I livelli di diossina nella masseria del Carmine, quella vicina allo stabilimento Ilva di Taranto, sono tornati ai livelli “tipici” degli “anni antecedenti al 2012”. L’Arpa Puglia conferma, nel corso di un incontro convocato per analizzare i report delle centraline della rete di monitoraggio della qualità dell’aria, l’allarme lanciato dal coordinatore dei Verdi, Angelo Bonelli, e dal consigliere comunale Vincenzo Fornaro, ex allevatore e proprietario della masseria, dove dieci anni fa vennero abbattuti oltre mille capi di bestiame perché ‘contaminati’. Si tratta di dati “preoccupanti” secondo l’assessore all’Ambiente della Regione Puglia, Gianni Stea, che ha invitato il ministero dell’Ambiente “a prenderne atto e a mettere in campo ogni iniziativa” per contrastare l’aumento: “La Regione Puglia non può più tollerare tale situazione – ha detto Stea – e tramite gli uffici preposti chiederà un riesame dell’Aia e la riduzione dell’attività produttiva”. Mentre il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, confermando quanto anticipato dalla ministra Barbara Lezzi sabato scorso, ha ribadito: “La norma sull’abolizione dell’immunità penale è scritta, deve andare in Parlamento”.
I dati Arpa – Relativamente ai dati dei composti organici, il valore medio di 7,7 picogrammi di diossina “riferito a masseria del Carmine” a Taranto “è stato calcolato su una media di 10 mesi (periodo gennaio-ottobre 2018), e allo stato sembra attestarsi su ordini di grandezza tipici degli anni antecedenti al 2012″, si legge nel verbale d’incontro che si è svolto martedì con Arpa Puglia nel dipartimento Qualità urbana della Regione Puglia. Bonelli e Fornaro, come anticipato da Ilfattoquotidiano.it, avevano denunciato l’aumento in un anno del “valore della diossina del 916%”, passato “da 0,77 picogrammi del 2017 a 7,06 picogrammi del 2018, molto vicino agli 8 picogrammi del 2009″. Volendo allargare il campo agli anni “antecedenti il 2012”, nella stessa centralina, i dati riportavano una media di 13,92 picogrammi nel 2008, 8,61 nel 2009, 9,22 nel 2010 e 8,25 nel 2011 per poi calare a 5,26 nel 2012, dopo il sequestro degli impianti da parte della magistratura nell’ambito dell’indagine Ambiente Svenduto, e crollare negli anni successivi fino agli 0,77 del 2017.
La reazione della Regione: “Il ministero si attivi” – “Sono dati preoccupanti quelli analizzati quest’oggi nel corso di una riunione tecnica tra il Dipartimento Ambiente della Regione e l’Arpa Puglia – è stata la reazione dell’assessore regionale all’Ambiente – L’allarme lanciato dalle associazioni ambientaliste su un possibile aumento di inquinanti dello stabilimento ex Ilva di Taranto, ora gruppo ArcelorMittal, secondo quanto reso noto nel corso dell’incontro, corrisponderebbe a verità”. Da qui l’invito di Stea al Ministero dell’Ambiente affinché prenda atto di quanto sta accadendo a Taranto e a “mettere in campo ogni iniziativa possibile a riportare nei limiti stabiliti e di sicurezza la quantità di tali inquinanti”. La Regione Puglia, ha aggiunto, “non può più tollerare tale situazione e tramite gli uffici preposti chiederà un riesame dell’Aia (autorizzazione integrata ambientale, ndr) e la riduzione dell’attività produttiva”.
Costa: “Via l’immunità penale” – Dopo aver chiesto l’intervento di Ispra già sabato, intanto, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa è tornato a parlare dell’immunità penale per i vertici del siderurgico: stando alle norme attuali, infatti, né ArcelorMittal né i commissari straordinari possono essere perseguiti in caso di violazioni della materia ambientale. “L’abolizione dell’immunità penale” dei dirigenti aziendali dell’Ilva, è una “norma scritta” che “deve andare in Parlamento”, ha detto Costa. Il decreto salva-Ilva del 2016 prevedeva l’immunità penale o amministrativa “del commissario straordinario, dell’affittuario o acquirente e dei soggetti da questi funzionalmente delegati” relativamente alle “condotte poste in essere” per attuare il piano relativo all’Ilva. La norma, continua Costa, “non è ancora arrivata perché ci sono una serie di disordini di organizzazione sul territorio: bisogna mettere un po’ di ordine”.