L'edizione locale di Repubblica Palermo riporta gli affari con le cooperative dell’ex deputato all’Ars arrestato martedì dai carabinieri con l'accusa di associazione mafiosa, grazie agli agganci con la politica a tutti i livelli per sbloccare procedure e incassare fondi pubblici
Il procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, lo ha definito “il ponte tra la mafia e le istituzioni”. Ma Paolo Ruggirello, l’ex deputato regionale ed esponente del Partito democratico arrestato martedì dai carabinieri con l’accusa di associazione mafiosa era anche impegnato nel business delle cooperative sociali. Lo riporta l’edizione locale di Repubblica Palermo: Ruggirello si occupava di tutto, dalle procedure agli affitti e alle assunzioni. L’obiettivo era sempre accaparrarsi fondi pubblici. Per questo intercettato diceva “benedetto autismo” mentre era pronto a investire in uno dei progetti della coop ‘Serenità società cooperativa sociale onlus’, un centro attivato a Marsala.
Secondo quanto scritto dal quotidiano Ruggirello, passato al Pd nel 2015 durante la campagna acquisti di Davide Faraone, il viceré di Matteo Renzi in Sicilia, aveva agganci a tutti i livelli per sbloccare le sue pratiche. Bastava una telefonata al sindaco di Marsala, Alberto Di Girolamo, oppure un intervento del ragioniere generale Salvatore Sammartano in Regione. Gli interessi andavano oltre il centro per l’autismo. La sua coop gestiva anche una “Casa di accoglienza a favore di gestanti, ragazze madri e donne in difficoltà”. Per l’affitto dei locali, di proprietà proprio di Paolo Ruggirello, la coop pagava 24mila euro all’anno, stando a quanto si legge su Repubblica, oltre a far lavorare la moglie e la fidanzata del nipote. Poi ci sono gli interessi nel centro diurno Autos, inaugurato nel 2017 proprio alla presenza di Faraone, allora sottosegretario alla Salute. Per Ruggirello le coop sociali erano già la maggior fonte di guadagno.