“Se il sindaco non ci riceve venerdì torneremo con i bambini”. È l’ultimatum della mamme di alcune bambini che frequentano le due scuole del rione Tamburi a Taranto. I plessi sono stati chiusi in via precauzionale dal primo cittadino Rinaldo Melucci in attesa degli accertamenti sui rischi corsi dai piccoli alunni nelle strutture a pochi metri non solo dall’ex Ilva e quindi dalle sue emissioni, ma anche dalle cosiddette “collinette ecologiche”, sequestrate a inizio febbraio dalla magistratura perché le analisi dell’Arpa Puglia hanno accertato che furono costruite con gli scarti di produzione e materiali inquinati provenienti dalla fabbrica. Nel pomeriggio di oggi hanno occupato simbolicamente il Comune ionico e, dopo aver esposto lo striscione “ora o mai più”, hanno atteso di parlare con il sindaco che, però, era impegnato in Prefettura per un vertice sulla questione.

foto di Luciano Manna

Un’altra spia della crescente tensione nel capoluogo ionico dopo le ultime notizie che accertano l’aumento degli inquinanti nell’aria: le emissioni che non superano i limiti di legge secondo quanto hanno affermato Arpa e la stessa associazione ambientalista Peacelink, ma che tuttavia non garantisce l’assenza di effetti dannosi sulla salute umana. È soprattutto al quartiere Tamburi che serpeggia l’esasperazione. Lunedì sera un nutrito gruppo di cittadini ha chiuso simbolicamente i cancelli di accesso allo stabilimento gestito da qualche mese da Arcelor Mittal: un catenaccio e un cartello “oggi vi chiudiamo noi” sono forse i simboli più rappresentativi di una situazione delicata che sembra peggiorare di giorno in giorno. La chiusura delle due scuole ai Tamburi ha contribuito fortemente a generare estrema preoccupazione: “Ma perché il sindaco chiude le scuole e non la fabbrica?”, è la domanda più ricorrente sui social e nelle strade.

Una  relazione dell’Arpa inviata al sindaco Melucci afferma che “è opportuno tuttavia sottolineare come la postazione “Deledda” (una delle scuole chiuse, ndr) sia sottovento rispetto ai venti prevalenti sia alle c.d. “collinette ecologiche”, delle quali subiscono impatto, ma anche all’intera area industriale, ed in particolare al complesso siderurgico, con sovrapposizione dei contributi individuali”. E rispetto ad altre zone della città di Taranto, come la borgata di Talsano che per Arpa Puglia è come lo “zero” in fatto di inquinanti, le cifre appaiono preoccupanti: «Si rileva – si legge nella relazione in possesso de Ilfattoquotidiano.it – che il flusso di deposizione di solidi totali calcolato sulla base dei dati disponibili, determinato per la scuola Deledda è risultato circa il doppio di quello determinato per la postazione di Talsano”. Anche i dati rispetto ad arsenico, cadmio, nichel  e piombo “sono risultati maggiori nel sito “Deledda” rispetto alla postazione “Talsano””. Anche i valori di ferro e manganese, elementi che “possono essere ritenuti traccianti delle attività industriali ed in particolar modo dello stabilimento siderurgico” sono risultati “rispettivamente circa 10 e 6 volte più alte di quelle determinate nel sito di fondo”, ovvero a Talsano. 

Tensione nelle ultime ore si è registrata anche sotto la Prefettura dove si è tenuto il tavolo tecnico per il monitoraggio ambientale: un tavolo che secondo il comunicato inviato dalla Prefettura si è riunito “su impulso” del ministro dell’Ambiente Sergio Costa. “L’analisi condotta dai tecnici di Ispra e Arpa Puglia – afferma la nota inviata alla stampa – sui dati raccolti presso le centraline di monitoraggio urbano di qualità dell’aria del quartiere Tamburi, via Orsini, via Machiavelli e via Archimede non ha evidenziato per l’anno 2018 il superamento dei parametri previsti dalla normativa dell’Unione Europea, mantenendosi al di sotto di tali valori” e “anche i dati acquisiti nel bimestre gennaio-febbraio 2019 non mettono in evidenza superamenti per quanto concerne i valori limite normativi di qualità dell’aria”.

Anche per gli idrocarburi policiclici aromatici “si è registrato – si legge nel comunicato – un lieve incremento nella sola stazione di via Machiavelli Tamburi rispetto al bimestre dello scorso anno”. Crescono invece le emissioni registrate dalle centraline all’interno della fabbrica: benzene, acido solfidrico e ipa. Su quest’ultimo punto Ispra ha affermato che “sta procedendo alla verifica anche della tenuta e del funzionamento degli impianti e sull’applicazione rigorosa delle prescrizioni Aia”.

Confermata anche la crescita del particolato – pm10 e pm2,5 – nella Masseria Carmine dove si è registrato una aumento anche di diossina: “Per i primi dieci mesi dell’anno 2018 una media annuale di deposizioni totali di policlorodibenzodiossine (PCDD) e di policlorobifenili – diossine simili (PCB) pari a 7,7 PGTE mq. al giorno, con l’incremento più rilevante rispetto ai minimi della serie storica registrato negli anni 2016-2017″. Gli organi tecnici di Ispra e Arpa, sul punto, hanno garantito un monitoraggio “stringente e rafforzato per l’accertamento delle fonti e delle cause”. E per evitare allarmi, i presenti al tavolo hanno concordato di “rendere operativo un sistema di comunicazione interistituzionale e informativo che, con cadenza mensile, fornisca un quadro compiuto ed aggiornato dell’andamento delle rilevazioni ambientali effettuate nell’area di Taranto”.

La foto in evidenza e all’interno dell’articolo sono di Luciano Manna

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