Per quanto riguarda il quantitative easing il Consiglio direttivo conferma la politica di reinvestimento integrale del capitale rimborsato sui titoli in scadenza "per un prolungato periodo di tempo". Previsione di crescita del pil dell'Eurozona per il 2019 tagliata a +1,1% dal +1,7% stimato a dicembre. Tra i fattori che hanno determinato il taglio ci sono il protezionismo, Brexit, la situazione italiana e il settore automobilistico tedesco
L’economia dell’Eurozona sta rallentando “notevolmente”. E la Bce corre ai ripari annunciando che a settembre lancerà una nuova serie di prestiti Tltro (Targeted Longer-Term Refinancing Operations) a lungo termine e a bassi tassi per le banche dell’Eurozona dopo quella lanciata nel 2014, con l’obiettivo di “preservare le favorevoli condizioni di prestito bancario e la regolare trasmissione della politica monetaria”. Soldi che andranno utilizzati “per poi prestare all’economia, alle aziende, alle famiglie e al settore privato, non per comprare debito sovrano”, ha sottolineato il presidente Mario Draghi.In più l’Eurotower ha rinviato a non prima della fine del 2019 l’aumento dei tassi di interesse, che in ogni caso rimarranno sui livelli attuali “finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine”. Gli istituti italiani hanno ricevuto circa 240 miliardi di euro nelle precedenti aste Tltro, che salgono a quasi 800 se si aggiungono anche le Long term refinancing operation del 2011 e 2012.
La nuova iniezione di liquidità e il rinvio di eventuali rialzi dei tassi arrivano per rispondere al rallentamento della congiuntura: la Bce ha nuovamente rivisto al ribasso le stime di crescita per l’Eurozona, portando il pil 2019 a +1,1% dal +1,7% stimato a dicembre, che era già stata limato dal +1,8% precedente. In ogni caso nelle valutazioni della Bce “le probabilità di una recessione sono molto basse”. Limata a +1,6% da +1,7% la stima per il 2020, mentre per il 2021 è confermata una crescita dell’1,5%.
Gli ultimi dati raccolti dalla Bce “mostrano una notevole moderazione nell’espansione economica, che durerà per tutto l’anno in corso”, ha detto Draghi, che ha sottolineato come le misure adottate oggi siano state votate “all’unanimità, un segnale molto molto buono di coesione data la loro complessità”. I rischi per le prospettive economiche dell’Eurozona “restano orientati al ribasso” a causa di una serie di fattori esterni che vanno dal protezionismo alle incertezze intorno a Brexit, a “ciò che sta accadendo in Cina fino all’effetto sempre più debole dello stimolo fiscale negli Usa“. Fra i vari fattori che hanno comportato una forte revisione al ribasso della stima di crescita sul 2019, “uno di questi è certamente l’Italia” ma anche “il settore automobilistico tedesco“.
“I paesi in cui il debito pubblico è elevato devono continuare a ricostituire cuscinetti fiscali. Tutti i paesi dovrebbero continuare ad aumentare gli sforzi per ottenere una composizione più favorevole alla crescita delle finanze pubbliche”, ha aggiunto Draghi, secondo cui “l’attuazione trasparente e coerente del quadro di governance fiscale ed economica dell’Unione europea nel tempo e tra i Paesi rimane essenziale per rafforzare la capacità di ripresa dell’economia della zona euro”.
Quanto alle misure non convenzionali di politica monetaria, cioè il quantitative easing, “non si è discusso della possibilità di riattivare il programma” ma il Consiglio direttivo conferma la politica di reinvestimento integrale del “capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma di acquisto di attività per un prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui inizierà a innalzare i tassi di interesse di riferimento della Bce, e in ogni caso finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario”.