"L'intento del procedimento - scrive il responsabile del Viminale - è quello di garantire la permanenza dei bambini nel ciclo della scuola dell’infanzia. Evitiamo traumi ai più piccoli". L'Associazione nazionale presidi: "Si continua a non tenere conto dei bimbi più fragili. C'è un tema di salute pubblica per il quale non si può essere d'accordo"
Ci aveva provato già lo scorso giugno: “Dieci vaccini obbligatori sono troppi” ed era andato anche oltre definendoli “inutili e in parecchi casi pericolosi se non dannosi“. Un’incursione quella di Matteo Salvini immediatamente bloccata dalla ministra della Salute, Giulia Grillo. Oggi il vicepremier e ministro dell’Interno ritorna su un tema dirimente come quello delle vaccinazione scrivendo una lettera alla ministra in cui chiede un decreto legge per consentire la permanenza scolastica ai bambini non vaccinati nelle scuole di infanzia 0-6 anni. “L’intento del procedimento – scrive il responsabile del Viminale – è quello di garantire la permanenza dei bambini nel ciclo della scuola dell’infanzia. Evitiamo traumi ai più piccoli”.
Secondo il leader leghista è necessario evitare “l’allontanamento e la decadenza dalle liste scolastiche” dei bambini “essendo ormai giunti alla conclusione dell’anno”. Bisogna “evitare traumi ai più piccoli”e quindi è necessario “prevedere il differimento degli obblighi in scadenza al 10 marzo prossimo contenuti nella legge Lorenzin”.
L’intento “comune” è di “superare il decreto Lorenzin sui vaccini obbligatori, una legge che noi riteniamo abbia alcune importanti lacune“, ha risposto Grillo. “Come è giusto che sia, sarà il Parlamento a superare quella legge”, ha sottolineato. “Salvini, invece che ‘evitare traumi’, pensi a come garantire la sicurezza dei bambini immunodepressi che non possono andare a scuola e a come verrà garantita la salute per quei bambini che i genitori non vogliono vaccinare, mettendone a rischio la salute”, ha attaccato Beatrice Lorenzin, ex ministra della Salute e leader di Civica Popolare.
Contraria alla proposta del vicepremier leghista anche l’Associazione nazionale presidi: “Giusta la preoccupazione di non traumatizzare i bambini, ma si continua a non tenere conto dei bimbi più fragili, la cui vita sarebbe a rischio se consentissimo ai non vaccinati per motivi ideologici di frequentare la stessa scuola. Non ci possono essere bambini di serie A e di serie B“, dice all’Ansa il presidente dell’associazione, Antonello Giannelli. “C’è un tema di salute pubblica – conclude – per cui non possiamo essere d’accordo”.
Dichiarazioni quelle del ministro dell’Interno nel giorno in cui Vittorio Demicheli, coordinatore del tavolo indipendente sui vaccini voluto dal ministro della Salute, ha spiegato all’AdnKronos l’obiettivo del nuovo Piano di eradicazione del morbillo: circa 2,5 milioni di adulti e giovani adulti da vaccinare, “quelli rimasti fuori dalle campagne di immunizzazione iniziate negli anni ’80, ma eseguite in maniera non ottimale, e che oggi rappresentano i ‘serbatoi’ suscettibili della popolazione, in cui si verificano tutti quei casi di malattia di cui sentiamo parlare e che spaventano”. Il documento andrà alla conferenza Stato-Regioni la prossima settimana, con una riunione tecnica l’11 marzo e l’esame dei presidenti il 14. “Con l’obbligo di vaccinazione per l’iscrizione scolastica – spiega l’esperto – è migliorata la copertura vaccinale nelle fasce pediatriche, anche se non arriva ancora al 95% nemmeno nei nuovi nati. Ma quello che vogliamo sottolineare con questo piano è che occorre arrivare a coperture alte non solo nei più piccoli, ma anche fra i 30-40enni”.
Il piano straordinario prevede che per un paio d’anni si vaccinino, con una promozione attiva e senza coercizioni, quanti più giovani adulti possibile: “E per farlo dobbiamo sensibilizzarli ogni volta che entrano in contatto con un’istituzione pubblica. Con i bambini è più facile, basta entrare nelle scuole”, continua Demicheli. “Per i più grandi, abbiamo pensato che ogni volta che si iscrivono a un concorso (per ora solo per entrare nelle Forze armate), a un Erasmus, a una società sportiva, o in tutte le occasioni in cui si ha un contatto con il Servizio sanitario nazionale o si dona il sangue, si informino le persone sulla possibilità di vaccinarsi. Non è che non si potrà partecipare a un concorso se non ci si vaccina – precisa Demicheli – solamente verrà richiesta la documentazione dello stato vaccinale e in caso non si sia stati immunizzati contro il morbillo, si farà presente la possibilità di vaccinarsi”.
L’obiettivo, ribadisce Demicheli, “è che in tutte le occasioni possibili si abbia la percezione che la comunità vuole che ci si protegga dal morbillo. Soprattutto in età adulta, quando il rischio è più alto. Certo, il target di 2,5 milioni di persone da vaccinare è arduo da raggiungere e mi riterrei soddisfatto se riuscissimo a raggiungere un milione di persone in due anni”. Secondo l’esperto, “l’obbligo vaccinale non ha fatto il miracolo, eppure tutta l’attenzione è stata rivolta a questo tema. C’è stata una sorta di ‘ebbrezza obbligo’, ci si è occupati solo di quello non pensando che erano i giovani adulti il vero problema. Con i bimbi piccoli si è raggiunto un buon risultato, ma ora si cambia registro. Senza pensare a multe o simili, ma solo raggiungendo e convincendo le persone”.