di Marta Coccoluto*
Ma come fa a far tutto? era il titolo di una commedia sulla funambolica vita di Kate, moglie, mamma di due figli e un lavoro nel mondo degli investimenti finanziari. Una lista delle cose da fare che toglie il sonno e poi… i colleghi che vogliono farti le scarpe, i figli e quel magone del non esserci abbastanza. Era il 2011 e il work life balance, ovvero quell’equilibrio tra la vita lavorativa e quella professionale che non sacrifica (troppo) nessuna delle due sfere, era un traguardo per molte donne.
Da allora, la Rete ha continuato a riscrivere le regole, aprendo la strada al nomadismo digitale, con nuovi stili di vita e di lavoro, in cui desideri personali e ambizioni professionali non sono più in contrasto. Sono soprattutto le donne a puntare a un’alleanza tra la vita professionale e quella personale, a una compenetrazione tra due ambiti rispetto a cui si è spesso costrette a scegliere. Gli esperti la chiamano work-life effectiveness, una strategia in cui si passa dal fare le equilibriste tra la “vita” e il lavoro, cercando di tenere tutto pari, a una gestione in cui i due ambiti si fondono, integrandosi in modo organico. Sono soprattutto donne più giovani – meno spaventate dal cambiamento – quelle maggiormente pronte a ridisegnare il loro percorso professionale per intrecciarvi interessi in ambito personale, non vivendo la realizzazione sul piano privato come una rinuncia sul fronte lavorativo.
A fare da sponda, devono esserci aziende che consentono alle donne di poter negoziare sul tempo e anche sul luogo del lavoro, per esempio adottando soluzioni di smart working. Una rivoluzione nel modo di concepire il lavoro, basato su flessibilità, autonomia e responsabilizzazione. Un approccio orientato agli obiettivi e ai risultati, in cui a misurare la produttività è la qualità del lavoro svolto e non più le ore trascorse alla scrivania: un aspetto che finora ha penalizzato soprattutto le lavoratrici.
I vantaggi di una strategia di work-life effectiveness ricadono su tutte le parti interessate: chi ha scelto lo smart working è mediamente più soddisfatto e più produttivo. Sviluppa più attaccamento al proprio lavoro, che non è più in contrasto con il resto, e ha rapporti migliori con colleghi e superiori. Il lavoro agile è solo una delle possibilità che Internet offre per ridisegnare vita e lavoro. La Rete è oggi il luogo d’eccellenza dove fare networking, puntando sulla propria credibilità e riconoscibilità per crescere professionalmente, grazie all’aiuto reciproco e all’unione di diverse competenze ed esperienze.
Il web è anche il luogo per il reskill, il riorientamento delle competenze: ampliare la propria rete di conoscenze e aumentare le proprie competenze professionali, migliorando le proprie o acquisendone di nuove, è fondamentale per aprirsi nuove possibilità lavorative. Networking e reskill sono utili per chiunque, ma diventano fondamentali quando l’obiettivo è rimettersi in gioco, magari dopo la maternità.
Che Internet e la tecnologia digitale siano tra i “mezzi chiave” per l’empowerment femminile – un processo per modificare le relazioni di potere favorendo la partecipazione delle donne ai processi decisionali, vedendo riconosciute conoscenze ed esperienze – è tra i principi fondanti di Rosadigitale.
La manifestazione per le pari opportunità di genere nella tecnologia – quest’anno dal 4 al 17 marzo – è nata per abbattere le disuguaglianze tra uomo e donna attraverso l’informazione e la formazione, soprattutto in ambito tecnologico. The conquest is information – la conquista è l’informazione – è il motto del movimento: non è l’esser donna e neanche l’esser uomo, ma sono la conoscenza, l’informazione corretta, le competenze, la creatività a fare la differenza. Stesso principio alla base di #SheMeansBusiness, il progetto di Facebook Italia in collaborazione con la Fondazione Mondo Digitale – oggi alla seconda edizione – nato per aiutare le donne a far crescere o ad avviare il proprio business, tramite la formazione sulle competenze digitali.
Accrescere il ruolo delle donne nelle professioni digitali, favorire le condizioni per leadership femminili significa superare il gender gap, uno dei freni allo sviluppo economico e sociale del nostro Paese. Il valore creato dalle capacità, dalle conoscenze, dalle attitudini e dalle idee delle donne è un capitale umano che dobbiamo – e vogliamo – far sbocciare. Meglio e più a lungo di una mimosa. Buon 8 marzo!