La via del ritorno a scuola è più vicina per il bambino iscritto alla primaria di via Bobbio a Roma, affetto da una forma di leucemia linfoblastica acuta. Nei giorni scorsi, il legale della famiglia Gianpiero Scardone ha inviato una seconda diffida alla dirigente dell’Istituto Comprensivo “Via Ceneda” Anna Allerhand per sapere “quali misure generali e specifiche siano state prese in relazione alla messa in piena sicurezza” della scuola in previsione del rientro in classe fissato per lunedì 11 marzo. E proprio oggi pomeriggiola preside ha convocato un’assemblea con tutti i genitori e il personale della competente Asl per accompagnare nel modo più idoneo il rientro a scuola del bimbo immunodepresso.

La vicenda ha inizio nei mesi scorsi. Marco (nome di fantasia) frequenta, o meglio frequentava, la primaria di via Bobbio nel quartiere San Giovanni a Roma. Una vita felice fino all’aprile dello scorso anno quando è iniziato il calvario per la malattia. Per lui sono cominciati dieci estenuanti mesi di chemioterapia. Grazie alle cure dei medici il bambino ce l’ha fatta, ha vinto la battaglia più difficile, quella della leucemia ma per lui si sono chiuse le porte della scuola. Nella sua classe, la seconda, ci sono cinque alunni non vaccinati. Un ostacolo che impedisce a Marco di tornare a scuola. Per il piccolo basta una varicella, un morbillo per tornare nell’incubo, addirittura per rischiare la vita.

A quel punto interviene l’avvocato della famiglia, Gianpiero Scardone che incontra la preside: “Già nel primo colloquio con la dirigente – spiega il legale – le abbiamo annunciato che al termine delle cure il bambino era pronto a rientrare a scuola ma in una situazione protetta”. Lo stesso dipartimento di onco-ematologia e terapia cellulare dell’ospedale pediatrico “Bambino Gesù” aveva certificato il 6 febbraio scorso che era “raccomandabile che la collettività frequentata dal paziente avesse effettuato le vaccinazioni previste dalla Legge per evitare di esporre Marco ad un elevato rischio di contagio”. Negli stessi giorni la preside aveva scritto ai genitori del plesso di via Bobbio: “Desidero sensibilizzare – cita la missiva della capo d’istituto – i genitori sulla opportunità di adempiere ai previsti obblighi vaccinali. La frequenza scolastica di questo alunno fa parte del processo di guarigione per cui dovremmo tutti cercare di assicurargli un ambiente sicuro”.

Non soddisfatta la famiglia tramite il legale il 19 febbraio scorso ha inviato alla scuola una prima diffida: “In nome e per conto dei nostri assistiti genitori dell’alunno Marco dobbiamo constatare che, nonostante l’incontro dello scorso 7 febbraio presso il vostro istituto e il successivo incontro con i genitori del plesso di via Bobbio in data 14 febbraio, ad oggi nessuna adeguata misura di controllo e prevenzione risulta essere stata presa in ordine alla gravissima problematica del mancato rispetto degli obblighi vaccinali da parte di alunni dell’istituto potenziali portatori di batteri patogeni, virus ed infezioni esiziali per la salute del piccolo Marco”. Parole che a detta dell’avvocato non hanno avuto alcun riscontro. Nei giorni scorsi il legale e la famiglia sono venuti a sapere dai media che alcune delle famiglie no vax sarebbero state disposte a vaccinare i figli per risolvere la situazione ma di questo non vi è alcuna comunicazione ufficiale: “Prescindendo dallo stato della vaccinazioni dei cinque alunni – spiega Scardone – non abbiamo più avuto notizie dalla presidenza. Dovremmo stabilire il rientro di questo bambino, capire quante ore potrà fare, se avrà un bagno ad hoc. Va fatto un protocollo di luogo asettico per garantire un rientro sicuro”.

Da qui la seconda diffida inviata alla preside il primo marzo: “Dobbiamo constatare – scrivono gli avvocati della famiglia – che nonostante le precedenti comunicazioni e diffide, ad oggi alcuna comunicazione da parte dell’istituto da lei rappresentato è pervenuta agli scriventi legali né tantomeno alla famiglia del piccolo. Approssimandosi la data del concordato rientro a scuola, previsto per l’11 marzo 2019 comunichiamo che il perdurante silenzio da parte delle autorità scolastiche ci vedrà costretti adire senza indugio le vie giudiziarie”. Intanto la preside come riportato dall’agenzia Adnkronos si difende: “Non mi sono mai trincerata dietro al silenzio e da quando sono venuta a conoscenza di questo bambino, ho fatto tutto quanto in mio potere perché potesse tornare a scuola in condizioni di totale sicurezza per la sua salute. Nessuno ha mai sottovalutato la situazione e ci siamo prodigati perché il rientro avvenisse nelle condizioni migliori. Ma è impossibile, come chiede l’avvocato della famiglia, creare un luogo asettico. Come ci ha spiegato l’Asl neanche l’ospedale è un luogo asettico. Figuriamoci la scuola”.

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