Salone di Ginevra 2019, anche l’auto ha il suo Talent Show. A caccia di ascolti tra il pubblico giovane a colpi di intelligenza artificiale e qualche inquadratura da stupore digitale. Oppure su quell’isola che non è, ma lo sembra così tanto. Quella Svizzera ricca e orologiaia sulle sponde del Lago Lemano, dove qualsiasi marchio automobilistico non gioca spalleggiato dalla politica che avrebbe in casa.
Tutti Vip in una diplomatica terra di nessuno, 180 espositori e naufraghi al centro di una Unione Europea che dal 2021 ha fissato limiti asfissianti alle emissioni di CO2. Un Reality Show. Qualcuno non se l’è sentita di arrivare qui a spaccare noci di cocco per sopravvivere. Mancano il gruppo Jaguar-Land Rover (fresco di titolo di auto dell’anno 2019 col suv elettrico Jaguar I-Pace) e Infiniti, e poi la lista degli assenti attendisti che hanno preferito accavallare le gambe come commentatori in studio. Opel oggi lavora per il gruppo francese PSA e si prenderà il palcoscenico al Salone di Francoforte in settembre, così come DS, sempre più in bilico verso i palinsesti del mercato asiatico. Hyundai addirittura fa come chi è l’aiuto da casa. Qualcuno chiamerà, a caccia di acquirenti. Ford si gode a distanza gli investimenti elettrici pieni di muscoli del suo nuovo partner strategico Volkswagen. Volvo spedisce a Ginevra solo l’avanguardia del nuovo marchio lussuoso a zero emissioni Polestar, ma succede mentre la proprietà cinese targata Geely ragiona sul come integrare brevetti e affari con l’altro gioiello di famiglia, quella Mercedes di cui controlla il 9,7% ed è il maggiore azionista. Che poi è meglio che protagonista, se queste spiagge di Ginevra comunque costringono a qualcosa da dire.
Il Gruppo FCA scopre una concept car destinata a raccogliere il testimone nientemeno che di Fiat Panda. Accesi e poi fulminati i riflettori, avremo modo di capire quale impatto industriale avrà un progetto cruciale anche sul piano dell’occupazione. Panda, l’auto più venduta in Italia, ha retto le sorti dello stabilimento di Pomigliano D’Arco quasi come un oggetto di ingegneria sociale. Fiat ci dirà come, eventualmente in collaborazione con chi, e dove avrà il suo futuro naturale.
Così come è logico non voler aspettare la rivoluzione di Jeep, con Renegade e Compass in varianti ibride plug-in che atterreranno comunque sul mercato nel 2020, oppure quel prototipo di suv medio firmato Alfa Romeo che si chiama Tonale e passerebbe ogni televoto, e che potrebbe condividere elementi meccanici con una Jeep, eventualmente Compass.
Mentre la Francia già chiude il cerchio. Renault Clio e Peugeot 208 debuttano in simultanea sulla stessa zolla da citycar evoluta. Già pronta per l’ibrido la prima e per l’elettrico la seconda, figlie entrambi della filosofia delle piattaforme modulari da cui si può ricavare una intera famiglia di vetture. Proprio quell’invenzione tatuata da un decennio sull’intero gruppo Volkswagen, che getta nella mischia dei crossover urbani il suo sportivissimo T-Roc R da oltre 300 Cv e poi rilancia con la nuova piccola Skoda Kamiq, e casomai conclude con lo urban suv elettrico Audi Q4 e-tron. Premium Green come piace al pubblico da casa, costretto a dimagrire dal Diesel, a sognare l’elettrico da esibire pur di farsi passare la fame.
A Ginevra c’è l’ibrido concreto e convincente di nuova Toyota Corolla, Mazda3 o Honda CR-V, oppure Mercedes e BMW che spandono intere gamme a doppia motorizzazione per gli stand. Vegetariani per necessità contro quei pochi carnivori a benzina che restano, il Super Suv Bentley Bentayaga Speed da 635 cv, Lamborghini Huracán EVO Spyder da 640 Cv o la Ferrari F8 Tributo (nella foto) con il suo clamoroso motore turbo 8 cilindri a V da 720 Cv. A Ginevra Italia’s Got Talent. Tutti Masterchef, ma aspettando Amici.