Mentre all’interno della maggioranza di governo è in corso un’animata discussione riguardo a se far partire o meno i bandi per la realizzazione dell’opera, alcuni organi di stampa sono entrati a gamba tesa con una notizia sensazionalistica, e ovviamente infondata. Un’analisi in ambito europeo della società presieduta da Marco Ponti, il docente universitario che ha firmato l’analisi costi-benefici estremamente negativa sulla Tav Torino-Lione commissionata dal ministero dei Trasporti, dimostrerebbe invece l’impatto positivo.
Da qui, i sostenitori del cosiddetto dogma dell’Immacolata Costruzione, ovvero che la Tav Torino-Lione debba essere completata indipendentemente dal fatto che sia un’opera inutile e uno spreco di denaro pubblico. Ecco il sottotitolo di Repubblica che non lascia dubbi, come si conviene appunto a un precetto della fede: “‘Risparmi di tempo notevoli per il trasporto di passeggeri e merci, e 100mila posti di lavoro in più’ dice Trt, presieduta dallo stesso docente che però ha appena bocciato la Torino-Lione con l’analisi costi-benefici realizzata per il governo”.
Giungendo dunque all’ovvia conclusione: Ponti sarebbe inaffidabile perché boccerebbe la Tav in Italia e la sua società la promuoverebbe in Europa. Ma è vero tutto questo? Ovviamente no. La notizia è stata inizialmente lanciata da La7, e poi ripresa in modo acritico e senza le necessarie verifiche da molte testate giornalistiche. Questo esempio emblematico dovrebbe invitare a porsi qualche domanda sulla qualità dell’informazione in Italia. Quale sia invece la realtà lo ha spiegato molto bene lo stesso Ponti in un’intervista telefonica (dal minuto 18).
Le grandi opere hanno sicuramente dei vantaggi. Ad esempio, un ipotetico tunnel sottomarino che collegasse Tunisia e Sicilia avrebbe certamente delle ricadute positive in termini di occupazione e di incremento del turismo, e sicuramente favorirebbe gli scambi culturali con questo Paese. Un’analisi di questi benefici si chiama “analisi di valore aggiunto” e non è uno strumento utile per il decisore politico. Per quale motivo? Perché vede esclusivamente i vantaggi ma non i costi. Infatti, in nessuno degli articoli che parlano dell’analisi europea si citano i costi. Certo che sarebbe utile avere il tunnel tra la Tunisia e la Sicilia ma il suo costo sarebbe qualcosa come 10 volte i benefici. Per questo esistono altri strumenti come appunto l’analisi costi-benefici, la quale spiega chiaramente che allo stato attuale mettere soldi in quest’opera significa fare solo l’interesse di chi la costruisce, non certo del nostro Paese. 12 miliardi di costi totali, 800 milioni di benefici. L’Italia sosterrà costi per circa 4,7 miliardi, circa 3 per il tunnel e 1,7 per il resto delle opere. Togliendo eventuali penali e altri costi, si arriva a una perdita di soldi pubblici nello scenario ottimistico di qualcosa come 5 miliardi, nello scenario pessimistico di 8 miliardi. Attenzione: gli 800 milioni sono la differenza tra il trasporto passeggeri, che è conveniente, e il trasporto merci, che invece è in negativo.
Senza considerare che durante lo scavo del buco da quasi 60 chilometri nella montagna (il cosiddetto “tunnel di base”) potrebbero arrivare delle sorprese, che farebbero aumentare i costi e i tempi di realizzazione: evento tutt’altro che infrequente quando si tratta di grandi opere pubbliche. Un altro aspetto interessante è che l’opera più costosa, il tunnel base, è in gran parte in territorio francese (42 km su 57) eppure sarebbe l’Italia a dover sostenere la maggior parte della spesa (il 35% di circa 8,6 miliardi totali; il 25% lo pagherà la Francia e il 40% l’Unione europea, di cui l’Italia è tra i maggiori contribuenti).
Una nuova declinazione del concetto “prima gli italiani”? Cioè pagano prima (e di più) gli italiani? Non mi ricordo che nessuno delle forze politiche al governo avesse detto qualcosa di simile prima delle elezioni. Per capire quanto siano incomparabili le due analisi, è un po’ come se volendo acquistare uno smartphone si guardi esclusivamente alle prestazioni senza tenere conto del budget, e in quel caso si sceglie uno dei più cari (il caso dell’analisi Ue pubblicizzata questa mattina). Tuttavia, lo strumento per eseguire una scelta razionale è quello di considerare insieme i costi e le prestazioni (quello che ha il ministero dei Trasporti). Anche Silvia Maffii, amministratore delegato della Trt e tra gli autori dell’analisi Ue ha affermato che “si sono mischiate le mele con le pere“. Il problema è che lo studio, estremamente tecnico, è finito nelle mani di lettori non tecnici: lo studio in questione, spiega la Maffii all’Adnkronos, “è una valutazione degli impatti, cioè una cosa molto diversa da quella che ha fatto Marco Ponti”.
Sulla base di un’analisi razionale, è difficilmente comprensibile che si possa accettare di investire i soldi degli italiani in un’opera che ha un moltiplicatore (quanti soldi pubblici si investono e quanto è il ritorno per la collettività) ben inferiore all’unità. Per fare un confronto, il moltiplicatore dei soldi investiti in istruzione superiore è tra tre e quattro. Questo vuol dire che per ciascun euro di soldi pubblici investiti nella Tav Torino-Lione ne tornano qualcosa come 20 centesimi, mentre il ritorno in istruzione superiore è dell’ordine di tre-quattro euro (i laureati hanno tassi di occupazione maggiori e salari più alti, per cui possono contribuire maggiormente alla fiscalità generale).
In conclusione, aver confuso le due analisi dimostra ancora una volta che chi vuole la Tav ha un atteggiamento di tipo dogmatico. Lo stesso di chi legge report tecnici senza avere le competenze necessarie e pretende che gli diano ragione, quanto in realtà affermano l’esatto contrario. Esiste un’analisi costi-benefici seria favorevole alla Tav Torino-Lione? Che si tiri fuori! Altrimenti si smetta di parlare del nulla. Allo stato attuale non è accettabile sprecare i soldi degli italiani in un’opera inutile e costosa. Se dovesse accadere davvero una crisi di governo perché una forza politica come il Movimento 5 Stelle giustamente non vuole buttare i nostri denari in un buco non necessario, ce ne faremo una ragione, ma l’auspicio è che ovviamente prevalga il buonsenso da parte di tutti.