Hanno assaltato un’autocisterna che trasportava latte e poi le hanno dato fuoco. Un’azione che arriva a meno di 24 ore dall’accordo raggiunto venerdì a Sassari da pastori, industriali caseari, associazioni di categoria, governo e Regione Sardegna al termine del tavolo convocato dal prefetto Giuseppe Marani sul prezzo del latte ovino e caprino. Accordo che prevede un prezzo iniziale del latte di 74 centesimi al litro. Dopo l’intesa, l’Adnkronos aveva riportato il malcontento dei pastori citando alcuni audio nelle loro chat Whatsapp: “Questa è una fregatura“, “Sono favole”, i messaggi che circolavano per via di un accordo che “va bene solo a loro”, gli industriali. “Dai pastori e dai trasformatori una condanna. Le persone perbene trattano. I delinquenti incendiano”, scrive su Twitter il ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio.
Verso le 6.30, quando l’autotrasportatore non aveva ancora completato il giro della raccolta del latte destinato al caseificio “Fratelli Pinna” di Thiesi (Sassari), due uomini a volto coperto e armati hanno assaltato il mezzo in territorio comunale di Torralba. L’autista è stato fatto scendere e allontanare dai due, che poi hanno dato fuoco all’autocisterna senza sversare il latte in strada. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco mentre l’indagine è in mano ai carabinieri del comando provinciale di Sassari e della compagnia di Bonorva.
Per la Coldiretti si tratta di “un atto criminale, violento e vile che indebolisce la giusta battaglia dei pastori per dare dignità al proprio lavoro e salvare i 12mila allevamenti di pecore della Sardegna”. L’associazione degli agricoltori difende l’accordo raggiunto “dopo quasi un mese di negoziati durante il quale circa tre milioni di litri di latte sono stati lavorati per essere dati in beneficienza, dati in pasto agli animali o gettati in strada per colpa di una situazione insostenibile che ha portato i pastori all’esasperazione”. Rilevando che “chi compie questi gesti violenti deve essere isolato da tutti e deve avere coscienza che fa del male ad un lavoratore, ad una categoria e ad una intera Isola”, la Coldiretti conclude che “i veri pastori, anche nei momenti difficili, non dimenticano mai la solidarietà e il mutuo soccorso, come hanno fatto tre anni donando mille pecore ai colleghi dell’Umbria colpiti dal sisma, ma anche adesso, pronti a dare il proprio contributo per i camionisti che hanno perso il camion a causa di atti inqualificabili”.
Le reazioni dopo l’accordo – Dopo la fumata bianca al tavolo sulla vertenza latte che si è svolto in prefettura a Sassari, gli esponenti dei pastori si erano detti “parzialmente soddisfatti“. “Il nostro primo obiettivo era l’indicizzazione legata al prezzo dei formaggi e la copertura come acconto dei prezzi di produzione che si raggiunge con questi 74 centesimi”, aveva spiegato a LaPresse il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba. “Questo è un primo passo a cui seguiranno azioni strutturali, come emerso dai tavoli precedenti: puntiamo all’assegnazione di quote di produzione di formaggio ai pastori e alla richiesta di maggior trasparenza e rappresentanza del mondo produttivo nel consorzio del pecorino romano”, aveva aggiunto.
Le chat dei pastori – Mentre il ministro Centinaio esultava per gli “importanti traguardi” raggiunti e il vicepremier Matteo Salvini prometteva “di tornare presto in Sardegna per festeggiare con i pastori”, proprio questi ultimi manifestavano il loro disappunto per l’intesa sulle loro chat di Whatsapp. Questo riporta l’Adnkronos, citando messaggi come: “Mi sa che latte a 1 euro non ne vedremo mai”, “Sono riusciti a fregarli con quella griglia”. I pastori, stando al tono degli audio condivisi, si sentono “sconfitti e fregati” dopo oltre un mese di lotta: “Queste sono favole“, “Questo accordo va bene solo a loro (agli industriali, ndr)”. “Novembre è troppo lontano – dice un allevatore riferendosi ai tempi dell’aumento del prezzo del latte – con la siccità e con i guadagni persi siamo fregati”. “Quello non era un prezzo da concordare”, spiegano ancora contestando la griglia dei prezzi: “Dovevano entrare tutti i formaggi, non solo il romano, da subito”.