“Manderò una lettera a quel dirigente e chiederò di ritirarlo“. Il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio chiude così la vicenda del bando relativo ad incarichi gratuiti pubblicato dal ministero dell’Economia che tante polemiche ha suscitato nei giorni scorsi. Con un avviso di selezione pubblicato sul suo sito web, la direzione generale “Sistema bancario e finanziario-affari legali” del dipartimento del Tesoro aveva infatti annunciato che intendeva avvalersi della consulenza di professionalità altamente qualificate per un supporto tecnico a elevato contenuto specialistico a titolo gratuito.
“Tutti devono essere pagati. Quindi credo che questo bando dovrebbe essere ritirato, lo dico come ministro del Lavoro, al di là del reddito di cittadinanza”, ha commentato il vicepremier Di Maio ospite della trasmissione Stasera Italia, in onda venerdì sera su Rete4. Peraltro il Mef aveva già chiarito il tutto con un comunicato in cui spiega che si tratta di una “consulenza gratuita” e non di un rapporto di lavoro. “Forme di collaborazione gratuita di questo genere sono diffuse in molte Pubbliche Amministrazioni – si legge nella nota – La novità sta quindi solamente nella pubblicità introdotta nella procedura, per esigenze di trasparenza e comparazione, come suggerito dalla Corte dei conti e ribadito dalla giurisprudenza amministrativa”.
Il Tesoro sottolinea quindi che il bando su cui tanto si è discusso “non costituisce un’opportunità lavorativa“. “La parola ‘consulenza gratuita’, pure se richiamata nel bando, non è da intendersi come rapporto di lavoro o fornitura di un servizio professionale che come tale sarebbe regolato dalle procedure del Codice degli Appalti“. Il Mef precisa quindi che l’invito “è rivolto a personalità affermate, principalmente provenienti dal mondo accademico, che, in ottica di collaborazione istituzionale, desiderino offrire la propria esperienza in termini di idee e soluzioni tecniche in materie molto complesse. Nessun professionista viene leso e nessuna regola è stata violata“. Lo scopo della procedura è quindi assicurare alla pubblica amministrazione “un doveroso confronto con gli esperti di alto profilo competenti in materia che l’Italia sa offrire”. Per questo, conclude la nota, “esula completamente da questi rapporti, quindi, il tema dell’equo compenso che si riferisce a rapporti professionali di lavoro nell’ambito del settore privato”.