Anche in musica, come in tanti altri campi, oggi le donne svolgono professioni che fino a non molto tempo fa si consideravano prettamente maschili: suonano il corno o la tromba, dirigono orchestre, compongono. Beninteso: ci sono state donne compositrici anche nei secoli passati, ma per diletto più che per mestiere. Tradizionalmente il lavoro del compositore competeva al “sesso forte”. Solo l’emancipazione femminile del Novecento ha abbattuto tale preclusione. E così Nadia Boulanger, Germaine Tailleferre, Sofija Gubajdulina, Kaija Saariaho entrano ora correntemente nei cartelloni. Anche l’Italia vanta compositrici di valore, acclamate nel mondo. Preparazione severa, solidità dell’invenzione musicale, esperienze artistiche molteplici ne fanno figure di spicco nel panorama concertistico e teatrale internazionale.

Un esempio è Silvia Colasanti (1975): tecnica agguerrita, dono melodico spiccato, senso cristallino della forma. Un cd recente propone il suo Requiem: Stringeranno nei pugni una cometa (Dynamic, 2017) commissionato dal festival di Spoleto dopo il terremoto del Centro Italia. Solisti, coro e orchestra intrecciano canti latini e versi della poetessa Mariangela Gualtieri. È una creazione dolce e tesa al tempo stesso, un congedo dalla vita senza disperazione, che si effonde come un morbido canto di speranza: Colasanti ha profondamente compreso e assorbito la lezione di Schubert, Mahler, Henze.

Nel giugno 2018, ancora a Spoleto, il Nuovo Teatro ha inaugurato con l’opera Minotauro, tratta dal racconto di Friedrich Dürrenmatt. Lo spettatore assiste al dramma dell’essere mostruoso, nato dall’unione di Pasifae con un toro, che guardandosi negli specchi del labirinto patisce l’angoscia di un’immane solitudine. Non ci si sottrae al fascino che la musica di Colasanti esercita, e alla commozione che ispira. Da quest’opera verrà tratto un melologo, da eseguire in tournée in Francia: ne è prevista, a conclusione, l’esecuzione alla Philarmonie di Parigi nell’aprile 2020. L’interesse per il “mito” proseguirà quest’anno con Proserpina, su testo tratto dall’omonimo dramma di Mary Shelley (adattamento di Réné de Ceccatty e del regista Giorgio Ferrara), che inaugurerà il festival spoletino il 28 giugno 2019. E sempre a giugno, ancora per l’etichetta Dynamic, è prevista l’uscita di un cd dei Quartetti, eseguiti dal Quartetto Nous, a riprova della perizia acquisita dalla Colasanti su uno dei territori più difficili e sensibili della musica da camera. Nel 2017 il presidente Sergio Mattarella l’ha nominata Ufficiale della Repubblica: un riconoscimento importante per un’artista di primo piano.

Giovane e lanciatissima è anche Virginia Guastella (1979), di recente chiamata come compositrice in residenza a Kempten, in Germania. Nel settembre scorso ha presentato al festival “Classix” The House of Sleep per violino e pianoforte. Il riferimento primario della sua poetica – oltre i classici – è Bruno Maderna. Per un doppio motivo: l’interesse per le produzioni radiofoniche e cinematografiche, congiunto con quello per la musica “assoluta”, e la ricerca condotta sul limite fra musica scritta e improvvisazione. Il cd So Far so Good (Map Classics, 2016) offre brani composti nell’arco di un decennio: per pianoforte solo, quartetto d’archi, strumenti a fiato, chitarra. Sapientissimo l’uso dei timbri, stuzzicanti i richiami al jazz: la musica contemporanea non si presenta qui come un’arte distillata per pochi eletti, anzi si rivolge apertamente a tanti.

Una composizione orchestrale di dieci anni fa, attualissima nel suo significato, è Pax Virginis, che inneggia alla pace mediante un intarsio di versi tratti dal Vecchio e dal Nuovo Testamento e dal Corano. Ha vinto il concorso di composizione “Strumenti di pace” indetto dalla fondazione Opera campana dei Caduti. La trasparente scrittura cameristica evoca una dimensione pura, “virginea” appunto, non violenta, inno alla convivenza pacifica tra popoli diversi: una speranza per tutti.

Un progetto attraente sarà quello del 18 maggio prossimo: in prima assoluta al festival Piano City di Milano, Guastella presenterà sue musiche originali scritte e improvvisate per piano, piano preparato ed elettronica. Il concerto sarà diviso in più parti, definite textures: ciascun brano si fonderà infatti su differenti “trame” formali, costruttive e timbriche. Come la compositrice dice, in questa composizione vorrà offrire una sua personale idea alternativa di “tastierismo”. La sperimentazione di vie nuove, con l’occhio costantemente rivolto alle acquisizioni dei classici, rende preziosa e affascinante la prospettiva musicale di Guastella, anche in vista delle creazioni future.

Silvia Colasanti e Virginia Guastella sono due compositrici già ampiamente in carriera. Ma è facile pronosticare che nei prossimi anni raggiungeranno altri magnifici traguardi, di cui il nostro Paese potrà andar fiero.

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