Dai popolari ai socialisti, fino ai conservatori e all'estrema sinistra. Ecco quali sono le famiglie politiche in cui confluiranno i partiti dopo le urne di maggio, dove il Carroccio sarà la prima delegazione all'interno dei sovranisti di Enf e i 5 Stelle puntano a un nuovo gruppo. Guardando ai 27 paesi Ue, tra le "new entry" che dovranno decidere la loro collocazione, ci sono anche En Marche di Macron e l'estrema destra spagnola di Vox
Ecr, Enf, Alde, S&d, Ppe. Sono gli acronimi di alcuni dei gruppi al Parlamento Ue dove confluiranno i partiti italiani dopo le Europee. L’effetto Brexit fa passare l’aula da 751 a 705 seggi, perché dei 73 posti assegnati al Regno Unito soltanto 27 saranno riallocati tra 14 stati membri. E tra questi c’è anche l’Italia che passa da 73 a 76 rappresentanti. Ma dove finiranno e quali saranno i loro alleati a Bruxelles?
Lega – Il partito di Matteo Salvini siede nell’Enf (Europe of Nations and Freedom – “Europa delle nazioni e della libertà”), che riunisce partiti euroscettici, xenofobi e sovranisti. Si è formato un anno dopo l’inizio della scorsa legislatura dopo mesi di colloqui per trovare almeno 25 eurodeputati di 7 Paesi diversi e col timore di rimanere nel limbo dei non iscritti. Nella trattativa per la formazione del gruppo era stato coinvolto anche Nigel Farage, leader dello Ukip e fautore della Brexit, che insieme ai 5 Stelle è poi confluito nell’Efdd. La nascita di Enf è datata 16 giugno 2014. Capofila Marine Le Pen, che con i suoi 23 eurodeputati rappresentava la delegazione più numerosa. Un primato che con le prossime elezioni spetterà alla Lega, che con i suoi 28 eurodeputati – secondo gli ultimi sondaggi – diventerà anche il secondo partito dell’Europarlamento. Gli alleati nel gruppo sono l’FPÖ austriaco (i populisti di destra alleati di governo di Sebastian Kurz), poi gli olandesi del Pvv di Geert Wilders, dove scontro di civiltà e xenofobia sono i punti cardine del programma. E infine i nazionalisti fiamminghi del Vlaams Belang (prima Vlaams Blok, che ha cambiato nome dopo lo scioglimento per incitamento all’odio razziale). Se questi partiti sono già presenti, le new entry per il gruppo nella prossima legislatura, sempre stando alle ultime rilevazioni dell’Eurocamera, sono due: la Bulgaria con un seggio per Volya (filorussi anti-migranti) e la Repubblica ceca con Spd (euroscettici, xenofobi e a favore della democrazia diretta).
Movimento 5 Stelle – Nel 2014 hanno debuttato al Parlamento europeo con oltre il 20% dei voti. Il primo nodo da sciogliere era il gruppo: se all’inizio una parte del Movimento auspicava un avvicinamento ai Verdi, è stato l’incontro con l’indipendentista Nigel Farage a portare i 5 Stelle a un’intesa. E grazie alla fuoriuscita di Joelle Gergeeron Guerpillon dal Front National è stata raggiunta la soglia delle delegazioni da sette paesi (e 25 deputati). A Bruxelles i 5 Stelle sono rimasti per anni a fianco del politico britannico anti-immigrati e antieuropeista promotore della Brexit, sancita da un referendum nel 2016 ma ancora appesa alla possibilità di un’uscita del Regno Unito dalla Ue senza accordo. A gennaio 2017, però, una consultazione sul blog di Grillo chiedeva agli iscritti come “dare un futuro” al Movimento in Europa. L’opzione di confluire tra i liberali dell’Alde era stata la più votata ma il leader dei liberal-democratici Guy Verhofstadt aveva chiuso a questa possibilità, parlando di “differenze fondamentali”.
Guardando agli ultimi sondaggi, la prossima formazione dell’Efdd include al momento soltanto 6 partiti, che comprendono anche l’estrema destra tedesca Afd, Alternative fur Deutschland. Il Movimento sarà la delegazione più numerosa all’interno del gruppo, ma nella prossima legislatura M5s vuole crearne uno ex novo. Di Maio ha già presentato i primi alleati: sono i croati Zivi Zid, i polacchi Kukiz 15, i finlandesi di Liike Nyt e il partito greco Akkel. Tra loro eterogenei, sostengono la centralità della democrazia partecipativa. Il vicepremier, che nelle scorse settimane ha anche incontrato alcuni esponenti dei gilet gialli, ha specificato di non avere “intenzione di dialogare con quell’anima che parla di lotta armata o guerra civile“, riferendosi alle dichiarazioni di uno dei leader che aveva parlato di “paramilitari” pronti a un golpe. In Efdd è possibile siano ancora presenti i sovranisti di Debout la France (che si era espresso contro l’hijab venduto da Decathlon), nonostante abbiano dichiarato di volersi spostare nell’Ecr. Infine un seggio ai lituani di Partija tvarka ir teisingumas, e uno ai polacchi euroscettici di Wolnosc.
