Elena Benassi, sindaca di Brescello in provincia di Reggio Emilia, intima con una raccomandata all’associazione antimafia Agende Rosse di spiegare entro 48 ore le modalità esatte di svolgimento di una pubblica assemblea titolata “Donne contro la mafia”, prevista l’8 marzo, e si riserva ogni azione se i chiarimenti non arriveranno. Poi ci ripensa e accusa i promotori della iniziativa di avere “strumentalizzato la sua richiesta”, che definisce “semplice e legittima”. Non c’è pace nel paese di Peppone e Don Camillo, commissariato nel 2016 per condizionamento mafioso e dove dalla primavera 2018 è insediata una nuova giunta, espressione di una lista civica collegata alle amministrazioni passate.

Oggetto di questa nuova polemica è la sala civica Carlo Zatti, dove la sera dell’8 marzo parleranno tre donne che hanno subito pesanti minacce per le loro attività e le loro idee: l’ex sindaca Pd di Mantova Fiorenza Brioni, l’ex consigliera della Lega a Brescello Catia Silva e l’ex presidente della Fita/Cna Cinzia Franchini. Assieme a loro, come recita il volantino, sarà il giornalista Donato Ungaro, vigile urbano a Brescello nel 2002 quando venne licenziato dal sindaco di allora, Ermes Coffrini, che non apprezzava i suoi articoli. Ungaro vinse in seguito la causa aperta contro il licenziamento in tutti i gradi di giudizio e il Comune venne poi sciolto e commissariato per condizionamento mafioso nel 2016. Alla guida della giunta c’era allora il figlio di Ermes, Marcello Coffrini.

Ungaro da diverso tempo racconta la propria vicenda in incontri pubblici illustrando dettagli di una storia che rappresenta una spina nel fianco della vecchia amministrazione. Da quei fatti è stato tratto lo spettacolo teatrale titolato “Saluti da Brescello”, per il quale di recente l’ex sindaco Ermes Coffrini ha querelato per diffamazione aggravata gli autori del testo, Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, assieme a Marco Belpoliti che lo ha pubblicato sul web e allo stesso Donato Ungaro, considerato “fonte di ispirazione”. Con espressa riserva di sporgere analoga querela anche nei confronti dei direttori di teatri o luoghi di intrattenimento in cui dovesse essere messa in scena l’opera teatrale incriminata.

Per questo incontro dell’8 marzo Agende Rosse aveva regolarmente prenotato la sala il 19 gennaio scorso, pagando i 25 euro previsti al Comune di Brescello e compilando i relativi moduli. Ma il primo marzo è arrivata la raccomandata firmata dalla sindaca di Brescello, che ha intimato all’associazione di chiarire entro 48 ore “le modalità esatte di svolgimento della iniziativa programmata e gli argomenti che verranno trattati”. Riservandosi, qualora detti chiarimenti non fossero arrivati, “di riconsiderare la vostra richiesta di concessione della sala e di assumere le decisioni conseguenti”. E’ Ungaro il problema, come conferma a ilfattoquotidiano.it la stessa sindaca di Brescello Elena Benassi: “Ha un contenzioso aperto con il Comune e il suo nome non era indicato nella richiesta della sala”. Quindi scatta una imbarazzante censura preventiva? “No” risponde la sindaca, “la mia richiesta di chiarimenti era doverosa, legittima, conseguente alla mancata coerenza tra il titolo della iniziativa (donne contro la mafia) e la presenza dell’ex vigile urbano”. Aggiungendo che “Agende Rosse ha voluto strumentalizzare la cosa facendo polemica sui giornali. Non c’era nessuna intenzione da parte della giunta di ritirare la concessione della sala”.

Giovedì sera dunque, se il sindaco non cambierà nuovamente idea, potrà tornare finalmente a Brescello Donato Ungaro. Converserà con Fiorenza Brioni, che ricevette una quindicina di proiettili via posta quando nel 2008 si oppose alle speculazioni edilizie in odore di mafia alle porte di Mantova. Con Catia Silva, che nel 2009 venne minacciata nella piazza del paese perché considerata ispiratrice di alcuni articoli sulla penetrazione mafiosa. Un mese fa per quelle minacce la Corte d’Appello ha confermato le condanne ad Alfonso Diletto, uno dei capi secondo il processo Aemilia della cosca autonoma di ‘ndrangheta operante a Reggio Emilia, e ad altre quattro persone di origine calabrese residenti a Brescello. Infine con Cinzia Franchini, che venne minacciata nel 2012 perché non volle aderire al Movimento dei forconi in Sicilia, ritenendolo a rischio di infiltrazioni mafiose.

Sul fronte politico solidarietà ai promotori della iniziativa arriva da 5 Stelle e Forza Italia che presenterà una interrogazione in Consiglio Regionale. La CGIL dell’Emilia Romagna sostiene che la partecipazione di Donato Ungaro ad una iniziativa antimafia a Brescello non può rappresentare un problema per quella Amministrazione. Perché l’ex vigile urbano “ha vinto in tutti i gradi di giudizio le cause contro il Comune e perché i dibattiti pubblici, gli approfondimenti e le ricerche, tanto più se finalizzati a mettere in campo strumenti di contrasto alla criminalità organizzata e per ricostruire un quadro di piena legalità, vanno favoriti e sostenuti”.

 

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