Quando si dice che Internet è lo spazio dell’immortalità, non si sbaglia. Si è costretti a constatarlo quando un contenuto pubblicato online rimbalza rapidamente ovunque, si rifrange come in una galleria degli specchi, si riproduce e moltiplica fino a diventare non più eliminabile. Foto e filmati spiacevoli per chi ne è involontario o inconsapevole protagonista si trasformano spesso in condanne inappellabili e segnano amaramente il destino di chi è vittima di queste inarrestabili dinamiche di propagazione che caratterizzano la Rete.
Qualche volta, però, il perdurare può essere un sogno, forse una semplice speranza. La corsa della società contemporanea a esserci, farsi vedere, esser conosciuti, ottenere consensi, collezionare “like” e “follower” è affiancata dalla aspirazione (certo più legittima) a non esser dimenticati. Speculare a questo moto istintivo c’è negli altri il desiderio di ricordare, di sentirsi ancora vicini, di partecipare con emozioni e pensieri.
Lontano dai Sepolcri del Foscolo, Internet ha nel tempo dato vita (è un ossimoro, lo so) a spazi per chi se ne è andato. La prima iniziativa risale al 1995 e a idearla fu uno dei pionieri dell’universo digitale contemporaneo, Michael Stanley Kibbee. Mike, classe 1964, quando si mise all’opera non sapeva di avere ancora poco tempo a disposizione e la dolorosa scoperta che un tumore lo stava divorando forse fu attutita dal pensiero che gli amici sarebbero tornati a trovarlo, gli sarebbero stati vicini e magari avrebbero avuto un posto per incontrarsi e ricordare momenti felici. È scomparso l’8 marzo di 22 anni fa e i suoi cari probabilmente si sono dati appuntamento su cemetery.org per lasciare un fiore virtuale e pregare per lui.
Da quegli anni il web ha avuto modo di consolidarsi e i social network si sono progressivamente sovrapposti al mondo reale. Le vite si sono intrecciate anche sulle piattaforme di aggregazione, la cui linea temporale è inevitabilmente segnata dagli eventi “materiali” di chi vi accede. Alle tante cose belle si aggiungono anche notizie dolorose come la scomparsa di un amico o di una persona cara. La pagina o il profilo di chi non c’è più rimane online e, spinto dai flutti di Internet come una piccola imbarcazione alla deriva, viene avvistato e abbordato da chi era precedentemente in contatto.
Questo genere di situazioni ha innescato discussioni di ogni genere e non di rado qualcuno ha sottolineato la necessità di disciplinare il destino delle “spoglie telematiche”. Da una parte chi vorrebbe fosse portato a riva e tirato in secco il fagotto dei ricordi di questa o quella persona, dall’altra chi – non potendo sconfiggere la morte – crede sia importante non cancellare nulla e sentir vivo chi non c’è più.
Facebook, che con il passare del tempo comincia ad accumulare profili di utenti nel frattempo venuti a mancare, ha deciso di mettere regole precise e aprire una sezione apposita per ricordare amici e parenti con account di tipo “Memorial”. Nel frattempo esiste già una pagina di assistenza del social che offre la possibilità di saperne di più in proposito. Così come c’è chi va dal notaio per informarsi sulle modalità più efficaci per lasciare le proprie disposizioni testamentarie relative alle questioni “tradizionali”, chi vuole stabilire la sua “successione” online può scoprire cosa succede al proprio account in caso di dipartita, oppure quali siano le modalità per richiedere e ottenere la rimozione dell’account Facebook di un membro della famiglia deceduto.
Il colosso di Mark Zuckerberg offre informazioni puntuali anche a proposito di “contatto erede” e delle relative facoltà ad agire, delle modalità di scelta anche tra soggetti non rientranti tra gli “amici” su Facebook, delle possibilità di rifiutare tale qualificazione eventualmente attribuita dal de cuius. I “contatti erede” agiranno in nome e per conto della persona mancata e potranno decidere chi può vedere i post, chi può modificarli o cancellarli, chi può taggare oppure rimuovere i tag. Questo contenuti saranno separati da quelli dei “viventi” con una demarcazione sulla linea temporale. Adesso anche Internet (o almeno Facebook) ha un aldilà.