Forza Italia – Confluisce nella grande famiglia di centrodestra, il Partito popolare europeo, a oggi il gruppo più numeroso nell’Europarlamento con 217 rappresentanti. Ma secondo gli ultimi sondaggi passerà a soli 181 seggi. Silvio Berlusconi ha già annunciato la sua candidatura: riabilitato lo scorso maggio, era decaduto nel 2013 dopo la condanna per frode fiscale, ma è ancora imputato nel Ruby ter e indagato per le stragi del 1993. La delegazione più numerosa nel Ppe sono i cristiano-democratici di Angela Merkel della Cdu, insieme agli alleati bavaresi della Csu. Ma i popolari lottano da mesi contro la loro spina nel fianco: è Fidesz di Viktor Orban, l’alleato sovranista dell’Europa orientale di Matteo Salvini. Dopo mesi di avvertimenti non recepiti dal premier di Budapest, nei confronti dell’Ungheria l’Europa ha attivato la procedura dell’articolo 7, che può portare anche a pensanti sanzioni. Nel mirino il controllo del governo sui media e sulla magistratura, corruzione e mancato rispetto dei diritti umani. C’è chi dentro al Ppe vuole espellere Fidesz dal gruppo. A nulla, infatti, sono valsi i richiami ai valori condivisi degli scorsi mesi e anche il presidente Weber ha avvertito: prenderemo misure concrete. Ma eliminarlo dai popolari significa ingrossare le file dei sovranisti e ridurre quelle dei moderati, che alle prossime elezioni perderanno oltre 30 seggi. Anche il Südtiroler Volkspartei, oggi rappresentato all’Eurocamera da Herbert Dorfmann, dovrebbe riconfermare il suo unico eletto alle prossime elezione.
Partito democratico – Fa parte dell’S&D, i socialisti e democratici, che come i Popolari vedrà i suoi seggi ridursi sensibilmente dopo le elezioni: da 186 a 135, con un’emorragia ancor più significativa rispetto al centrodestra. I sondaggi segnalano però che il Pd è il partito che all’interno del gruppo perderà più eletti, e ne avrà solo 17 rispetto ai 31 di oggi. Una proiezione lontanissima dal risultato di cinque anni fa, quando i dem guidati da Matteo Renzi avevano trionfato col 40% delle preferenze e 31 eletti. Un record. Europeisti e progressisti, gli unici ribelli all’interno dell’S&D sono i Socialdemocratici rumeni che guidano il governo con la premier Viorica Dăncilă. Bruxelles ha infatti bocciato la riforma della giustizia di Bucarest, che non combatte la corruzione e non garantisce l’indipendenza della magistratura.
Fratelli d’Italia – Per loro al Parlamento europeo non ci saranno variazioni: secondo i sondaggi avranno 4 deputati come oggi. Fanno parte dell’Ecr, il gruppo dei conservatori e riformisti che al suo interno riunisce anche euroscettici e liberali di destra e centro-destra. La delegazione più numerosa sarà quella polacca con Diritto e Giustizia (Pis), il partito al governo di Jaroslaw Aleksander Kaczyński. È la seconda delegazione dopo i conservatori inglesi. Anche per la Polonia è stato attivato l’articolo 7 motivato dalla stretta sulla libertà dei magistrati e dalle violazioni dello stato di diritto.
Alde – Sono i liberali di Guy Verhofstadt, che a febbraio aveva attaccato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in aula a Strasburgo definendolo “burattino”. Parole a cui il premier aveva ribattuto parlando di “canto del cigno” di vecchie famiglie politiche destinate a finire, anche se l’Alde è il gruppo che dopo le prossime elezioni potrebbe concorrere per formare una maggioranza inseme a Popolari e Socialisti. L’Italia non esprime nessun europarlamentare all’interno del gruppo, dove la delegazione più numerosa sono gli ultraliberisti spagnoli di Ciudadanos guidati da Albert Rivera. Secondo i sondaggi, alle urne guadagneranno altri tre seggi.
Verdi – L’Italia, al momento ha un solo eurodeputato che è Marco Affronte, prima nei 5 Stelle. Un seggio che alla prossima tornata non sembra essere riconfermato. Se nel nostro Paese però i verdi sono irrilevanti nelle proiezioni del prossimo Europarlamento, non è così in altri Paesi, a partire dalla Germania, dove hanno riscosso un aumento del 19% dei consensi in Baviera e sono considerati l’unico argine all’estrema destra dell’Afd.
Gue/Ngl (Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica) – L’Italia non avrà nessuno dei suoi rappresentanti nel gruppo più a sinistra dell’Eurocamera. Attualmente sono tre i deputati: due della lista Tsipras-l’Altra Europa (Eleonora Forenza e Curzio Maltese) e Barbara Spinelli come indipendente. Potere al popolo, politicamente conforme al gruppo, è previsto all’1,8%, molto al di sotto della soglia di sbarramento del 4%. Come loro anche +Europa e Mdp.
Le incognite nei partiti Ue – Guardando a tutti i 27 paesi, ci sono anche partiti che entrano per la prima volta al Parlamento europeo. Spicca su tutti En Marche, che si presenta con Mouvement Democrate: ma se gli eurodeputati di quest’ultimo (2 secondo le ultime proiezioni) confluiranno in Alde, il partito di Macron, almeno in un primo momento, non ha un gruppo di destinazione. Anche i seggi (7) di Vox, il partito dell’estrema destra spagnola che a dicembre in Andalusia è entrato per la prima volta in parlamento regionale incassando il 10%, non vengono conteggiati in nessuno dei gruppi finora descritti. Nella stessa situazione anche tre partiti polacchi che debuttano alle elezioni (tra questi anche Kukiz ’15, che Di Maio ha presentato come prossimo alleato all’Europarlamento) e due formazioni rumene: gli europeisti di Usr e il partito di centrodestra Pnp. Incognita – peraltro non rilevata neanche dai sondaggi dell’Eurocamera – anche Volt, movimento paneuropeo che si candida in sei paesi che ha dichiarato di volere costituire un nuovo gruppo. Figurano invece tra i non iscritti gli europarlamentari ungheresi di Jobbik, populisti di estrema destra più volte accusati di antisemitismo.