Il Senato ha approvato con 209 sì, nessun no e 7 astenuti il decreto Carige, che aveva già ottenuto il via libera della Camera il 13 febbraio e ora diventa legge. Nel pomeriggio l’esame del testo era stato sospeso dal presidente di turno Ignazio La Russa a causa di un errore tecnico. All’articolo 20 comma 7 del provvedimento c’era un riferimento sbagliato, ha spiegato, “alla lettera C al comma 5, ma il comma 5 non esiste il riferimento va fatto al comma 3”. L’aula ha ripreso i lavori dopo l’intervento del senatore Alberto Bagnai e del sottosegretario Vincenzo D’Angelo che hanno annunciato l’avvenuta correzione.
Il governo ha accolto ordini del giorno che lo impegnano a valutare un intervento normativo ad hoc per i reati commessi da amministratori bancari, una normativa che tuteli le filiali nei comuni periferici, la definizione di modelli organizzativi per favorire lo sviluppo di politiche commerciali equilibrate, la tutela delle posizioni lavorative del personale dipendente di Carige, la considerazione dei crediti d’imposta iscritti nelle voci di bilancio e delle quote di partecipazione in Banca d’Italia, la pubblicazione del piano di ristrutturazione, l’applicazione del trattamento massimo retributivo al personale direttivo, iniziative per i debitori in sofferenza, la comunicazione alle commissioni parlamentari di eventuali rilievi della Commissione europea.
I punti cardine del testo sono il fondo pubblico da 1,3 miliardi con cui lo Stato potrà come ultima istanza sottoscrivere azioni Carige, la garanzia statale su passività di nuova emissione e sull’erogazione di liquidità di emergenza e la relazione del Tesoro al Parlamento ogni 4 mesi per rendere pubblici i nomi dei grandi debitori della banca genovese.
Il decreto autorizza in particolare il Mef, fino al 30 giugno 2019, a concedere la garanzia dello Stato su passività di nuova emissione dell’istituto ligure, nel rispetto della disciplina europea in materia di aiuti di Stato, fino ad un valore nominale di 3 miliardi di euro. Tale garanzia onerosa per la banca è incondizionata, irrevocabile e a prima richiesta e copre il capitale e gli interessi. Per tutto il tempo in cui beneficia della garanzia, la banca è tenuta a non distribuire dividendi, effettuare pagamenti su strumenti di capitale aggiuntivo, riacquistare propri strumenti di capitale primario o aggiuntivo, acquisire partecipazioni, per garantire il rientro di natura patrimoniale. Inoltre, Carige è tenuta a presentare, entro due mesi dalla concessione della garanzia, un piano di ristrutturazione per confermare la propria redditività e capacità di raccolta a lungo termine senza ricorso al sostegno pubblico.