Vertice a Palazzo Chigi tra il premier, i due vice e il ministro dei Trasporti. Il presidente del Consiglio ha annunciato che ci saranno "riunioni con i tecnici a oltranza". Quindi ha garantito: "Prenderemo la scelta migliore per i cittadini. Per questo l'esecutivo non rischia". In mattinata il sottosegretario M5s Buffagni: "Siamo pronti ad andare a casa per lo stop". Nel pomeriggio il Senato vota le mozioni sulla grande opera. Il 21 il Parlamento vota le mozioni di sfiducia a Toninelli
Il governo vuole sbloccare il dossier Tav entro venerdì 8 marzo. La garanzia questa volta è arrivata direttamente dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al termine del vertice a Palazzo Chigi con i vice Matteo Salvini e Luigi Di Maio e il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli. L’incontro è stato convocato innanzitutto per prendere una decisione sui bandi Telt, che per il momento resteranno in stand-by. “Siamo in dirittura d’arrivo, nel percorso finale, quello politico”, ha dichiarato il premier. “Oggi c’è stata la prima riunione politica, abbiamo iniziato l’analisi costi benefici. Domani sera alle 20,30, convocheremo una riunione con i tecnici a oltranza. Credo una scelta arriverà entro venerdì”. E proprio con i “tecnici” affronteranno “tutti gli aspetti dell’analisi costi-benefici”: “Partiremo”, ha specificato, “da un percorso di razionalità tecnica a cui si aggiungerà un percorso di razionalità politica e sottolineando come la riunione possa durare anche tutta la notte”. La grande opera divide i soci di governo da sempre e sul punto non sembra esserci alternativa al muro contro muro. Anche per questo Conte, per la prima volta, si è esposto in prima persona: “Siccome prenderemo la scelta migliore per i cittadini, ovviamente il governo non rischia. Mi batterò perché non sia trascurato alcun aspetto per una decisione corretta. Posso garantire che prenderemo una decisione per tutelare l’interesse nazionale”. Quindi ha aggiunto: “Rispetto le posizioni della Lega e del M5s, ma sarò garante che queste posizioni pregiudiziali non pesino sul tavolo. Partiremo dall’analisi costi-benefici“. L’intenzione è quella di sciogliere il nodo italiano, senza coinvolgere per il momento Parigi: “In questi giorni non ci sarà alcuna interlocuzione con la Francia”, ha concluso.
Quindi i soci di governo, per uscire dall’impasse infinito sulla grande opera, hanno scelto di affidare il dossier nella mani di Conte. Che, mai come questa volta, dovrà svolgere il ruolo di mediatore. La dinamica, commentano fonti M5s con le agenzie di stampa, è quella già vista durante la trattativa sulla procedura d’infrazione con la commissione Ue. Il punto di partenza di qualsiasi decisione sarà un’analisi “razionale” della relazione costi-benefici sulla Tav. Un’analisi che, di fatto, boccia il proseguimento dell’opera e alla quale, ha spiegato lo stesso Conte, sarà affiancata anche un’analisi di “razionalità politica“. Quindi, operativamente parlando, non si parlerà solo del documento elaborato dalla commissione voluta dal ministero dei Trasporti. Anche dal Carroccio hanno detto di condividere il modus operandi: “Stiamo lavorando per la soluzione migliore partendo da dati oggettivi”, ha detto il capogruppo del Carroccio Riccardo Molinari. “La soluzione è nelle mani del presidente Conte, le posizioni di partenza sono note. Siamo fiduciosi che si risolverà tutto per il meglio”. In queste ore a Roma c’è anche la commissaria Ue per la concorrenza Margrethe Vestager che però, nel merito, ha detto di non volersi esprimere: “Sulla Tav la decisione è dei governi italiano e francese che dovranno valutare come procedere. Se uno di loro non ha interesse a proseguire, allora c’è una conseguenza sull’allocazione delle risorse. Bisogna decidere come allocarle su altri progetti”. La decisione, ha quindi puntualizzato, “non è di competenza della Commissione”.
Il problema rimane come andare oltre le posizioni di entrambe le parti. Proprio stamattina, il sottosegretario M5s Stefano Buffagni ad Agorà su Rai Tre aveva dichiarato: “Io non mi occupo di trovare il compromesso. Detto ciò, se bisogna andare a casa perché noi non vogliamo buttare soldi per opere vecchie io non vedo il problema“. Una delle opzioni sarebbe quella di rinviare la decisione almeno a dopo le Europee, ma sono troppe le pressioni da parte degli attori che chiedono di velocizzare. Innanzitutto c’è da decidere se indire o meno i bandi da 2,3 miliardi di euro della società Telt che aspetta un input entro lunedì prossimo. “Sui bandi non può essere presa decisione oggi o domani”, ha detto Conte oggi, “alla fine di questo percorso, che confidiamo” di chiudere “entro venerdì, a quel punto, in base alla nostra decisione, partiranno o meno i bandi”.
Sul fronte parlamentare intanto, alle 16.30 in Senato è prevista la discussione delle mozioni sul Tav. Un momento in cui il governo dovrà dimostrarsi compatto, anche se un provvedimento per prendere tempo è già stato elaborato e votato a Montecitorio. Il Pd e Fi hanno anche depositato due mozioni per chiedere la sfiducia del ministro dei Trasporti Danilo Toninelli: i provvedimenti saranno votati il 21 marzo. A quanto si apprende il gruppo di Fratelli d’Italia è orientato a votare la mozione di sfiducia ma non a firmarla, mentre Forza Italia deciderà nelle prossime ore. Gli azzurri hanno poi presentato una mozione di sfiducia a loro prima firma sempre contro Toninelli. A rilanciare il tema è stato nelle scorse ore anche il neosegretario Pd Nicola Zingaretti che come prima cosa ha annunciato la visita sui cantieri dell’Alta velocità. Contro il governo si è invece schierato oggi il presidente Pd del Piemonte Sergio Chiamparino: “Mi sembra che la montagna abbia partorito un topolino, anzi un brodino visto che c’è un ulteriore allungamento del brodo. La scadenza è dietro l’angolo e non capisco cosa ci sia ancora da approfondire.
Ma la Tav non è l’unico dossier su cui i soci di governo registrano tensioni. Salvini sarà in Aula alla Camera per il voto sulla legittima difesa, ieri ha presentato un nuovo disegno di legge sulla droga ed è sempre in ballo la partita sull’Autonomia: a Palazzo Chigi se ne parlerà, visto che potrebbe essere rallentata dall’intervento emendativo sollecitato dal Colle e dai presidenti delle Camere. “Tutto è migliorabile”, ha detto Salvini, aprendo all’intervento del Parlamento sulle intese governo-Regioni.