna legge le vengono in testa strane idee e poi inizia a pensare, quindi il giornale lo legge il papà perché chi vorrebbe una donna che pensa se non una bestia pelosa che vive in isolamento, manca di social skills e passa il tempo a guardare la vita degli altri da uno specchio magico (praticamente un nerd)? Peccato che anche nel 1991 Gaston era il cattivo. I libri di scuola in Italia nel 2019 sono praticamente scritti da un cattivo della Disney.
5. Veniamo poi alla chicca finale. Le zitelle sono racchie che nessuno si piglia. Questo perché non è concepibile che una donna non voglia un dondolino (o stirare mutande dove un dondolino ha riposato). È lo stesso principio secondo cui i ragazzi che ci provano con te nei locali ti dicono che sei lesbica solo perché non hai mai visto il loro canarino, o che le lesbiche sono tali solo perché troppo brutte o acide per trovarsi un uomo, o per cui quando dici a tua zia che non ti piace la minestra di fagioli lei ti risponde “solo perché non hai mai assaggiato la mia!”. No zia, non mi piace e basta! Insomma, quando si parla di dondolini ai bambini viene insegnato che le donne devono sempre averne uno accanto e se non ce l’hanno è sempre a causa di una loro mancanza. Bambine, lasciate perdere hobby, carriere, viaggi, educazione: l’importante nella vita è che non rimaniate single perché sennò la vostra vita non ha senso (e perché vorrebbe dire che siete brutte). Insomma, una donna non può decidere come vivere perché la sua vita è già scritta nei libri di scuola.
Sapete cosa non c’è nei libri di scuola alle elementari, invece? La vita di Rita Levi-Montalcini. Una donna il cui padre si era opposto alla sua educazione perché impedisce alle donne di dedicarsi all’essere madri e mogli, ma che si è laureata lo stesso negli anni 30. Una donna che non si è mai sposata per propria scelta. Una donna che ha scoperto il fattore di crescita nervosa e grazie alla quale è avanzata la ricerca contro cancro, Alzheimer e Parkinson.
Vi lascio ora con un altro compito: immaginate quante Rita Levi-Montalcini abbiamo perso nella storia perché non hanno avuto il coraggio di ribellarsi a un paio di esercizi nei libri di scuola e dove sarebbe potuta essere la scienza se tutte quelle menti non fossero state confinate dietro una tavola da stiro o nella ricerca di un dondolino.