Il fenomeno sociale definito come “adolescenza prolungata” è stato ampiamente descritto da colleghi psicologi, da sociologi ed economisti. Negli ultimi anni assistiamo a un nuovo fenomeno per cui provo a coniare il termine “adolescenza di ritorno”. Si tratta di persone che avevano già superato, almeno apparentemente, la fase adolescenziale e che fra i 45 e i 55 anni circa riprendono nei comportamenti, atteggiamenti e modalità di pensiero i tipici tratti dell’adolescenza.
Un uomo di 45 anni sposato con due figli comincia ad affermare che “occorre vivere adesso”. Cosa ci sia dietro questa affermazione appare chiaro nei mesi successivi in quanto compera una Harley Davidson, si fa fare un enorme tatuaggio sul petto e comincia a uscire due o tre sere alla settimana tornando verso le tre di notte. La moglie, che non capisce e non approva questi atteggiamenti, viene vissuta come se fosse una madre rompipalle che limita le sue velleità. I figli adolescenti vengono trattati come dei coetanei con cui a volte essere in sintonia per fare un giro in moto o litigare aspramente se chiedono attenzione.
Una signora in fase premenopausa coi figli all’università comincia a frequentare un gruppo di coetanee con cui parlare continuamente di aspetto fisico e trattamenti per ridurre l’invecchiamento. Organizzano viaggi all’estero in luoghi caraibici tre o quattro volte all’anno fra sole donne e tutti i venerdì escono per recarsi in un locale della città vicina. Lo scopo è venire corteggiate e sentirsi ancora giovanili e desiderabili per cui, anche nel vestiario, queste “ragazze”, come si chiamano fra loro, seguono la moda delle figlie.
Nel film L’amore è eterno finché dura un signore attempato e sposato impersonato da Carlo Verdone si reca in un locale dove fanno lo speed date una modalità per conoscere e presentarsi in pochi minuti a nuovi potenziali partner. La vicenda continua con la separazione dalla moglie e l’innamoramento nei confronti della compagna di un amico, mentre l’amico stesso, a sua volta, si invaghisce di un’altra. Si tratta di una serie di vicende adolescenziali in cui i personaggi raccontano a se stessi di essere innamorati ma in realtà risultano attratti solo dalla possibilità di fare finta di essere nuovamente giovani e disponibili sul mercato dell’amore. Il film finisce con una nuova coppia formata ma in cui i due, per poter stare insieme, vivono separati tornando, come si confà all’adolescente, da soli.
Rimaneva chiaro fino a qualche decennio or sono che l’adolescenza sarebbe durata al massimo fino ai 30-35 anni. Ai pubblicitari e al meccanismo consumistico questo però non bastava per cui il passaggio è stato automatico verso la descrizione di cinquantenni o addirittura sessantenni con atteggiamenti tipicamente adolescenziali. Nei film italiani all’ultima moda vediamo, conseguentemente, attori che impersonano degli adulti-adolescenti incapaci di fare delle scelte e di avere dei desideri a lungo raggio. Nell’adolescenza prevale la voglia del momento, quella a breve raggio che dura qualche settimana o mese poi si vedrà. La voglia è tipicamente funzionale al consumismo. La macchina potente del momento, il computer o il tablet innovativo, la vacanza in un nuovo paradiso artificiale o il vestito sono voglie che si possono appagare per poi essere, a breve, consumate e dare spazio a nuove voglie. In questa adolescentizzazione della società indotta dai mezzi di comunicazione di massa sotto la spinta degli interessi economici del nuovo consumismo siamo invischiati tutti.
Scopriamo attorno a noi masse enormi di donne, che dovrebbero essere anagraficamente adulte, e che invece scimmiottano nei vestiti e nei comportamenti le loro figlie. Uomini che nascondono il più possibile il passare degli anni e che si comportano come perfetti imbecilli pensando che questi atteggiamenti siano congeniali a una nuova liberazione dal dover essere adulto e responsabile. L’adolescenza di ritorno non è altro che un tentativo dell’uomo o della donna, che apparentemente avevano raggiungo la stabilità dell’adulto, di riscoprire in sé un giovanilismo e atteggiamenti antichi che parevano sopiti.