“La produzione industriale è rimbalzata assai più del previsto a gennaio. Il dato non va sopravvalutato, ma segnala che è ora possibile che il Pil eviti la terza flessione consecutiva nel trimestre corrente”. Paolo Mameli, senior economist della direzione studi di Intesa Sanpaolo, ha così commentato i dati sull’andamento della produzione industriale di gennaio che ha registrato la prima variazione positiva dopo quattro mesi di cali continui: l’aumento è stato dell’1,7% rispetto a dicembre, mentre rispetto al gennaio dell’anno precedente c’è stato un calo dello 0,8 per cento.

“La nostra nuova stima sul Pil italiano è 0,2% per l’anno in corso”, ha aggiunto l’economista sottolineando che la stima più recente, il -0,2% comunicata dall’Ocse, “potrebbe rivelarsi eccessivamente pessimistica“. Mameli sottolinea che “la produzione industriale è balzata a sorpresa di +1,7% a gennaio ed è il primo aumento dopo quattro mesi di calo. La nostra stima era per una ripresa superiore al consenso, ma il dato è andato oltre ogni più rosea previsione. La tendenza annua dell’output, sia pure in recupero, resta comunque in territorio negativo, a -0,8% (corretto per gli effetti di calendario), da -5,5% di dicembre (che rappresentava un minimo da sei anni)”. Il rimbalzo su base congiunturale è dovuto, oltre che all’energia (+6,4%), ai beni di consumo (+2,4%), soprattutto non durevoli. Poco più che variati i beni capitali (+0,3%). “Ciò conferma come in questa fase la tenuta del ciclo sia legata soprattutto ai consumi delle famiglie, mentre non vi sono almeno per ora segnali di ripartenza del ciclo degli investimenti delle imprese”.

Il dato non va comunque sopravvalutato, “perché le variazioni congiunturali di gennaio sono assai volatili. Inoltre, la tendenza delle indagini di fiducia, almeno nel manifatturiero, non mostra per ora segnali di ripartenza. In ogni caso, il dato sposta le prospettive per il primo trimestre, in quanto la produzione è ora in rotta per una crescita di 0,7%. A nostro avviso, dato che è assai probabile una correzione a febbraio, l’aumento sarà di entità inferiore. Tuttavia, sarebbe il primo incremento dell’output nell’industria da fine 2017″, prosegue l’analisi di Mameli.

“Mentre fino all’ottava scorsa, i dati congiunturali evidenziavano pressoché univocamente un indebolimento dell’attività economica, gli indicatori diffusi questa settimana (recupero del Pmi servizi a febbraio, revisione del Pil del quarto trimestre 2018 e forte rimbalzo della produzione industriale a gennaio) segnalano che è ora possibile che il Pil eviti un’altra flessione nel trimestre corrente. Sulla stima c’è ancora incertezza visto che i dati sinora disponibili riguardano solo l’inizio del trimestre, ma l’intervallo di previsione è ora 0-0,1%. Nel caso in cui il Pil eviti una contrazione a inizio anno, la media 2019 potrebbe risultare non negativa o nulla come ci si poteva attendere sino a poco tempo fa”, conclude.

Del resto anche l’Istat, snocciolando i dati aveva sottolineato come il rimbalzo di gennaio rappresenti il segnale di una inversione di tendenza ma non è però sufficiente a modificare il quadro generale. La media del trimestre novembre-gennaio, resta infatti in calo dell’1,8% rispetto ai tre mesi precedenti, e segna la peggior performance in sei anni. Per trovare un calo più pronunciato occorre infatti andare al -2,2% di novembre 2012-gennaio 2013.

Particolarmente preoccupanti i dati del settore auto che mettono in luce un vero crollo della produzione di autoveicoli che a gennaio su base annua è crollata del 18,1 per cento (-25% il dato di gennaio). Cresce invece la produzione industriale nell’alimentare che ha registrato un aumento dello 0,5%. Secondo Coldiretti “il risultato positivo è sostenuto dall’aumento degli acquisti alimentari degli italiani del 2,3% trainato dai discount che mettono a segno un record del +6,2%”.

Tornando al dato complessivo, anche Confcommercio considera il rimbalzo di gennaio positivo per gli effetti che potrà produrre sul Pil. E sottolinea: “Dopo i consumi, anche la produzione batte un buon colpo all’inizio di quest’anno anche se il bilancio congiunturale resta molto debole. Tuttavia, sembra oggi meno probabile un’entrata in recessione come anche una variazione negativa del Pil per l’anno in corso”. Più pessimista il Codacons che parla di dati “che continuano ad essere insoddisfacenti” e lega il rimbalzo di gennaio alla lieve ripresa dei consumi e a condizioni metereologiche che hanno influito positivamente su alcuni comparti.

L’andamento è comunque in linea con la congiuntura europea che nel primo mese dell’anno ha vissuto un guizzo superiore alle attese anche in Francia e Spagna e che sarà probabilmente confermata lunedì anche dai dati in arrivo dalla Germania. Lo scatto in avanti non sembra però sufficiente a ribaltare il trend negativo degli ultimi mesi e a segnare una effettiva inversione di tendenza. Ad incidere sembrano essere stati infatti più motivi contingenti – le temperature fredde di inizio anno che hanno spinto il comparto energetico – che la ripresa della manifattura o di settori trainanti come l’automotive, ancora in profondo rosso.

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