La capitale è rimasta quasi completamente al buio dalle ore di punta di giovedì sera. La mancanza di luce è frequente, ma il presidente accusa le opposizioni e gli Stati Uniti di sabotaggio. Juan Guaidò su Twitter scrive: "È chiaro che la luce arriverà con la fine dell’usurpazione". Pechino ammonisce: "No a interferenze esterne"
Un blackout ha lasciato Caracas quasi completamente al buio dalle ore di punta di giovedì sera. La mancanza di luce si è poi estesa, interessando altre aree del Venezuela. Il presidente Nicolas Maduro ha subito accusato gli Usa, parlando di “guerra elettrica annunciata e diretta dall’imperialismo statunitense contro il nostro popolo”. Mentre l’autoproclamato presidente ad interim Juan Guaidò su Twitter scrive: “È chiaro per tutto il Venezuela che la luce arriverà con la fine dell’usurpazione“. Da Pechino intanto, schierata con Maduro, arriva l’invito a non interferire: “Interferenze esterne e sanzioni esaspereranno le tensioni permettendo il ritorno incontrollato della legge della giungla”.
La mancanza di elettricità nella capitale ha innanzitutto fermato al metropolitana, costringendo migliaia di persone a tornare a casa a piedi nelle strade buie. Il blackout ha poi causato il dirottamento dei voli dal principale aeroporto di Caracas. Il governo venezuelano ha “sospeso le attività lavorative e di istruzione” per la giornata di venerdì, in tutto il Paese, per facilitare la restituzione del servizio elettrico. Il Venezuela dipende in gran parte per l’elettricità dalle sue imponenti infrastrutture idroelettiche piuttosto che sulle riserve di petrolio. Tuttavia, decenni di mancata manutenzione hanno provocato il degrado delle principali dighe e i blackout sono relativamente frequenti.
Il governo però incolpa l’opposizione, accusandola di sabotaggio. Maduro continua ad accusare Guaidò di voler fare un colpo di Stato con l’aiuto degli “imperialisti americani”. In un messaggio su Twitter, Maduro ha assicurato che questa guerra “sarà sconfitta”, perché “niente né nessuno potranno sconfiggere il popolo di Bolivar e Chavez”, prima di concludere con l’appello: “Massima unità dei patrioti!”. La sua vicepresidente, Delcy Rodriguez, ha accusato il senatore repubblicano statunitense Marco Rubio di essere il responsabile del “sabotaggio elettrico” che ha causato il blackout. Per Rodriguez “non vi è nessun dubbio in quanto alla partecipazione di fattori estremisti in questo sabotaggio del sistema elettrico in grande scala”.
Il presidente del Parlamento venezuelano Guiadò ha promesso che “durante il nostro giro nel Sud del Paese cercheremo gli appoggi necessari per risolvere questa crisi”, aggiungendo che “il blocco al progresso lo sconfiggeremo con la mobilitazione” e concludendo con un appello: “Ci vediamo sabato in piazza!”. “Come gli si dice a una madre che deve cucinare, a un malato che dipende da una macchina, a un operaio che deve lavorare, che siamo in un Paese che è una potenza senza luce?”, ha scritto ancora il leader antichavista su Twitter.
La Cina sollecita a non interferire nella crisi venezuelana, rilevando che la storia ha dato una chiara lezione per “non seguire le stesse e disastrose strade“. Il ministro degli Esteri Wang Yi, nella conferenza stampa a margine del Congresso nazionale del popolo (sessione annuale del parlamento), ha rinnovato l’invito a evitare gli affari interni di un altro Paese che dovrebbero essere decisi “dalle sue stesse persone”.