Confermata la recessione. In termini tendenziali, cioè rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, la variazione del pil è stata invece corretta al ribasso, da +0,1 a 0%. Tutti i principali aggregati della domanda interna registrano aumenti. Ha invece contribuito in negativo la variazione dei magazzini
L’Istat ha rivisto al rialzo la variazione del pil nel quarto trimestre 2018, portandola a -0,1% dal -0,2% della stima flash di fine gennaio. Il dato rimane comunque negativo, come quello del trimestre precedente, confermando quindi che l’Italia si trova in recessione tecnica. Rettificata al rialzo anche l’eredità negativa sul 2019: la variazione acquisita per il pil dell’anno in corso, quella che si registrerebbe in caso di variazione nulle per tutti i trimestri, è pari a -0,1%, contro il -0,2% stimato a gennaio. In termini tendenziali, cioè rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, la variazione del pil è stata invece corretta al ribasso, da +0,1 a 0%.
La composizione dei contributi alla variazione congiunturale è però molto diversa rispetto a quella registrata nel trimestre precedente. La domanda interna, che nel terzo trimestre era calata registrando una riduzione dello 0,1% dei consumi e dell’1,1% degli investimenti fissi lordi, negli ultimi tre mesi dell’anno ha invece contribuito positivamente (+0,1%) al pil con una crescita dello 0,1% dei consumi e dello 0,3% degli investimenti. Anche le importazioni e le esportazioni sono cresciute, rispettivamente, dello 0,7% e dell’1,3%. L’apporto della domanda estera netta al pil è risultato pari a +0,2 punti percentuali. A contribuire negativamente all’andamento del pil è stata la variazione delle scorte, che ha sottratto 0,4 punti. Un dato, questo, che fa pensare a un consumo di magazzino per soddisfare la domanda comunque debole e evitare di ritrovarsi con un eccesso di scorte quando la domanda calerà ulteriormente.
Si registrano andamenti congiunturali negativi per il valore aggiunto dell’agricoltura e dell’industria, diminuiti rispettivamente dell’1,1% e dello 0,5%, mentre il valore aggiunto dei servizi è cresciuto dello 0,1%.